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Da "Umanità Nova"
n. 5 del 15 febbraio 2004
Un'impronta ecologica
Un regalo al pianeta: abolire il capitalismo!
L'impronta
ecologica misura la quantità di risorse naturali che un
individuo, una comunità o un paese consuma in un anno. Si
possono così correlare gli stili di vita, i consumi, i rifiuti
di ogni abitante del pianeta con "la quantità di natura"
necessaria a sostenerli. In pratica l'impronta ecologica rappresenta
"il peso" che ogni individuo ha sull'ambiente. Espressa in ettari di
territorio pro capite comprende, ad esempio, le risorse naturali
necessarie per coltivare i campi per produrre frumento, alberi per la
carta e gli arredi, spazio utilizzato per edifici e strade, ma anche le
aree necessarie per smaltire i rifiuti generati, come nel caso degli
ettari di foreste indispensabili per assorbire l'anidride carbonica
prodotta dalle auto.
Come si determina?
Utilizzando dati ufficiali si calcola la quantità di superficie
acquea o terrestre richiesta per produrre le risorse consumate e per
smaltire i rifiuti prodotti utilizzando la tecnologia prevalente.
Queste aree vengono misurate in ettari (ha) e si possono quindi sommare
per ottenere un valore globale riferito alla popolazione dell'intero
pianeta. Il dato finale viene posto in relazione all'offerta della
produttività ambientale.
I dati che vengono considerati sono quelli elaborati da enti
riconosciuti istituzionalmente che, normalmente, non tengono conto di
alcune variabili che influiscono negativamente sulla
produttività a lungo termine, per questo il reale impatto
antropico risulta sottostimato mentre viene sovrastimata la "capacità biologica" disponibile.
La superficie della Terra considerata produttiva è circa un
quarto del totale, comprende 2,3 miliardi di ettari di oceano e 8,5
miliardi di ettari di terre emerse.
È stato elaborato un modello matematico con cui, inserendo
alcuni parametri relativi al proprio stile di vita, si ricava il valore
in ettari di superficie "utilizzati", la propria impronta. Lo stesso
calcolo si può effettuare per un intero paese, l'impronta
ecologica dell'Italia è di 3,8 ha pro capite mentre la
biocapacità dell'Italia è pari a 1,3 ettari. Questo
significa che l'Italia ha un deficit pro capite che è pari a 2,5
ettari. In altre parole gli italiani gravano, per mantenere il loro
stile di vita sulla biocapacità di almeno altre due "Italie"
ciò implica che la popolazione esaminata preleva risorse dai
territori esterni ai suoi confini.
È utile sottolineare che il benessere non corrisponde
necessariamente al valore definito dall'impronta di una popolazione: un
americano, un olandese o un italiano, infatti, hanno raggiunto un
livello di benessere paragonabile, ma determinano valori dell'impronta
diversi.
Tale considerazione dovrebbe far riflettere perché suggerisce la
possibilità di ridurre l'impronta di una popolazione senza
diminuirne il grado di benessere.
È dagli anni ‘70 che l'uso di risorse naturali ha superato la
capacità rigenerativa del pianeta, esprimendo in percentuale
questo concetto, nel 1998 la popolazione terrestre "bruciava" il 135%
delle risorse. In altre parole, l'umanità utilizzava il 35% in
più di quello che la biosfera era in grado di produrre
annualmente, da allora lo squilibrio è andato crescendo.
L'idea che sta alla base di questo ragionamento è quella di
permettere una vita soddisfacente per tutti, compatibilmente alle
risorse naturali, nel presente e nel futuro.
Inoltre, il calcolo dell'impronta ecologica indica in modo evidente che
raggiungere l'equità sociale attraverso una crescita economica
quantitativa è impossibile perché esistono dei limiti
biofisici del pianeta che non si possono superare.
L'iniquità della distribuzione delle risorse alimenta
l'ingiustizia sociale, infatti, la parte della popolazione a più
basso reddito, pur generando una minima "impronta" paga per prima le
conseguenze del sovraconsumo globale, mentre la parte ricca riesce
comunque a garantirsi l'accesso alle condizioni migliori. Da questo
punto di vista può essere illuminate la "spinta" verso la
privatizzazione di beni, come l'acqua, fino ad ora considerati
patrimonio dell'intera umanità.
Nella tabella qui di seguito sono riportati i dati relativi
all'impronta ecologica di alcune nazioni tratti dal Living Planet
Index, documento presentato dal WWF Internazionale nel luglio 2002.
TABELLA - Impronta Ecologica
P = Popolazione (2002) in milioni
I = Impronta pro capite in ettari 1999
B = Disponibilità di biocapacità in ettari
D = Deficit ecologico pro capite (D = B-I)
PRIVATE........P.......I.......B.......D....
USA..........288,3....9,6.....5,8....-3,8...
Australia.....19,7....6,9....14,2.....7,3...
Brasile......174,5....2,2.....6,0.....3,8...
Italia........57,7....3,8.....1,3....-2,5...
Olanda........16,1....5,7.....0,8....-4,9...
Francia.......59,3....5,3.....3,0....-2,3...
Germania......82,2....4,7.....1,8....-2,9...
Cina........1284,2....1,6.....1,1....-0,5...
India.......1053,4....0,8.....0,7....-0,1...
Evitare il deficit ecologico
Oggi il cittadino terrestre medio ha un'impronta ecologica di 2,8 ha
globali, ma esistono solo 2 ha globali per persona (la statistica
appiattisce le differenze ma sottolinea comunque una situazione di
squilibrio) senza considerare che anche altre specie viventi hanno
necessità di accesso alle risorse. Non si può certo
pensare di proseguire su questa strada perché già oggi la
richiesta di "natura" è maggiore di quella che la biosfera
è in grado di rimpiazzare.
L'eliminazione del deficit ecologico dipende da quattro fattori:
Il consumo che riguarda la scelta di come e quando viaggiamo, quanto
è grande la casa in cui viviamo, il tipo di cibo utilizziamo.
La tecnologia utilizzata per la produzione efficiente e pulita di beni e servizi.
La popolazione il cui incremento numerico diminuisce la quantità media disponibile per ciascuno.
La "salute dell'ambiente" legata agli interventi per proteggere le
altre specie ed aiutare l'ecosistema a fronteggiare l'impatto umano.
L'impronta ecologica suggerisce di quanto dover ridurre il deficit
ecologico ma non quali azioni attuare per raggiungere lo scopo. Quali
obiettivi focalizzare e come perseguirli sono scelte che ognuno deve
compiere. La riduzione dell'impronta ecologica individuale è
importante ma assume maggior valore quanto più si estende agli
aspetti sistemici dell'organizzazione sociale. Ancora una volta deve
essere chiaro che per noi la compatibilità con l'ambiente in cui
viviamo non può essere disgiunta dall'incompatibilità con
il sistema economico capitalista che ha come pilastro fondante
l'accumulo di risorse economiche nelle mani di pochi a spese dello
sfruttamento dell'uomo e dell'ambiente, un modello economico, quello
difeso dalla politica degli stati, che ha in sé come elemento
strutturale la generazione del deficit ecologico.
MarTa
Per calcolare la propria impronta ecologica basta rispondere ad un set
di semplici domande sul sito: http://www.myfootprint.org/ dove si
possono trovare ulteriori approfondimenti.
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