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Umanità Nova, numero 11 del 28 marzo 2004, Anno 84

Il governo di destra vuole normalizzare la comune
Christiania, una nuova sfida per la città libera



Bisogna provare ad essere felici,
almeno per dare l'esempio
(Jacques Prevert)


Christiania è nata nel 1971 quando un gruppo di variegati hippy, di squatter, artisti, senza tetto e anarchici una bella mattina decise di sfondare i cancelli di un'area abbandonata (dove c'erano terre incolte e caserme dismesse, di proprietà del Ministero della Difesa) e di occuparla per riappropriarsi di spazi vitali, di un luogo dove far giocare i propri figli e vivere nella più totale libertà, in una "Nuova Società". La fondazione della freetown di Christiania ha luogo con l'abbattimento dello steccato di legno che circondava le baracche militari in disuso dell'arsenale di Copenaghen e con la proclamazione dello status di città libera. Altre persone desiderose di una vita che meglio sappia esprimere le loro necessità raggiungono in breve il progetto e danno inizio alla "colonizzazione". 

Fin dall'inizio la presenza di Christiania a soli dieci minuti dal centro della capitale fu controversa e ben presto la sua sopravvivenza divenne materia di discussione per il Folketinget (Parlamento danese). Non senza problemi, la piccola città nella città riuscì ad ottenere l'accettazione politica come esperimento sociale in cambio del pagamento per l'uso di acqua ed elettricità.

Le dimensioni stesse dell'area (circa 35 ettari) ed il numero crescente degli abitanti, che hanno sempre consentito alla freetown di resistere alle azioni della Polizia, costringono tra l'altro gli abitanti stessi a suddividere l'insediamento in dieci aree minori ed a istituire un primo nucleo di autogoverno, il cosiddetto Common Meeting. 

Negli anni '80 Christiania vive un periodo di relativa pace politica, ma l'introduzione delle droghe pesanti sui mercati europei non risparmia nemmeno la freetown. La reazione dei christianiti è pronta. Viene così approntata una serie di trattamenti di aiuto ed informazione per i tossicodipendenti che tuttora rappresentano uno dei pilastri dell'azione sociale di Christiania.

Altro trattamento viene riservato invece agli elementi criminali che sulla droga ci speculano: espulsione e bando perenne delle droghe pesanti dalla freetown.

Negli anni novanta infine, inizia un lunghissimo braccio di ferro con le autorità, di nuovo sulla questione droga che vede un accerchiamento da parte della polizia di ben 18 mesi e si mobilità persino Amnesty International per la sua palese violenza e violazione di libertà. La prima fase di questa persecuzione si conclude con una grandissima e affollatissima "hash-demonstration", nel 1994, il cui successo costringe il Governo Danese a cercare un compromesso con Christiania. Da allora, per un certo periodo ogni anno viene negoziato un piano di sviluppo, che rappresenta anche lo status quo della comunità, con il Ministero della Difesa, padrone dell'area.

La normalizzazione di Christiania rimane, però, una delle priorità per la destra danese, che vince le ultime elezioni parlamentari e l'11 marzo il governo danese ha presentato il progetto che trasformerà Christiania semplicemente in un quartiere di Copenaghen, "normalizzato". Il progetto del governo, illustrato dai ministri delle Finanze e dell'Economia, Thor Pedersen e Bendt Bendsen, punta in primo luogo a smantellare il sistema di autogoverno assembleare che, si legge nel rapporto della commissione appositamente costituita, "spesso impedisce di prendere qualunque decisione". Nell'ambito del processo di "normalizzazione", inoltre, sarà abolita la proprietà collettiva: le case saranno messe in vendita, trasformate in cooperative o affidate ad enti pubblici che le riaffitteranno a prezzi di mercato ai 'christianiti' che attualmente pagano un "ticket" uniforme alla comunità. Una ventina di abitazioni costruite abusivamente lungo le rive del lago saranno demolite in una prima fase, e successivamente altrettante cadranno sotto i colpi dei bulldozer.

La proprietà collettiva e l'autogestione saranno salvaguardate solo per le istituzioni culturali e quelle per i bambini che, ha riconosciuto Pedersen, hanno dato buoni risultati. L'unica concessione è che Christiana resterà una zona vietata alla circolazione delle automobili.

Tanto per far capire, che non si tratta dell'ennesima boutade alle parole sono seguiti i fatti e il 17 marzo un raid della polizia (con l'impiego di centinaia di agenti, con autoblindo e bulldozer) contro il traffico di hashish ha portato all'arresto di 53 persone.

Dopo più di trent'anni ancora una volta Christiania deve lottare per la propria sopravvivenza. Se del nucleo originale di occupanti non è rimasto quasi nessuno, ma il numero degli abitanti non ha mai accennato a diminuire (attualmente sono 800-1000 i residenti, mentre 1000 altre persone vi soggiornano nei mesi estivi). In questi anni Christiania non solo è sopravvissuta a se stessa, ma si è allargata e arricchita raccogliendo nel suo interno nuovi aderenti, e utilizzando e rinnovando le strutture preesistenti ed è ancora oggi una comunità forte, completamente indipendente e autogestita, dotata di propri organi di governo, negozi, ristoranti, bar e botteghe artigiane.

Come raccontava Jens, un compagno anarchico di Christiania in un'intervista a Rivista Anarchica On Line, "a Christiania ci sono persone di tutte le età, anche se effettivamente la maggior parte è costituita da giovani sotto i quarant'anni. C'è chi resta a lungo e chi se ne va dopo una breve permanenza (.) 

Le attività svolte da chi abita nella comune sono le più disparate. Abbiamo ricostruito a grandi linee la vita di una piccola città con i suoi modi di fare e di essere, con le strutture indispensabili per far sì che funzioni. Ci sono negozi, ristoranti, caffè, birrerie e bagni pubblici. C'è chi si occupa di artigianato (cuoio, tessuti, mobili, lavorazione dell'argento, ecc.), chi ripara automobili e biciclette, chi si preoccupa di stampare giornali. Largo spazio è dedicato pure ad attività di svago e divertimento (cinema teatro e discoteche). Alcuni compagni gestiscono infine i vari servizi di informazione, sanità e istruzione. Ci sono imprese artigianali strutturate su base prevalentemente cooperativistica e dotate di cassa comune. Altre imprese invece sono finanziate dal capitale privato che ha trovato modo di investire a Christiania. Sono queste le uniche che devono versare una tassa alla comune. C'è un sistema di assistenza sanitaria che funziona molto bene con quindici o venti persone che curano le malattie meno gravi con le erbe e la medicina tradizionale.

Vivere a Christiania insomma significa partecipare in prima persona alle decisioni collettive ed alla vita di tutti i giorni, in un processo che non privilegia la 'realtà di massa', ma che ha come protagonisti gli individui e le loro scelte. E tutto ciò non è altro che il risultato dell'autogestione e del potere decisionale affidato alle assemblee, che nei primi tempi avevano una frequenza settimanale. Ora le cose sono cambiate: per evitare l'istituzionalizzazione di tali strutture, esse vengono convocate esclusivamente per discutere e decidere su problemi di interesse comune. Per evitare i rischi della burocratizzazione e della manipolazione le decisioni sono prese adesso da undici assemblee di quartiere, coadiuvate da gruppi di lavoro formati da chiunque sia interessato a collaborare. Le assemblee generali, alle quali fanno capo tutte le decisioni prese nei quartieri, sono precedute dalla diffusione di un ordine del giorno, e seguite dalla distribuzione di un rapporto sul loro svolgimento. Chi vive a Christiania, in fondo, è convinto di mettere in pratica quello che per altri rimane ancora una teoria o una speranza e di avere eliminato i valori imposti da una società repressiva, realizzando una vita conforme alle proprie idee."

Per qualche kompagno con i neuroni troppo intossicati dall'ideologia, Cristiania forse è solo "un ghetto nella città". Ma anche se ormai la freetown è diventata una delle principali attrazioni turistiche di Copenhagen (all'ingresso principale in Prinsessegade ti fanno addirittura pagare 25 corone di biglietto d'entrata), varcando il suo ingresso non si può non riuscire a sentire nell'aria un inconfondibile profumo di libertà e a pensare che è vero quanto recita al primo punto lo statuto ufficiale di Christiania. "Christiania è una proposta di maggior libertà nell'organizzazione dell'ambiente, della vita quotidiana, dell'habitat, dell'alimentazione, del controllo dell'inquinamento, della possibilità di pensare, di lavorare, di amare e mettere al mondo figli secondo la volontà di ciascuno". E non fosse altro che per le intenzioni, merita tutta la nostra solidarietà.

robertino (con Christiania nel cuore)




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