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Da "Umanità Nova"
n. 6 del 22 febbraio 2004
Mucca pazza, polli assassini
La fattoria degli animali negli anni della dittatura del mercato
Il virus dell'influenza aviario è molto simile a quello umano isolato per la prima volta nel 1937.
È un virus a RNA con una elevatissima capacità di mutare
i propri geni dando luogo a sue varianti non immediatamente
riconoscibili dal sistema immunitario e quindi difficilmente
eliminabili. I ceppi virali influenzali vengono denominati utilizzando
l'acronimo HN associato ad un numero. H sta per emoaglutinina e N per
neuroaminidasi: entrambi sono antigeni dell'involucro della particella
virale. I geni H e N sono altamente mutabili ed ogni epidemia è
dovuta ad un ceppo virale con un mosaico antigenico suo specifico ad
esempio il virus dell'influenza aviario passato all'uomo che ha ucciso
12 persone in Vietnam e Tailandia è il tipo H5N1.
Il virus influenzale così come quello dell'immunodeficienza
aquisita (HIV) è dotato di una incredibile plasticità
genetica. La deriva ed il cambio antigenico garantiscono a questo virus
la sua periodica capacità di dar luogo a pandemie (infezioni
planetarie). Il virus influenzale può infettare diverse specie:
uomini, cavalli, uccelli, maiali e perfino foche. All'interno di alcune
specie (in particolar modo nel maiale) il virus dell'influenza umana
può ricombinarsi con virus dell'influenza di altre specie dando
luogo a nuove forme virali patogene per l'uomo.
Il caso più tristemente famoso e più volte ricordato
è la pandemia influenzale del 1918 che uccise più di 20
milioni di persone (molte di più di quelle morte durante la I
guerra mondiale). In questo caso due virus influenzali coinfettarono
dei maiali spagnoli all'interno dei quali scambiandosi sequenze di geni
dettero luogo ad un nuovo virus influenzale estremamente letale.
Oggi sembra che qualcosa di simile stia accadendo nei polli dove una
specie mutante di virus dell'influenza aviaria ha acquisito la
capacità di infettare l'uomo.
La storia di H5N1 non è recente: nel 1997 si ha la sua comparsa
ad Hong Kong dove infetta 18 persone uccidendone 6. Nel 1999 sempre ad
Hong Kong un altro virus aviario H9N2 riesce ad infettare due
lavoratori addetti alla pulizia dell'allevamento di polli. Dopo un
periodo di latenza di 4 anni ricompare di nuovo un virus influenzale
aviario in grado di infettare l'uomo: in Europa.
Nel marzo 2003 in Olanda scoppia una epidemia di influenza negli
allevamenti di polli provocata da H7N7, che deriva da H5N1. In Olanda
l'epidemia finora ha prodotto 89 casi di persone infette ed un morto
(un veterinario coinvolto nella sorveglianza sanitaria degli
allevamenti). In agosto dello stesso anno ad Hong Kong si hanno 2 casi
di pazienti infetti ed un morto.
Il governo olandese procede all'abbattimento dei polli infetti o a
rischio, fino a marzo 2003 20 milioni di animali sono stati macellati.
Tuttavia il WHO (World Health Organization, Organizzazione mondiale
della sanità) ha sollevato pesanti critiche al tentativo di
limitare l'infezione uccidendo gli animali poiché questo
aumenterebbe le possibilità di infezioni da carcasse, sangue,
escrementi etc.
Le preoccupazioni maggiori sono dovute alla possibilità che
queste varianti virali aviarie (H7N7, H5N1) possano ricombinarsi con il
virus dell'influenza umana e dar luogo nel giro di tre mesi ad una
pandemia che coinvolgerebbe milioni di persone con una letalità
calcolata intorno al 30% degli infettati, che porterebbe in breve tempo
ad un numero di morti molto superiore degli 800 finora dovuti alla SARS.
Per prevenire tale evento sono state consigliate le vaccinazioni anti
influenzali a tutti i lavoratori degli allevamenti di galline, tuttavia
il pericolo più grosso e quello che l'incontro tra il virus
aviario e quello umano avvenga nei maiali cosi come successo nelle
epidemie del 1918, 1957 e 1968. In Olanda sono già stati trovati
maiali con anticorpi diretti contro il virus influenzale dei polli,
quindi questi animali sono già stati infettati dal virus aviario.
Fin qui la scienza, ma non possiamo evitare di fare alcune riflessioni:
1) Mentre i mass media presentano la notizia come un problema
relegato nell'estremo oriente e propongono l'esclusione dal mercato,
l'embargo e l'isolamento commerciale, turistico, etc verso Cina,
Vietnam , Corea , Tailandia etc ci sono prove che dimostrano che a
pochi km da noi esistono focolai dell'infezione altrettanto pericolosi:
non sappiamo che tipo di provvedimenti l'UE abbia preso né se si
intende promuovere l'embargo contro le esportazioni olandesi e europee.
2) Così come nel caso della mucca pazza anche per
l'influenza dei polli esiste una concomitanza tra produzione alimentare
su scala industriale finalizzata ad avere il massimo degli utili e
salute pubblica. Ci sono ricerche che hanno dimostrato come gli
allevamenti di pollame si comportino da veri e propri incubatori di
malattie biologiche dovute a batteri e virus. In Belgio nel 1999 in
seguito ad inquinamento da diossina del mangime dei polli vengono
smantellati diversi allevamenti di polli, la carne e le uova ritirate
dal mercato. Confrontando i dati epidemiologici del 1995-1998 sui casi
di infezioni gastroenteriche dovute al Campylobacter jejuni (l'agente
patogeno della diarrea più frequente nel mondo occidentale) con
quelli ottenuti nel 1999-2000 si osservava una riduzione del 40%
dell'incidenza in seguito alla chiusura degli allevamenti ed il ritiro
di uova e pollame dai mercati del Belgio. Inoltre, il fatto che negli
allevamenti si ha una densità di animali enorme per una
superficie limitata (ogni pollo ha a disposizione una superficie pari
ad un foglio A4) fa sì che gli allevamenti siano il posto ideale
per le ricombinazioni tra diversi ceppi virali e la loro diffusione.
3) Non è da escludere che l'influenza dei polli serva
da copertura per guerre commerciali dove gli stati tornano ad
utilizzare il protezionismo come vecchio arnese per proteggere le loro
economie. È di queste ultime ore la notizie dell'embargo dei
polli USA adottato da Giappone e Tailandia dopo la scoperta di alcuni
focolai di infezione in Delaware. Così come la Cina attualmente
ha sospeso l'import di galline, polli, uova e loro derivati di origine
italiana, olandese, belga, statunitense, sud coreana e giapponese.
4) In genere i mass media presentano servizi che si chiudono
immancabilmente con la domanda su quanto tempo ci vorrà per
produrre un vaccino in grado di proteggere gi uomini dall'influenza
aviaria, niente di più fuorviante, quello che oggi viene
indicato dalla comunità scientifica come una valida arma per
prevenire la pandemia è la generazione di un vaccino per salvare
i polli e debellare il virus aviario prima che si ricombini con quello
umano dando luogo alla nuova e temibile variante.
5) La qualità del sistema di produzione alimentare
capitalista presente sul mercato è infima, la produzione
alimentare cosi come è concepita oggi è potenzialmente
pericolosa ed andrebbe completamente eliminata, sostituendola con una
produzione alimentare bioregionale basata su piccole unità di
produzione sostenibili dal territorio o meglio ancora fornendo a
ciascuno la possibilità di autoprodurre e scambiare i prodotti
della natura per soddisfare i nostri bisogni alimentari.
Ennio
OACN-FAI
Referenze:
Jane Perry 2003 Hong Kong under spotlight after flue outbreak. BMJ vol 327:308
Akke Vellinga and Frank Van Loock 2001. The Dioxin Crisis as Experiment
To Determine Poultry-Related Campylobacter Enteritis. Institute of
Public Health-Louis Pasteur, Brussels, Belgium.
Martin Enserink. 2003 Avian flu Outbreak sets off alarm bells. Science vol 300: 718
Siti www consultati:
www1.chinadaily.com.cn
Ennio OACN-FAI
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