Da "Umanità Nova"
n. 5 del 15 febbraio 2004
La creazione del nemico
Milano: case popolari solo per gli indigeni
Quando,
negli anni 70, cercavo casa a Milano, trovavo spesso annunci che
offrivano case, "ma non a meridionali". Nonostante non avessi alcun
accento, una faccia da brianzola ed uno stipendio fisso feci molta
fatica per trovare un tetto e, già allora, non a prezzi molto
bassi.
Oggi la storia non è cambiata…
La settimana scorsa il consiglio regionale ha approvato un
nuovo regolamento per l'Aler (l'istituito che gestisce le case popolari
in Lombardia) per la definizione delle graduatorie per l'assegnazione:
essere residenti in Lombardia da oltre un anno darà diritto a 5
punti, da più di venti anni addirittura 90 punti.
Il messaggio chiaro: le case sono poche le affittiamo solo ai nostri…
Il bello, anzi il brutto, è che questo regolamento, per chi ha
bisogno di una casa, non cambierà poi di molto le cose:
semplicemente a Milano le case popolari non ci sono.
Le graduatorie dell'Aler hanno circa 34 mila iscritti: le case
assegnate ogni anno poche centinaia. I conti si fanno in fretta: forse
è più facile vincere al totocalcio.
A ciò va aggiunto il fatto che Milano è la
città più cara d'Italia per le abitazioni, sia in vendita
sia in affitto.
Un affitto di due locali costa da 800 a 1500 euro al mese, a
seconda della zona… E se vai fuori i città i prezzi scendono di
poco, ma salgono i costi aggiuntivi per il trasporto.
Perché allora parlare di questa nuova norma, che
Formigoni ha definito "un buon provvedimento", se nei fatti poco
cambierà?
Perché siamo preoccupati: provvedimenti di questa
portata servono per smantellare quel patto di solidarietà che le
lotte operaie degli anni '70 avevano sedimentato. Il tessuto sociale
che si è modificato, il lavoro che non c'è più, i
piccoli fascismi e nazionalismi padani anche se non pagano in termini
di voti tendono a cambiare la mentalità. E così fa
breccia la "milanesità" come valore. Le interviste fatte da
Radio popolare, una delle più note radio della città,
confermavano che la maggioranza dei milanesi trova giusto questo
provvedimento, anche se non li riguarda assolutamente perché non
sono iscritti, né mai lo saranno, alle graduatorie.
Il nemico è l'immigrato, "noi" dobbiamo difenderci,
dobbiamo far valere i nostri diritti, gli altri non ne hanno e sono qui
solo per rubarci ciò che abbiamo.
È questa la mentalità che sta sempre di
più prendendo piede. Non è un caso che nello stesso
giorno in cui i giornali riportavano questo nuovo regolamento (e, a
dire il vero, molti lo criticavano), a fianco, in altri articoli, si
riportavano le parole di molti presidenti delle regioni che
denunciavano la mancanza di fondi per l'assistenza sanitaria ed
aggiungevano che con la sanatoria degli immigrati la spesa per
l'assistenza dovrà salire, ma i fondi non ci sono. Insomma se
saremo curati male la colpa è che siamo in tanti e non ci sono
soldi per tutti.
I soldi non ci sono da nessuna parte, ma un nemico sì, che
incanali le paure e fornisca qualcuno da odiare, per non vedere le
reali responsabilità del mondo schifoso in cui stiamo vivendo.
Di fronte a questa situazione l'unica soluzione non è
essere "lombardi" o più o meno "terroni", ma ricominciare,
insieme, a riprenderci ciò che ci serve, prima fra tutti la
casa: perché la casa è un diritto, l'affitto una rapina.
ReA
|