archivio/archivio2003/un01/unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 6 del 22 febbraio 2004

Liberi di comprare
Europa: dentro gli stati fuori i lavoratori


Qualcuno disse che dopo aver "fatto l'Italia", bisognava "fare gli italiani": ora che si è "fatta l'Europa", pare si debbano "fare gli europei": e nell'attesa, conviene tenerli fuori (dall'Europa).
Già: perché il primo maggio 2004 (leggasi: I Maggio Festa dei Lavoratori), entreranno a far parte dell'Unione Europea (per gli amici: UE) alcuni paesi "delo Est" come Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia, Estonia, Lettonia e Lituania. E quale è il problema?

Ma la libera circolazione dei lavoratori, che diamine! Infatti, dicono che nella UE i cittadini degli stati membri siano liberi di stabilirsi e lavorare dove meglio credono: "senza stati né frontiere", o qualcosa di simile. Errore! I "vecchi" stati membri della UE (Germania in testa che ha già da metabolizzare i suoi Ossie, che non sono australiani, Aussie, bensì i cittadini della ex DDR alias Germania Est/Ost), hanno deciso di avvalersi di una clausola del trattato istitutivo dell'Unione che consente di limitare da due a sette anni (leggasi da dueasetteanni) l'immigrazione sul proprio suolo patrio di cittadini di altri stati membri.

Morale: il primo maggio 2004, dentro (nell'Unione) gli stati; fuori (dall'Unione) i cittadini lavoratori. Vorremo mica permettere a qualsiasi polacco o lituano di girare per l'Europa indisturbato? Ma chi si crede, un capitale in libera circolazione? Si legga bene il trattato istitutivo dell'Unione (manco fosse una polizza assicurativa le cui clausole sono scritte in caratteri microscopici): un conto è allargare il mercato dei compratori e consentire alle imprese (quelle sì) di stabilirsi dove garba loro, specie dove il costo del lavoro è inferiore (come all'Est); diverso è permettere a quei semibarbari slavi di venir qui a fare la bella vita legalmente, mica come extracomunitari.

Già: perché il risultato della decisione dei "vecchi" paesi della UE è che i cittadini dei paesi "nuovi" continueranno ad essere considerati extracomunitari: la loro permanenza "da noi" resterà legata a filo doppio ad un contratto di lavoro, pena la clandestinità. E si sa, per restare "da noi" si accetta qualsiasi condizione di lavoro e qualsiasi salario (bassissimo, naturalmente).

Addirittura, pare che gli stessi uffici UE preposti al controllo dei flussi migratori (gente che studia tutto il giorno solo quello da anni) abbiano dichiarato che non avverrebbe nessuna biblica invasione di slavi nel caso di apertura totale delle frontiere al primo maggio 2004. Mica ci siamo riempiti di spagnoli, di portoghesi o di greci, quando questi paesi "poveri" son diventati membri della CEE ora UE.

Niente da fare, non si sente ragione: gli slavi fan ben paura… E quindi, fuori dalla porta; ma, naturalmente, ad entrar dalla finestra, come sempre, braccia a poco prezzo. E per chi è rimasto a casa (loro) un'offerta "globale" di prodotti marchiati UE: forza gente, fatevi avanti, compraree! compraree! È il mercato comune. O no?

Jakob Sprenger
















 

 



Contenuti  UNa storia  in edicola  archivio  comunicati  a-links


Redazione fat@inrete.it  Web uenne@ecn.org  Amministrazione  t.antonelli@tin.it