Da "Umanità Nova"
n. 7 del 29 febbraio 2004
Genova 2001
La resa dei conti?
Il prossimo 2
marzo si aprirà il processo contro 26 persone accusate di reati
che sarebbero stati commessi in occasione delle manifestazioni contro
il G8 del 2001 a Genova. Gli imputati, alcuni dei quali già
hanno già subito il carcere ed altre misure restrittive della
libertà personale, sarebbero colpevoli - tra gli altri - anche
dei reati di saccheggio e devastazione per i quali il Codice Penale
fascista ancora vigente prevede pene pesanti.
Nei giorni scorsi è arrivata anche la decisione del
Comune di Genova di costituirsi parte civile contro i colpevoli dei
danni causati in quei giorni, decisione già presa (ma era
scontato) dai Ministeri dell'Interno, della Difesa e della Giustizia e
dalla presidenza del consiglio. Il fatto ha provocato non pochi
problemi nella Giunta di centro-sinistra che governa la città
con l'appoggio di Rifondazione, a causa del voto favorevole dei due
assessori del Prc e della successiva richiesta di dimissioni arrivata
dai vertici del partito nei loro confronti. Da giorni sui quotidiani,
locali e nazionali, si continua a scrivere di una possibile crisi della
Giunta.
Da parte sua il Sindaco ha sostenuto che quello del Comune
è un "atto dovuto" e che non riguarda i "danni morali", ma solo
quelli "materiali".
Da quei giorni di luglio i fatti di Genova continuano ad essere
minimizzati o esagerati a seconda del momento e della convenienza.
Per esempio, il medesimo Sindaco, qualche settimana dopo i
fatti, affermava: "Per la nostra città, dicevo all'inizio, i
danni di tipo materiale sono parecchio limitati e credo che, se fossero
stati solo quelli, probabilmente anche questa indagine non sarebbe
stata deliberata. I danni che noi abbiamo subito penso siano danni non
solo nostri ma di tutta la collettività nazionale, sono danni
morali, per le violenze che abbiamo visto, per la morte di persone,
(...)"
E, ancora due mesi dopo, questa dichiarazione tesa a minimizzare
l'accaduto veniva mantenuta, se non addirittura rinforzata: "Per fare
un esempio: le trecento auto distrutte sono ventisette.".
Il quadro che veniva dato era insomma quello di danni "materiali" tutto
sommato limitati, ma di grossi danni "morali", esattamente il contrario
di quanto invece sostenuto oggi.
Ma non è certo la maggiore o minore entità reale
dei danni a portare in giudizio poco più di due dozzine di
persone che, se fosse vero quanto affermato da rappresentanti del
Governo e cioè che i devastatori-saccheggiatori erano "una folla
di circa 10.000 violenti", sarebbero solo dei comodi capri espiatori.
D'altra parte un così ridotto numero di "colpevoli"
sembrerebbe confermare le tesi sostenute, all'epoca, dai servizi: "Le
relazioni riservate del SISDE del 19 e 20 luglio hanno dato conto di
due distinte riunioni degli esponenti che si richiamano ai black
blockers (...). I servizi informano che circa 300/500 militanti si
sarebbero concentrati, alle ore 12 in piazza Paolo Da Novi."
Ma non è finita qui, perché quasi
contemporaneamente alla notizia della costituzione di parte civile del
Comune di Genova, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio
per 13 dei 20 indagati dalla magistratura di Cosenza nell'inchiesta sul
"Sud Ribelle". Anche in questo caso le accuse sono pesanti:
"cospirazione politica a mezzo di associazione finalizzata ad attentare
agli organi costituzionali in occasione delle giornate del G8, nel
luglio 2001 a Genova". L'inchiesta, che persegue esclusivamente reati
d'opinione - "A nessuno dei predetti viene contestato il concorso
materiale in episodi di saccheggio e devastazione" - sembra fatta
apposta per colpire quella parte di movimento che non è stato
possibile coinvolgere in altro modo nell'inchiesta genovese.
Così, da una parte si processano i presunti devastatori
"materiali" e dall'altra si vorrebbero giudicare le "idee" che
starebbero dietro agli incidenti, quadrando così il cerchio.
Dopo l'assoluzione dell'assassino di Carlo Giuliani e il
balletto di responsabilità sui massacri operati da polizia e
carabinieri, tutto questo sembra un tentativo di chiudere i conti con
le centinaia di migliaia di persone confluite a Genova per protestare
contro il G8.
Il teorema che spiega gli avvenimenti di quelle giornate e che
accomuna destra e sinistra è sempre lo stesso fin dall'inizio:
del movimento antiglobalizzazione fanno parte due anime delle quali
una, la maggioritaria, è pacifica, conciliante e dialoga con le
istituzioni (anche quando fa finta di disobbedirgli), mentre l'altra -
minoritaria o pericolosamente numerosa a secondo della convenienza -
è invece violenta, antagonista al potere costituito e, nei casi
peggiori, anche sospetta di connivenze terroristiche, come ci
raccontano i periodici Rapporti dei servizi.
Questo rende ancora più urgente richiamare l'attenzione
di tutti sull'importanza delle prossime scadenze di solidarietà
con tutti gli inquisiti che, visto l'aumento generalizzato della
repressione politico-poliziesca (vedi anche la recente ondata di
perquisizioni), rischiano di pagare un prezzo personale molto alto e
che farebbe segnare, in caso di una loro condanna, un punto a favore di
tutti coloro che vorrebbero ridurre al silenzio l'opposizione radicale.
Pepsy
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