Umanità Nova, numero 9 del 14 marzo 2004, Anno 84
La prima volta che il criminale fascista Fini avrebbe dovuto presentare il suo disegno di legge sulle droghe, era il 26 giugno 2002. Il Viceduce in persona era a San Patrignano, per le 16 era già stata indetta una conferenza-stampa, quando in mattinata gli arrivò la ferale notizia: il suo delfino, il Coordinatore nazionale di Azione Giovani, era stato beccato dalla Guardia Finanza all'aeroporto di Fiumicino pieno di cocaina, proprio mentre stava andando a Sanpa alla presentazione della crociata proibizionista del suo capo, che solo a novembre dell'anno scorso avrebbe visto il suo disegno di legge sulla droga approvato dal Consiglio dei ministri.
Nel frattempo, tra la Banda Berlusconi la bamba ha continuato a scorrere a fiumi e tra i cocainomani dichiarati al governo il sottosegretario Giuseppe Galati (il cui factotum è finito in carcere per traffico internazionale di cocaina insieme a Bruno Petrella, ex ultrà laziale divenuto consigliere provinciale di AN) s'è aggiunto all'altro mitico sottosegretario Micicchè, quello che se la faceva portare direttamente al Ministero dell'Economia. Tra gli effetti caratteristici dell'uso prolungato di cocaina c'è una certa tendenza alla mania di grandezza ed anche a reiterare le proprie azioni. Così, per l'ennesima volta venerdì scorso la Legge Fini che modifica in senso proibizionista e ultrapunitivo la normativa sulle droghe è tornata in Consiglio dei Ministri.
La novità più rilevante - dice un comunicato ufficiale
- "è la caduta della differenza tra droghe 'leggere' e 'pesanti'
per quanto riguarda le sanzioni amministrative; la filosofia da cui
muove la riforma ruota attorno al principio cardine che detenzione, uso
e spaccio di ogni tipo di stupefacenti sono, comunque, illeciti da
reprimere con misure amministrative o penali". In pratica, il nuovo
provvedimento sembra la fotocopia di quello già approvato a
novembre. Tra l'altro, in tempi di retorica federalistica, il ddl, che
tocca competenze delle regioni per quanto riguarda gli aspetti sanitari
e assistenziali, non è stato sottoposto al giudizio della
conferenza Stato-Regioni, dopo che i tecnici regionali avevano espresso
un parere globalmente negativo.
Così, resta la "dose minima" a far da discrimine arbitrario tra
consumo e spaccio e restano le pene da sei a vent'anni di reclusione se
si viene trovati in possesso di qualunque sostanza illegale in
quantità superiori alla "dose minima" (fissata in 250
milligrammi di principio attivo per la cannabis, 500 per la cocaina,
200 per l'eroina). È piuttosto evidente, peraltro, che la nuova
legge non equipara droghe leggere e pesanti, ma addirittura punisce
maggiormente il possessore di droghe leggere rispetto al consumatore di
cocaina: viene punito chi ha un quantitativo superiore a 250 mg di
hashish e chi ha un quantitativo superiore a 500 mg di cocaina (quindi
il doppio esatto). Oltrepassando le quantità tollerate, si
sarà puniti come spacciatori senza prove e atti specifici. La
dose media giornaliera diventa semplicemente la soglia per il passaggio
dalle sanzioni amministrative a quelle penali.
Che a loro volta saranno molto più severe: da uno a sei anni di carcere per le ipotesi meno gravi fino a venti anni di reclusione. Per evitare la detenzione, già dopo la custodia cautelare, si potrà optare per il ricovero nelle comunità (in questo caso la misura sarà convertita negli arresti domiciliari) e per questo il Governo ha già pensato ad un lucroso progetto di privatizzazione dei programmi di recupero per i tossicodipendenti (non per niente, l'unico che ha avuto il coraggio di gioire della proposta di legge, a parte il farmacologo fascista Garattini, è stato il piccolo Muccioli jr che deve far fruttare i lager di famiglia).
È un progetto di legge che evidentemente non ha altra razionalità che quella di aumentare il controllo sociale, un tentativo fuori tempo massimo di portare in Europa la War On Drugs statunitense. Nel Vecchio Continente, infatti, in questo periodo stanno prevalendo politiche più liberali sulle droghe, in particolare per quello che riguarda la cannabis. In Inghilterra, marijuana e hashish, già distinti da cocaina e eroina classificati nella tabella A, ora vengono equiparati a farmaci come gli antidepressivi o gli steroidi anabolizzanti. Dal gennaio 2004 il possesso personale di cannabis non è più punito con l'arresto, sancendo una depenalizzazione di fatto già praticata dalla polizia. In Belgio, lo scorso aprile il parlamento ha depenalizzato l'uso personale di cannabis. Anche in Portogallo, nel 2000 il parlamento ha abolito la vecchia legge che prevedeva tre mesi di carcere per il possesso di stupefacenti. Da allora il consumo di tutte le sostanze non è più reato e chi fuma è sanzionabile con multe da 25 a 250 euro, sospensione del passaporto o obbligo di servizio civile. In Spagna, il consumo di tutte le sostanze stupefacenti è depenalizzato dal 1992. Sono previste sanzioni amministrative anche per chi possiede piccoli quantitativi: multe fino a 300 euro che possono non essere pagate iscrivendosi a programmi di recupero. Perfino in Francia dove le leggi non sono mai state tenere con chi fa uso di sostanze stupefacenti senza distinzioni tra droghe leggere e pesanti, il ministro degli interni Sarkozy, ha dichiarato che "La legge è inapplicabile, arrestare chi fuma è impensabile. La Francia è campione d'Europa per il consumo di cannabinodi, è ora di pensare a provvedimenti repressivi realizzabili e adattabili". Infine, in Germania, il consumo non è reato per nessuna sostanza. È possibile fumare e detenere cannabis per uso personale in quantità che variano a seconda dei Lander: da un minimo di 6 grammi in Baviera a un massimo di 30 grammi nella regione dello Schleswig-Holstein. Ad Amburgo è possibile girare con una barretta di hashish, basta che non sia "più grande di una scatola di fiammiferi". Per chi supera la soglia sarebbe previsto anche il carcere ma ha fatto storia una sentenza della corte federale che nel '94 ha prosciolto un uomo trovato con 5 chili di hashish e ha invitato i legislatori a cambiare regole.
Malgrado questo e malgrado tutte le indicazioni della comunità scientifica, si ripropongono norme che già hanno dimostrato di essere fallimentari nel limitare i danni derivanti dall'uso e dall'abuso di sostanze stupefacenti. D'altra parte in Italia, l'unica emergenza-droga degli ultimi anni è quella legata all'aumento del consumo di cocaina. Secondo l'ultimo rapporto sulle droghe dell'Istituto superiore della Sanità, il consumo primario di cocaina ha registrato infatti, tra il 1999 e il 2002, un aumento dell'80%, contro il 27% dei cannabinoidi, il 5% dell'eroina e il 4% dell'ecstasy. E forse è proprio l'abuso di bamba l'unica chiave di lettura possibile per comprendere l'accanimento con cui l'unico governo al mondo con due cocainomani dichiarati al suo interno cerca di lanciarsi in un'anacronistica crociata contro la cannabis.
robertino