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Umanità Nova, numero 9 del 14 marzo 2004, Anno 84

Cinque anni di massacri
La seconda guerra cecena



La Cecenia è una piccola regione del Caucaso, abitata da meno di 800mila persone. In passato era produttrice di petrolio ma da tempo i suoi campi sono esauriti. L'accanimento con il quale lo Stato russo reprime le istanze indipendentiste cecene si spiega con il timore che la febbre indipendentista contagi altri territori a maggioranza musulmana ma soprattutto dall'importanza strategica dell'oleodotto che attraversa questo territorio portando parte del petrolio estratto nel Caspio al terminale russo di Novorossijsk, sul Mar Nero. Anche se i russi hanno realizzato recentemente un'altra pipeline che porta il petrolio e il gas dal Kazakhistan a Novorossijsk, la conduttura che attraversa la Cecenia è oggi l'unica che permette al petrolio azero di arrivare al Mar Nero. Proprio per togliere ai russi il controllo del greggio caspico gli americani hanno progettato una nuova "pipeline" che dovrebbe portare il petrolio e il gas azero e kazako a Cheyan, località turca sul Mediterraneo.
Sulla pelle delle popolazioni caucasiche - l'intera regione è infatti sconvolta da conflitti - si sta quindi svolgendo un durissimo scontro fra angloamericani e russi. (A.R.)


1999
7 agosto: l'esercito russo interviene per respingere un gruppo di ribelli ceceni, guidati da Basaiev, ex agente russo in Georgia, e Kattab, islamista radicale notoriamente legato all'Arabia Saudita, che avevano occupato tre villaggi della repubblica russa del Daghestan.
9 agosto: il presidente Eltsin scarica il primo ministro Stepachin e lo sostituisce con lo sconosciuto Vladimir Putin, ex dirigente del FSB (ex-KGB).
11 agosto: il presidente della repubblica cecena Maskhadov smentisce di essere il mandante dell'azione in Daghestan.
31 agosto -13 settembre: una serie di attentati, attribuiti a estremisti ceceni, insanguinano Mosca: circa 300 morti. Inizia la "caccia al caucasico" nelle strade della capitale russa.
5 settembre: primo bombardamento russo di Grozny.
24 settembre: i primi reparti russi penetrano in Cecenia.
1 ottobre: Putin dichiara che Mosca non riconosce il governo del presidente ceceno Maskhadov.
12 novembre: i russi conquistano la seconda città cecena, Guderme, e rifiutano ogni mediazione dell'Unione europea.
18 dicembre: violenti combattimenti sconvolgono Grozny. Nonostante gli sforzi l'esercito russo trova enormi difficoltà.
31 dicembre: Eltsin da le dimissioni, Putin viene nominato presidente della repubblica ad interim.

2000
2 febbraio: l'esercito russo riesce a conquistare Grozny. Putin dichiara la fine delle ostilità in Cecenia dove ci sono circa 100mila soldati russi.
21 aprile: Putin si dichiara disponibile a iniziare colloqui di pace con il governo Maskhadov, purché esso deponga le armi.
14 giugno: il muftì Akhmad Kadyrov è nominato dai russi capo dell'esecutivo provvisorio ceceno.
Luglio: mentre la guerriglia continua a colpire i soldati russi con uno stillicidio di attacchi, alcune azioni suicide provocano la morte di almeno 50 soldati russi.

2001
22 gennaio: Putin annuncia il ritiro di gran parte degli 80mila soldati russi in Cecenia. Le operazioni antiguerriglia vengono affidate alla polizia politica. In realtà il ritiro non inizierà mai.
24 febbraio: vengono scoperte le prime fosse comuni di prigionieri ceceni.
18 aprile: il governo pro-russo si installa a Grozny.
5 maggio: viene ufficialmente sospeso il piano di ritiro dei soldati russi.
2 giugno: Masckhadov rifiuta di sottoscrivere un rapporto dell'Human Rights Watch che denuncia le atrocità commesse dai separatisti.
9 luglio: Kadyrov ammette i crimini in grande scala commessi dai soldati russi contro civili ceceni.
17 settembre: i separatisti riconquistano per 24 ore la seconda città cecena, Guderme.
24 settembre: Putin intima ai separatisti ceceni di deporre le armi nell'ambito della lotta al terrorismo internazionale.

2002
10 gennaio: lo Stato maggiore russo annuncia di aver vinto la guerra.
28 gennaio: i ribelli abbattono un elicottero militare russo: 14 morti, fra cui due generali.
18 aprile: i ribelli attaccano un convoglio russo: 21 ufficiali uccisi.
26 aprile: la televisione russa mostra il corpo senza vita del capo guerrigliero Kattab.
20 agosto: un elicottero russo con 132 soldati a bordo viene abbattuto: 80 morti.
23-26 ottobre: un gruppo di ribelli ceceni attacca un teatro a Mosca. L'azione si conclude con l'intervento delle forze speciali russe: vengono uccisi i 41 ceceni e 160 civili russi.
27 dicembre: sanguinoso attacco suicida alla sede del governo pro-russo: 80 morti e 152 feriti.

2003
3 marzo: il generale russo Kvachnin annuncia che una parte del contingente militare comincerà a lasciare la Cecenia grazie alla situazione ormai normalizzata.
23 marzo: in assenza di osservatori internazionali si svolge il referendum sulla nuova costituzione.
11 aprile: "Le Monde" pubblica un rapporto segreto del governo pro-russo che denuncia fra l'altro una media di 100 esecuzioni al mese di civili, il ritrovamento di almeno 3mila cadaveri nelle fosse comuni, rapimenti e torture.
Maggio/agosto: si succedono gli attentati suicidi contro obiettivi militari russi e della polizia locale: almeno 133 morti.
5 ottobre: elezioni presidenziali in Cecenia: unico candidato Kadyrov. Le elezioni-farsa hanno l'effetto di giustificare le azioni dei famigerati OMON, le milizie paramilitari dirette dal figlio del presidente, Razman, la cui attività si espande rapidamente in tutto il territorio.

2004
22-28 gennaio: si intensificano gli scontri in tutta la Cecenia e nel vicino Daghestan: 28 morti fra russi e governativi, 14 fra i guerriglieri. Vengono ritrovati i corpi di civili morti dopo torture, proseguono le violenze sulle donne.
1-7 febbraio: scontri senza fine, 41 morti fra soldati russi e poliziotti ceceni e 19 morti fra i guerriglieri.
14 febbraio: a Doha, capitale del Qatar, dove viveva in esilio, viene ucciso dallo scoppio di una bomba sulla sua auto l'ex-presidente della repubblica cecena, Zelimkhan Yandarbivev. Gli indipendentisti accusano il FSB russo.


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