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Da "Umanità Nova"
n. 7 del 29 febbraio 2004
La guerra di Piero F.
Parlamento con l'elemetto
Come
ampiamente previsto, il governo italiano ha confermato, sino al 30
giugno, la copertura finanziaria e politica per i diversi contingenti
militari all'estero e, in particolare, per le due missioni più
rilevanti, in Iraq e Afganistan.
In obbedienza alla loro linea interventista, nonché ad
una malcelata vocazione macho-militarista, le destre governative hanno
votato in Senato a favore di tale adesione, tra appelli
all'unità nazionale, rigurgiti di orgoglio patriottardo,
richiami alla fedeltà verso gli Stati Uniti e persino funebri
evocazioni dei caduti di Nassirya, ma anche più sincere
allusioni alla difesa dei "nostri interessi".
Anche i solitamente irrequieti parlamentari leghisti, stavolta
incuranti del patriottismo tricolore che trasudava il governo di cui
fanno parte e dimentichi della contrarietà del loro partito
verso la guerra in Kosovo nel non lontano '99, si sono allineati
disciplinatamente.
Ben diversa la situazione della cosiddetta "opposizione" di
centro-sinistra che ha visto la sofferta astensione della maggioranza
dei parlamentari DS, della Margherita e dello SDI che, di fatto, hanno
formalmente avallato l'indirizzo belligerante del governo, assumendosi
una responsabilità di cui il movimento contro la guerra
dovrà - si spera quanto prima - presentare il conto, dato che i
dirigenti di tali partiti continuano a dichiararsi pacifisti come se
niente fosse.
Ma, se il non essersi pronunciati né contro né a
favore della partecipazione italiana al conflitto in Iraq ha suscitato
per l'ennesima volta sdegno, sconcerto e incomprensione tra gli
inguaribili elettori della sinistra (passati o futuri) che avevano
appeso la bandiera arcobaleno ai balconi, dal nostro punto di vista le
argomentazioni dei dirigenti "riformisti" appaiono forse anche
più gravi.
Innanzitutto, il centro-sinistra avrebbe auspicato una
votazione separata sull'Iraq, in quanto si era dichiarato favorevole a
riconfermare il proprio appoggio alle altre missioni in Afganistan,
Kosovo, etc. dimostrando di non voler comprendere la stretta
connessione strategica esistente tra l'occupazione militare dell'Iraq e
quella dell'Afganistan e dando in anticipo il proprio assenso
all'annunciato invio di un ulteriore contingente di 400 militari
italiani per controllare una provincia afgana.
Inoltre il centro-sinistra continua a nascondersi dietro l'alibi
dell'Onu: emblematica in questo senso la logica della deputata DS
Giovanna Melandri, esponente del correntone di "sinistra". La Melandri
che, si badi bene, è tra coloro che hanno annunciato il proprio
voto contro la decisione del governo, pochi giorni prima aveva
affermato "Io sono per mandare anche più uomini e mezzi, ma solo
con la legittimità dell'Onu e avendo chiaro lo sbocco politico"
(L'Unità, 12 febbraio '04, pag. 5)
Peccato che l'Onu invece, riconoscendo il governatorato Usa sull'Iraq,
abbia di fatto legittimato a posteriori l'aggressione e l'occupazione
militare degli Stati Uniti con i loro alleati. D'altra parte, quando
nel '99 ben 19 Stati (compresa l'Italia, allora governata dal
centro-sinistra), tutti facenti parte dell'Onu, attaccarono la Serbia
unilateralmente e senza alcun mandato da parte del Palazzo di Vetro,
proprio questi determinarono la più grave violazione dei
principi della Carta fondante delle Nazioni Unite.
La stessa Melandri, in un recente dibattito televisivo, per
difendere il governo D'Alema di allora aveva sostenuto che comunque
quell'azione di "polizia internazionale" era stata legittima
-bombardamenti sulle città compresi - in quanto compiuta sotto
l'egida della Nato.
Davvero ben strano l'antinterventismo della Melandri e dei
suoi sinistri compagni: la guerra è brutta ma si può
fare, purché sotto le bandiere dell'Onu, della Nato… e dei
Democratici di Sinistra.
U. F.
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