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Umanità Nova, numero 8 del 7 marzo 2004, Anno 84

Inondazioni e guerre
Uno studio del Pentagono: catastrofe climatica



Da un articolo comparso sull'Observer del 22 febbraio scorso, si viene a sapere di un rapporto del Pentagono, tenuto fino ad ora segreto, in cui si considera possibile una catastrofe climatica che colpirebbe il pianeta nei prossimi 20 anni. Secondo questo documento, un brusco cambiamento climatico provocherebbe l'allagamento di diverse città europee a causa dell'innalzamento del livello dei mari, la Gran Bretagna sarebbe sconvolta da un clima siberiano, siccità, carestie, mancanza d'acqua potabile e diminuzione delle riserve energetiche completerebbero il panorama mondiale.

Il Pentagono si è occupato di questo problema su richiesta di Andrew Marshall, consigliere della Difesa da 30 anni, qualcosa di più di un influente funzionario, che alla fine si è trovato sulla scrivania la relazione che individua nel catastrofico cambiamento climatico un pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Secondo il rapporto, alcuni paesi utilizzeranno la minaccia nucleare per difendere le proprie risorse alimentari ed energetiche, l'instabilità globale determinerà l'incremento dei conflitti, lo stato di guerra costituirà lo standard della condizione umana. È naturale ritenere che questo tema cancellerà rapidamente la minaccia del terrorismo internazionale; se la fonte non fosse quella del Pentagono si potrebbe pensare a qualche "sparata" dell'ambientalismo catastrofista.

Certamente per Bush, il presidente di guerra, che ha fatto della difesa nazionale elemento prioritario della sua gestione politica, negando nel contempo l'esistenza stessa del cambiamento climatico, l'ufficialità di questo rapporto non sarebbe certo un contributo positivo alla sua campagna elettorale.

Nelle ultime settimane, il Presidente è stato sottoposto al fuoco incrociato di diversi scienziati che lo hanno accusato di aver "sposato" le ipotesi scientifiche più funzionali alla propria agenda politica censurando gli studi ambientali che non gli piacevano. George "double U" ha cercato, così, di giustificarsi davanti all'opinione pubblica, per non aver sottoscritto il trattato di Kyoto (l'insabbiamento del rapporto per oltre quattro mesi costituisce un'ulteriore prova del tentativo della Casa Bianca di negare il problema del cambiamento climatico).

Sono due i gruppi a cui solitamente l'Amministrazione Bush da ascolto: la lobby del petrolio ed il Pentagono. Il fatto straordinario è che mentre il presidente definisce una "bufala" la minaccia del riscaldamento globale, il Pentagono si prepara alla gestione delle guerre che dallo stesso verrebbero causate. Secondo gli autori della relazione però, in seguito ad un repentino cambiamento del clima, si potrebbe innescare una situazione di caos globale in cui la minaccia alla sicurezza nazionale sarebbe unica nel suo genere, questa volta non ci sarebbe il nemico contro cui puntare le armi, anzi potrebbe essere già troppo tardi anche per cercare di evitare il disastro. Nessuno è in grado di identificare a quale punto del processo si è giunti e l'unica decisione utile sarebbe quella di tagliare i consumi di combustibili fossili.

Ma nelle preoccupazioni del Pentagono non c'è certo l'intenzione di combattere le cause che generano gli sconvolgimenti climatici, altrimenti i cannoni sarebbero puntati contro il sistema economico che ha generato sia l'ineguale ed ingiustificabile distribuzione delle risorse, sia il contemporaneo deterioramento dell'ambiente.

È molto più probabile che la prepotenza militare si rivolga ancora una volta contro i diseredati, contro chi, spinto dalla disperazione cercherà di raggiungere "la salvezza" sulle sponde del mondo ricco, contro chi rivendicherà il proprio diritto ad un'esistenza dignitosa.
Alcuni scienziati credono di poter ancora influenzare la sensibilità ambientale di Bush, soprattutto con l'avvicinarsi della competizione elettorale, altri sostengono che John Kerry, candidato di punta dello schieramento democratico, che è già intervenuto sul tema del riscaldamento globale, si prepari ad utilizzare il documento nel corso della propaganda elettorale.

Da parte nostra, consapevoli che il futuro dell'umanità non possa essere lasciato nelle mani del presidente di turno o della coalizione dell'ultima tornata elettorale, siamo convinti della necessità di riappropriarci dei nostri destini senza delegare a chicchessia le scelte che ci riguardano. 

MarTa

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