Da "Umanità Nova"
n. 6 del 22 febbraio 2004
Crociata contro le donne
In nome del padre, del figlio e dello stato
Nulla sfuggirà al controllo dello stato.
La legge 1514 sulla procreazione medicalmente assistita è stata definitivamente approvata.
I corpi delle donne sono diventati merce di stato, gli embrioni sono sotto la tutela della legge…
Meno male che non sono ancora riusciti a trovare un sistema
per prendere le impronte digitali dei feti, altrimenti lo avrebbero
fatto, e le avrebbero confrontate con quelle dei padri e dei nonni per
indagare, cercare una conferma alla paternità genetica
così tanto importante per gli uomini e così poco
importante per la natura…
Una legge di vampiri e stupratori. Una legge che cercherà di far
sentire le donne vittime impotenti la cui unica possibilità di
salvezza sarà affidarsi alle mani dei medici.
Una legge che cercherà di imporre alle donne anche
gravidanze non desiderate: già immagino stuoli di carabinieri in
camici bianchi che invaderanno le corsie rincorrendo con provette in
mano le donne che hanno cambiato idea sulla loro scelta iniziale.
Una legge sadica; lungo il suo iter parlamentare si sono aggiunte man
mano norme sempre più repressive. Una legge che nuoce gravemente
alla salute delle donne, occorrerà scriverlo sulle provette di
tutti gli ospedali.
Una legge contro un desiderio che investe una delle parti più profonde della vita umana.
Credo che noi donne, su questo problema, abbiamo troppo
taciuto. Forse pensavamo che il tempo dell'attacco ai diritti
più fondamentali di autodeterminazione sul nostro corpo fosse
passato… Forse credevamo impossibile che altri ci dicessero quando,
come, con chi, con quanti ormoni, con quante torture fare un figlio se
avessimo chiesto aiuto alla medicina.
Ed invece è accaduto, molto peggio di quanto avessimo immaginato.
Sbagliamo però se confiniamo questo problema nell'ambito del solo diritto.
Questa legge mette in discussione il modo di veder la
società, il controllo sulla riproduzione, il ruolo della donna.
E potrebbe essere anche per noi una occasione per rivedere, esplorare,
analizzare i nostri desideri, anche quello di avere un figlio.
La medicina ha preteso di padroneggiare la fecondità,
dimenticando la sapienza e l'esperienza femminile. Ma quanto potere
abbiamo consegnato nelle mani di costoro, affidandogli i nostri
desideri?
L'evoluzione tecnologica della medicina ha dimostrato di avere una
grande attenzione per il corpo femminile, ma nessuna considerazione per
le scelte delle stesse donne.
Analizzare questa legge solo da un punto di vista scientifico
senza entrare nei problemi personali che coinvolge è impossibile.
Due sono le posizioni in campo.
Da una parte quella di chi, non avendo né il cuore
né l'intelligenza per parlare di problemi così profondi,
si è aggrappato ad un discorso religioso, riconoscendo un valore
astratto di "vita" al di là della scelta femminile.
Ma come possono pensare di codificare per legge un rapporto d'amore?
Un figlio è prima di tutto un gesto di amore di una donna, verso se stessa, il mondo, forse il suo compagno…
Senza riconoscere questo tutto il resto diventa merce.
È la donna che accetta dentro di sé il figlio e lo conduce nel mondo… Non c'è legge che tenga.
Anche nella religione un dio dovette inchinarsi di fronte ad una donna, per chiederle un atto d'amore che generasse suo figlio…
Anche la religione… ma i preti lo dimenticano.
Dall'altra l'idea femminile che i principi di autonomia,
responsabilità, utilità, riguardano persone concrete, in
relazione con le altre. E sono queste relazioni interpersonali che
devono tracciare il confine tra il giusto e l'ingiusto.
La maternità è per noi una relazione con il bambino, non un conflitto di interessi.
Ma da uomini che distruggono le risorse del pianeta, che con
la natura che li circonda hanno un rapporto esclusivamente predatorio
non ci si poteva aspettare altro. Anche il corpo della donna è
una preda da utilizzare per il controllo e lo sfruttamento delle
risorse, dell'umanità diventata merce.
Da un sistema sociale che esporta la sua guerra per il dominio
totale ovunque gli sia possibile non ci si poteva aspettare altro che
una guerra contro il corpo della donne, ultimo luogo forse non ancora
del tutto controllato.
Ma una legge che sembra così forte può diventare
una legge di cartone, se solo noi donne vorremo riprenderla in mano. Il
vittimismo non ci appartiene e possiamo lottare con forza per quello in
cui crediamo.
Rosaria Polita
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