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Umanità Nova, numero 8 del 7 marzo 2004, Anno 84

Verso lo sciopero generale del 12 marzo
Le sfide di primavera



Un compagno che è anche un amico ed un collaboratore di questo giornale mi diceva, un po' sconsolato, che una delle ragioni che rende insopportabile, a volte, la vita e la militanza in questo paese è il fatto che nulla sembra in grado di durare più di tre mesi.

Questa considerazione vale per i "dibattiti politici", le mode e, ahinoi, i cicli di lotta.

Gli scioperi di dicembre - gennaio degli autoferrotranvieri hanno modificato, lo abbiamo verificato nelle assemblee dei mesi passati, il comune sentire di strati larghi di lavoratori. Lo slogan "Facciamo come gli autoferrotranvieri!" ha ottenuto un ampio e significativo consenso.

Velocemente all'inverno del nostro scontento sembra aver fatto seguito una nevosa e umidiccia primavera. 

Le forze politiche si vanno disponendo per la prova elettorale e il loro seguito sindacale non le lascia sole nell'eroica tenzone.

Il governo promette di tener ferma la barra su un programma di tagli dei diritti, delle pensioni, del welfare ma rallenta lo scontro in attesa di un momento più propizio, d'altronde giugno è vicino.

Nella Confindustria, che qualcosa più del governo continua a contare nonostante il declino industriale dell'Italia, la ruspante leadership di D'Amato tramonta a favore del sempreverde Luca Cordero di Montezemolo. Un uomo Fiat torna a garantire antichi e consolidati equilibri. 

Costruire in una situazione del genere uno sciopero generale per i diritti, il salario, la difesa del welfare è una scelta, per usare un eufemismo, audace. 

Nello stesso mondo del sindacalismo di base non si è trovato un accordo sull'opportunità di  farlo e lo sciopero generale del 12 marzo vedrà in campo solo la CUB e l'USI.

Le ragioni per scioperare, le ragioni per scioperare contro il padronato ed il governo, le ragioni per scioperare senza e contro i sindacati di stato vi sono tutte.

Si tratta di comprendere attraverso quali meccanismi, e questo significa lavorare perché ciò avvenga, queste ragioni possano essere fatte proprie da settori larghi di lavoratori. 

Essenzialmente lo sciopero del 12 marzo raccoglierà gruppi di lavoratori a macchia di leopardo la dove più forte è l'insediamento del sindacalismo alternativo e potrà coinvolgere aziende dove la tensione è maturata negli ultimi mesi. Non ritengo probabile possa spaccare l'area sociale che fa riferimento a CGIL-CISL-UIL anche se vi sono segni di radicalizzazione di gruppi di iscritti e militanti di questi sindacati. 

Servirà, di conseguenza, ad allargare la discussione su di una piattaforma che non ha affatto caratteri "rivoluzionari" ma che ha almeno, e non è poco, il pregio di rivendicare forti incrementi retributivi, il diritto alla pensione, la difesa dei servizi sociali. 

Una piattaforma che è seccamente diversa rispetto alle alchimie ed agli scambi che caratterizzano il rapporto fra CGIL-CISL-UIL, padronato e governo. 

Si tratta, quindi, di un passaggio, difficile e complesso, in un percorso tutta da definire sia per quel che riguarda le forme di lotta capaci di colpire effettivamente il padronato che per quanto riguarda la capacità di conquistare alla lotta settori maggioritari di lavoratori. 

Un passaggio che, di conseguenza, va accompagnato e sostenuto nella consapevolezza, per tornare alla volatilità delle vicende nazionali, che, se gli scioperi selvaggi di dicembre gennaio sono stati un sintomo dell'emergere della questione sociale, il dispiegarsi pieno delle contraddizioni accumulatesi in questi anni si è tutt'altro che realizzato e potremmo assistere a rapide ed importanti accelerazioni del conflitto fra le classi.

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