Umanità Nova, numero 9 del 14 marzo 2004, Anno 84
Secondo le teorie geopolitiche tornate in auge dopo la caduta dell'Unione sovietica, chi domina "il cuore della terra, domina il mondo" e il "cuore delle terra" è costituito dall'heartland, dal quale passano le risorse. L'heartland, oggi, è una vasta area che va dal Golfo Persico alla Siberia, passando per le ex repubbliche sovietiche, nel cui sottosuolo sono contenuti oltre i due terzi delle riserve di idrocarburi del globo. Questo è lo spazio geografico e politico della partita che si gioca tra Stati Uniti, Russia, Cina ed Europa: uno scenario che sarebbe incompleto senza considerare le saldature storiche, geografiche ed economiche ai Balcani e al Mediterraneo, crocevia e punti di passaggio essenziali. In questa ottica il Caucaso è considerato la cerniera fra l'Europa e l'Asia. Dentro e attorno a questa regione si sta dunque svolgendo una durissima lotta fra russi, americani, europei e cinesi che si contendono il suo controllo sulla pelle delle sciagurate popolazioni locali. Il Caucaso si affaccia sul Mar Caspio, recentemente definito uno dei principali serbatoi di petrolio e gas sul quale si sono addensate le attenzioni delle major petrolifere, ENI compresa, in alleanza con i rispettivi Stati. Così il Caucaso è divenuto importante perché attraversato da oleodotti e gasdotti che portano petrolio e gas nel Mar Nero o nel Mediterraneo, attraversando la Russia o, come vorrebbero gli anglo-americani, escludendola. All'interno di questo scontro, a Mosca non vengono contemplate soluzioni che possano diminuire il controllo sul Caucaso settentrionale, Cecenia e Inguscezia, per il semplice motivo che queste repubbliche sono attraversate da gasdotti e oleodotti che portano petrolio e gas al porto russo di Novissirisk. Dietro i sorrisi di facciata ai summit e le alleanze "antiterrorismo globale" più o meno di comodo, la strategia russa e quella americana nella regione sono alternative: o vince l'una o vince l'altra. Putin lo sa bene e manovra sullo scacchiere caucasico per evitare di rimanerne escluso a favore degli americani.
D'altronde le vicende politiche di Vladimir Putin sono strettamente legate a quelle del conflitto caucasico. Nel 1999 questo allora illustre sconosciuto utilizzò la ripresa della guerra per farsi eleggere presidente della Repubblica. Erano tempi duri per la classe dominante russa e per i suoi sponsor occidentali, americani in testa. Boris Eltsin non era più presentabile, con i suoi scandali svizzeri e la sua corte di servi indecenti. E così fu deciso, prima di tutto a Washington, che doveva andarsene. Ma non c'era un successore "di grido". Inventarono Vladimir Putin, il "Signor Nessuno". E per fare trionfare in un'elezione un Signor Nessuno cosa c'è di meglio di una piccola guerra vittoriosa di una grande potenza frustrata contro un piccolo popolo guidato da una banda di ambiziosi nazionalisti islamici? Così cominciò la seconda guerra cecena: con un attacco molto strano, fatto dal territorio ceceno contro il vicino Daghestan e guidato da un certo, allora poco noto, Shamil Basaev. Attacco sventato, controffensiva russa, e poi conquista graduale del territorio dell'ex repubblica russa di Cecenia fino a Grozny. Basaev, dopo aver fatto ciò che gli era stato comandato, sparì per mesi. Ma qualcuno ricordò che Basaev era stato un agente dei servizi segreti militari russi nel corso di un'altra guerra caucasica, quella di Abkhazia, territorio secessionista dalla Georgia. E allora molte cose diventarono più chiare e molti ipotizzarono che la guerra fosse stata preparata a tavolino, a Mosca. Come molti ipotizzarono che dietro le bombe che provocarono nel giro di pochi giorni oltre 300 morti a Mosca ci fossero i servizi segreti russi. Quando cominciò la seconda guerra cecena, era il 24 settembre 1999, il generale Michaylov dichiarò che "Mosca prenderà la Cecenia in un mese in modo che gli europei non se accorgano nemmeno", ma la guerra si dimostrò tutt'altro che rapida… Promettendo di vincere in modo sbrigativo la guerra, il "Signor nessuno", che il 31 dicembre 1999 aveva sostituito il dimissionario Eltsin, diventò nel marzo 2000 presidente con una maggioranza straripante. Ma la guerra dura ancora…
A. Ruberti