testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 8 del 7 marzo 2004, Anno 84

Ascoltando per caso la radio...
Sesso, droga e bugie



Venerdì sera, ascolto per caso alla radio una trasmissione di medicina. Aguzzo le orecchie, più per istinto che per reale fiducia di sentire qualcosa di stimolante, e sento la cronista che parla di scoperta di recettori per la marijuana e l'hashish nel pene. Colpito dall'insieme insolito di argomenti (il sesso, la droga) trattati sulla radio di stato (Rai 1), presto attenzione. Viene intervistato un illustre partecipante a un congresso di andrologia, il quale riferisce che hanno scoperto questi recettori nel pene per i derivati della cannabis, sia nel bambino, sia nell'adulto. Testuale, quasi, e direi non molto chiaro. Che cosa vuole dire "recettori", tra l'altro, non verrà mai spiegato nel corso dell'intervista. Si dà per scontato che tutti lo sappiano, evidentemente, modello "ma come, non sai cos'è un recettore"?). Già qui mi pongo due domande (che giro ai lettori): 1) le donne non sono contemplate dalla scoperta. Questo perché si trattava di un congresso di andrologia, o perché le donne proprio non rientrano negli argomenti di ricerca? Risvolti interessanti, penso tra me e me, anche perché il ricercatore non ha ancora detto quali sono gli effetti, ma, se fossero negativi, vuole dire che le donne ne sono esenti, dunque… 2) perché questa specificazione in merito ai bambini? Insomma il mio interesse si accresce, se non altro per la disinvoltura con cui l'argomento viene trattato, decisamente insolita. Il ricercatore, non senza un certo criticismo, riferisce che questa scoperta è molto importante, in quanto hanno visto che questi recettori sono nelle strutture che inducono la vasodilatazione che è alla base dell'erezione (ma perché tutta questa reticenza?, mi domando io)… nel senso che la stimolano (oh, finalmente l'ha detto!). Mi scattano tutta una serie di riflessioni, di quelle che si fanno in pochi decimi di secondo, sul fatto che la reticenza sarà forse dovuta al fatto che c'è resistenza a dire certe cose, in fondo a parlare in modo se non positivo comunque sicuramente non negativo delle cosiddette "droghe leggere", ma che alla fine l'ha detto, che in fondo sono stati onesti, e che io sono un maligno prevenuto, e così via. Buonanotte, ho fatto i conti senza l'oste. La solerte cronista interrompe l'intervistato per domandare se questo riguarda oltre "gli oppioidi, quindi ripetiamo hashish, cannabis e così via, anche altre sostanze?". Ma gli oppioidi sono i derivati della morfina, che non c'entra un bel nulla con la cannabis. Questa confusione tra le cosiddette "droghe leggere" e quelle "pesanti" sarà dovuta all'ignoranza della conduttrice (intuibile peraltro anche dalle storpiature di pronuncia di quei termini esotici)? Oppure sarà un tributo non casuale dovuto al fatto che in qualche modo si correrebbe il rischio di parlare in modo positivo delle sostanze-tabù in questione? Ma veniamo alla risposta dello scienziato: "per il momento solo i tetracannabinoidi". Commento mio: perché non smentisce questa evidente inesattezza? è troppo preoccupato della parte che sta sostenendo, non gli par vero di essere finalmente protagonista, oppure sta sostenendo la cronista nel suo disinformare? e ancora, quando è che impareremo a essere chiari nelle parole, a non cercare di far valere la propria erudizione a scapito della chiarezza? Che ne sa un comune mortale di che cosa siano i "tetracannabinoidi"? Ahimé! Ma proseguiamo nella risposta dell'intervistato: in qualsiasi sistema organico, se eccediamo con la stimolazione dei recettori, questi ultimi non funzionano più, quindi si suppone che l'assunzione di cannabinoidi (e insisti!) costituisca comunque un eccesso rispetto alla fisiologica produzione, e dunque che ne derivi un danno al meccanismo dell'erezione. Oh, finalmente sono riusciti ancora una volta a parlare male della cannabis. Quasi quasi mi sento meglio, come dire, tutto è tornato nella coerenza di sempre, e non è possibile che una radio di stato ne parli bene, addirittura sfoggiando tutta quella disinvoltura nominando il pene, alle 18,30 di un venerdì sera! Ma c'è da aggiungere qualcosa di ben più pesante. L'ultima affermazione è falsa e tendenziosa. Prima di tutto, i recettori sono una specie di serratura molecolare, e le sostanze a cui sono sensibili sono una specie di chiave che va bene per quella serratura. Infilando la chiave si stimola da parte della cellula una certa attività metabolica. I recettori si trovano sulla parete delle cellule, e sono variabili nel numero, a seconda delle necessità. In qualsiasi sistema organico, la stimolazione artificiale dei recettori comporta un aumento della loro attività, addirittura inducendo, a fronte di un aumento importante della quantità di sostanza stimolante, un aumento della quantità dei recettori stessi per quella sostanza, come dire, per potere accoglierla tutta. Certo, a fronte di una quantità enorme di stimolo, a un certo punto i recettori non funzionano più, ma solo nel senso che non sono in grado di aumentare ulteriormente l'attività cellulare, dato che, al contrario di dio, siamo esseri con possibilità limitate… e su questo principio tra l'altro, si basa il funzionamento di molti farmaci, nonché rilevante parte della ricerca farmacologica (con buoni profitti, dal momento che, per esempio, gli ansiolitici, di cui si vendono circa 60 milioni di confezioni all'anno solo in Italia, funzionano proprio stimolando maggiormente determinati recettori). Grave, molto grave, fare confusione attraverso i media, e ancora più grave il farlo su un argomento così delicato. Raccontare balle sulle sostanze, questo sì ne favorisce un uso inconsapevole, e dunque, casomai, pericoloso. Ma, ascoltando la trasmissione, e percependo anche, in parte, male annegato nel sussiego del protagonismo, l'imbarazzo del ricercatore, il quale è comunque stato di fatto inconsapevolmente indottrinato anche di illuminismo di quinta mano, nell'uso delle parole ("supponiamo", di quando in qua la scienza basa delle affermazioni su supposizioni non dimostrate? credevo che questo fosse retaggio solo delle tanto criticate medicine complementari…), si coglie quello che secondo me è ormai un diffuso progetto di generare ignoranza, con il solito scopo di soggiogare meglio le persone. Ecco dunque che i luoghi comuni e l'inconsapevolezza si diffondono attraverso i media in maniera sempre più dilagante. E questo è ancora più grave. Ma non è niente di nuovo. Credo più che mai che sia nostro preciso dovere puntualizzare fino in fondo, cercare in tutti i modi di contrapporre la chiarezza e la libertà di pensiero a questo lurido progetto statuale. 

Paolino

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