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Umanità Nova, numero 8 del 7 marzo 2004, Anno 84

Resistenza e repressione



Si susseguono le azioni e le manifestazioni contro il Muro dell'Apartheid.

Il 23 febbraio, giorno in cui iniziava il dibattimento all'Aja si sono svolte iniziative in numerose località che hanno visto la partecipazione di palestinesi ed israeliani. 

I compagni di "Anarchici contro il muro" hanno tentato di raggiungere la località di Qalqilya dove era prevista una manifestazione unitaria ma il loro autobus è stato più volte fermato dalla polizia che ha infine intimato all'autista di tornare indietro minacciandolo del ritiro della patente.

I compagni non hanno tuttavia desistito e, non potendo manifestare nei territori occupati, hanno attuato un blocco stradale a Kiriya di fronte al Ministero della Difesta sulla via Kaplan. 

La polizia ha arrestato 13 compagni che sono stati rilasciati a mezzogiorno del giorno successivo dopo aver passato una notte in carcere ad Abu Khabir a Yafo.

Il 28 febbraio nella località di Bidou si teneva una delle tante manifestazioni contro il Muro. Questa volta contro contadini palestinesi e attivisti israeliani disarmati l'esercito ha aperto il fuoco, uccidendo tre persone.

Drammatica la testimonianza di Jonathan Polak, il compagno di "Anarchici contro il muro" che venne arrestato durante il campeggio contro il muro dello scorso autunno. In quell'occasione venne gravemente ferito un giovane compagno.

Jonathan si trovava vicino ad uno dei palestinesi colpiti a morte dal fuoco dell'esercito.

"È stato l'inferno. I soldati sparavano senza interruzione: ho visto un manifestante palestinese cadere ucciso sotto i miei occhi". "Un vero orrore. Un altro palestinese è stato colpito alla fronte ed è caduto a terra sanguinante. È morto diversi minuti dopo".

La giornata dall'epilogo tanto tragico era iniziata con un brutale intervento dell'esercito che aveva iniziato a sradicare gli ulivi del villaggio. La gente, specie i giovani, ha reagito tirando pietre: l'esercito ha replicato con gas lacrimogeni e pallottole. 

Il giorno successivo la Corte Suprema israeliana ha deciso di fermare la costruzione del Muro in quella località. La motivazione ufficiale è l'accoglimento di un ricorso, quella reale la determinazione alla resistenza della popolazione del villaggio e degli attivisti contro il Muro.

Fonte: Gush Shalom, liberamente tradotto da Amria

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