Umanità Nova, numero 9 del 14 marzo 2004, Anno 84
Tobia Imperato, Le scarpe dei suicidi. Baleno Sole Silvano e gli altri, Torino, Autoproduzioni Fenix, 2003, pp. 308, euro 10.
Il 5 marzo 1998 sono arrestati a Torino Eduardo Massari (Baleno), Maria
Soledad Rosas (Sole) e Silvano Pellissero con l'accusa di aver compiuto
alcuni attentati contro i cantieri del Treno ad Alta Velocità
(TAV) in val di Susa. I tre anarchici si dichiarano estranei alle
accuse mentre si scatena una "caccia al mostro" contro gli squatter.
Il 28 marzo Baleno muore impiccato nel carcere delle Vallette e l'11 luglio muore, nello stesso modo, Sole. Silvano verrà liberato solo nel marzo 2002, dopo quattro anni di detenzione: la Corte di Cassazione ha finalmente riconosciuto l'inconsistenza delle prove relative all'associazione eversiva.
Nel frattempo, in Val di Susa prosegue la realizzazione del TAV,
malgrado le proteste degli abitanti della valle per le devastazioni
ambientali causate dai cantieri.
Ai primi di aprile del 1998, a sentire i giornali e gli altri mezzi di
informazione, sembrava che Torino avrebbe potuto essere distrutta da un
manifestazione nazionale indetta per protestare contro la montatura
antisquat. In un clima teso, il corteo di circa 8000 manifestanti porta
la rabbia nel centro della città, ma non vi sono i temuti
(auspicati?) scontri. Subito dopo, i soliti disinformatori di Stato
hanno pensato bene che della vicenda, malgrado altri fatti stessero
accadendo, era opportuno non parlarne più. Si passava
perciò dalla disinformazione, basata sulla gonfiatura e
l'esasperazione (oltre che su falsità vere e proprie), alla
strategia del silenzio, magari lamentando che i protagonisti non
fornissero notizie: una sorta di "clandestinità mediatica".
Vedremo se giornali, radio e TV dedicheranno il minimo spazio a questo serio e appassionato lavoro che ricostruisce con dovizia di particolari una vicenda drammatica e complessa al centro delle prime pagine dei quotidiani per una settimana. Sappiamo che è praticamente impossibile anche se il libro Le scarpe dei suicidi meriterebbe di circolare in molti ambienti sociali e politici di tipo non solo alternativo.
Tobia Imperato, compagno torinese conosciuto e attivo da più di una trentina d'anni, ha voluto usare un metodo storico e ha condotto una ricerca analitica consultando una marea di materiali giornalistici e di fonti di polizia, di cui sono testimoni le oltre 700 note a piè di pagina. Egli ha così offerto un contributo che vuole ricalcare l'esperienza della campagna di controinformazione dei tempi del processo a Valpreda e della denuncia dell'assassinio di Pinelli. Come allora, egli spera che le varie tendenze del movimento libertario, pur mantenendo le proprie letture della società e le proprie proposte di lotta, facciano tesoro dell'esperienza tragica della montatura antisquat di Torino per unire gli sforzi nella difesa dei compagni colpiti dalla repressione.
La ricca documentazione permette di ripercorrere le mosse del potere istituzionale e mediatico e le risposte del movimento anarchico e libertario, di cui gli squat sono considerati una componente. Il libro è un prodotto autogestito ed è già stato presentato in una decina di posti, occupati e no, anarchici e no. La sua copertina, che riecheggia lo stile punk, ripropone la continuità della ferocia repressiva evocando due impiccati appesi ad una forca medievale, mentre il titolo deriva da una poesia dadà di Tristan Tzara, scritta nel 1919. La verità su quello che è veramente successo a Sole e Baleno è rimasta nelle loro scarpe seppellite da una mare di menzogne del potere e lo scopo del libro è proprio quello di ripescare queste scarpe per rivelare il mistero.
Tra l'altro ricerche di questo tipo contribuiscono a due importanti obiettivi: facilitare il passaggio di memoria militante a chi all'epoca dei fatti era ancora troppo giovane; superare la triturazione delle esperienze che il ritmo frenetico degli eventi e delle notizie impone troppo spesso.
Claudio Venza