|
Da "Umanità Nova"
n. 6 del 22 febbraio 2004
Estendere il contagio
Sacconi: un lazzaretto per gli scioperanti/untori
Uno
degli autori più odiati dagli studenti italiani e che, pure
merita una lettura non preconcetta, Alessandro Manzoni, quando ne "I
promessi sposi" tratta della rivolta milanese per il pane, pone, a
movimento defluito, in bocca ad un oste la considerazione che stanno
arrivando i castigamatti che, dopo essersi defilati all'apice del
movimento, avrebbero provveduto ad individuare dei capri espiatori da
punire al fine di ricordare al buon popolo che il potere dello stato,
magari interrotto per un attimo, mantiene, nel medio periodo, tutta la
sua potenza sanzionatoria.
Quando leggiamo, su "La Repubblica" del 14 febbraio, che
"Nell'Italia degli 'scioperi selvaggi', è tempo che 'scendano in
campo i prefetti'. Tocca a loro individuare i lavoratori che snobbano
le regole e multarli, prelevando i soldi dalla busta paga. A suggerire
il giro di vite è il sottosegretario Maurizio Sacconi, vice del
ministro Maroni al Welfare. Sacconi, che vuole togliere alle aziende il
potere di sanzione, chiede di rompere anche un altro tabù: prima
dello sciopero, propone, identifichiamo quale lavoratore
aderirà, 'questo almeno nei settori più delicati, come
trasporti ospedali e asili nido'." Non possiamo che ricordare la
vecchia buona regola per la quale un movimento che mette sul serio in
discussione l'ordine sociale deve attendersi ritorsioni adeguate alla
paura che ha suscitato nelle classi dominanti.
Non si tratta solo degli scioperi degli autoferrotranvieri, i
dati forniti da Antonio Martone, garante della legge sugli scioperi nei
servizi pubblici essenziali, è interessante.
Sempre su "La repubblica" del 14 febbraio leggiamo che "Sotto
la sua lente è passato un numero crescente di agitazioni, fino a
2839. Le punte più acute nei trasporti locali (621), nelle
ferrovie (340) e nel settore aereo (dove Martone cita i lavoratori di
Alitalia che si sono ammalati a raffica). Le ragioni del malcontento
sono tante e intrecciate. Pesano la crisi economica e la
difficoltà del dipendente ad individuare le controparti cui
rivolgere le proprie richieste. Martone, però, sottolinea anche
la frammentazione delle sigle sindacali che, a suo parere, si mettono
in concorrenza l'una con l'altra in un crescendo di rabbia. In questo
clima, infrangere le regole sugli scioperi è sentita come
l'unica strada per far sentire la propria voce. Le violazioni
deliberate si moltiplicano, allora, e rischiano di contagiare altri
settori chiave del Paese"
Direi che il concetto chiave è evidente "contagiare":
gli scioperanti, novelli untori, sono percepiti come un problema di
salute sociale dal governo. Si tratta di collocarli in un lazzaretto
nel quale non possano fare danno. E il lazzaretto deve essere gestito
centralmente (i prefetti come monatti) visto che le aziende sono
portate a evitare l'incrudimento delle relazioni sindacali ad accordi
fatti. Un discreto esempio del federalismo della destra italica.
Lasciamo ora da parte il riferimento a Don Lisander e veniamo
all'oggi. Quando, nei mesi passati abbiamo posto l'accento sulla
necessità di organizzare la solidarietà per gli
scioperanti lo abbiamo fatto a ragion veduta e nella consapevolezza che
la partita che si apre è duplice:
- la simpatia che ha circondato gli scioperi è un dato
politico importante. Deve, però, diventare un dato organizzativo
e, se lo strumento immediato di organizzazione, sono le casse di
resistenza, è compito dell'opposizione sociale assumere questo
problema come centrale dal punto di vista dell'informazione,
dell'agitazione, della tutela giuridica.
- il contagio che i nostri avversari temono è la
prospettiva per la quale si deve lavorare. Solo l'estensione della
pratica di scioperi decisi dai lavoratori e volti a colpire
effettivamente gli avversari può permettere di vincere confitti
magari parziali e di porre le condizioni per invertire il degrado delle
nostre condizioni di vita e di lavoro.
Oggi, come sempre, la questione della libertà e quella
del salario sono fortemente e materialmente intrecciate. Si tratta solo
di operare di conseguenza.
Cosimo Scarinzi
|
|