Umanità Nova, numero 9 del 14 marzo 2004, Anno 84
Ancora una volta le organizzazioni più combattive e indipendenti del sindacalismo autogestionario e di base in Italia, CUB e USI-AIT, promuovono uno sciopero generale autorganizzato, per venerdì 12 marzo, su obiettivi di lotta quantomeno fondanti e significativi.
Vediamone alcuni. Intanto il reddito. Da tempo i salari e le pensioni non tengono dietro al costo della vita reale, in particolare negli ultimi dieci anni, dopo gli sciagurati accordi di luglio '92 e '93 sottoscritti dalla triade di regime CGIL-CISL-UIL, la tendenza è stata costante. Lo è rimasta con il governo di centrosinistra e la politica di concertazione a "senso unico" (cioè contrario a quello dei diritti dei lavoratori, sempre con la complicità dei Confederali), e si è ulteriormente aggravata sia con il verticale e costante rialzo di ogni genere di prezzi, sia con l'euro.
Questo indipendentemente da quanto possano dirne Sua Maestà il Cavaliere e il suo sfidante Mortadella. A dare ulteriori colpi, con buona soddisfazione del primo, le politiche sempre più disgraziate dell'attuale governo in fatto di privatizzazioni, "riforme", tagli (all'istruzione, agli enti locali, a tutto…) guerra e perdurante recessione.
Nel frattempo, autorevoli esponenti della classe imprenditoriale che fino a pochi mesi fa erano in perfetta forma e abbronzati sulle spiagge di Barbados e Cayman, ora lamentano sempre più difficoltà, quando non malesseri fisici, soprattutto se servono a chiedere gli arresti domiciliari…
Non che ai sottoposti vada meglio, visto che di fatto con lo stipendio non si arriva più alla fine del mese, non si paga l'affitto e un livello di vita dignitoso è consentito a sempre meno persone che vivono di un lavoro dipendente. Il precariato di cui sopra, oltre ad aggravare la situazione "finanziaria", svolge un altro suo compito storico: rendere più difficile la creazione di legami di unione e solidarietà dal basso fra sfruttati, che tanto hanno sempre spaventato i padroni.
Un altro importante passaggio di questa vertenza infatti è la sconfitta del precariato, del lavoro interinale e delle politiche di smantellamento di posti di lavoro (fabbriche, trasporto aereo, ecc.), perché se la rivendicazione di condizioni di vita, di lavoro e di abitazione per tutti, giovani, lavoratori e pensionati è un punto cardine di tutte le lotte sociali, il motore della lotta è l'aggregazione.
E l'aggregazione dei lavoratori e delle lavoratrici si fa con il sindacato e con l'azione diretta. L'azione diretta, questa sconosciuta, è per l'appunto il contrario delle attuali leggi antisciopero e miriadi di regolamenti e normative che favorendo i Confederali tentano di ostacolare l'autorganizzazione.
Azione diretta è rendersi consapevoli della propria condizione e prendersi in mano in prima persona il proprio futuro. Mentre secondo governo, padroni e CGIL-CISL-UIL prima di fare sciopero bisogna chiedere il permesso, e magari scusarsi per il disturbo, le recenti lotte degli autoferrotranvieri hanno ribadito con forza che il diritto di sciopero si difende scioperando, e lo sciopero si vince facendolo. Si vince perché quando c'è la solidarietà, quando i lavoratori sono compatti e non seguono i burocrati, è molto difficile sconfiggere la lotta con le minacce o la repressione antisindacale.
Forse lo faranno in futuro con l'astuzia, ma intanto questo precedente deve essere ben chiaro a tutte le categorie, ed è in questo spirito che lo sciopero del 12 marzo intende rilanciare fortemente la questione sociale in questo paese. A partire sì dalle recenti lotte sindacali (oltre ai tranvieri si potrebbero citare altri settori "caldi", dall'intero comparto trasporti alla scuola alle acciaierie), ma tenendo presente tutta la recente fase di mobilitazioni che hanno visto tanto di buono e di nuovo. Dall'esempio di Scanzano Jonico, che ha dimostrato come i cittadini possano ancora vincere sulla difesa del territorio, al movimento contro la guerra che ha saputo mobilitare forze notevoli, e che è un po' troppo presto per definire vecchio. Non lo sarà fino a quando non sarà cessata la guerra infinita che vede ancora le armi italiane in mezzo pronte a massacrare popoli in nome della "pace" su ordine del padrone a stelle e strisce.
Difatti, uno dei punti caratterizzanti di questo sciopero, fin dal telegramma di convocazione, è il "ribadire il no a ogni guerra". Come aveva caratterizzato anche gli scioperi precedenti, così la rivendicazione antimilitarista del sindacalismo di base, anche in vista della manifestazione del 20 marzo, è fondamentale, come lo è la consapevolezza, di fronte alla miseria e ai tagli, dei soldi e delle vite che si sprecano per il falso patriottismo e per interessi che non sono certo dei lavoratori, ma semmai dei loro avversari.
Interessi di cui anche il centrosinistra, col recente voto parlamentare, ha dato l'ennesima prova, se qualcuno ne avesse ancora bisogno, di essere fautore e complice.
È solo con l'azione diretta, allora, che si possono liberare energie verso la difesa e la conquista dei diritti, ma anche verso la costruzione di un mondo nuovo.
Perché gli anarchici e le anarchiche sono sempre fra i lavoratori e a fianco di chi lotta, ma il nostro cammino non si fermerà alla conquista dei minimi contrattuali, andrà avanti fino al conseguimento di una società libera dallo sfruttamento, dagli eserciti, dalla miseria e dalla devastazione ambientale, dai padroni della comunicazione e dai loro tirapiedi, una società senza frontiere e senza patrie che sappia accogliere e non rinchiudere chi emigra alla ricerca di pane e lavoro, lottando anzi assieme a loro per conseguire questi risultati. Lottando dal basso, nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle strade e nelle scuole, con gli sfruttati di tutto il pianeta, al di fuori di compatibilità e senza burocrazie politiche o sindacali di alcun genere.
Noi non smobilitiamo.
F.F.