Umanità Nova, numero 13 dell'11 aprile 2004, Anno 84
Con un sottile riferimento al divino, nel suo storico discorso dello scorso novembre in occasione del 20mo anniversario della fondazione istituita da Reagan per promuovere la democrazia nel mondo, il presidente Bush concludeva dicendo "Nel momento in cui ci troviamo a fronteggiare il terrorismo e la violenza nel mondo, possiamo essere certi che il creatore della libertà non rimarrà indifferente al destino della stessa".
Le notizie provenienti quotidianamente dall'Iraq, sembrano al contrario suggerire che neanche dio è in grado di proteggere le truppe Usa e della coalizione dai continui attacchi della guerriglia; il 30 marzo, in un giorno di ordinaria violenza, sono stati uccisi ben 9 statunitensi, tra militari e uomini della Black Water Security Consulting, un'agenzia privata specializzata nel campo della cosiddetta sicurezza.
Per gli occupanti non c'è sicurezza in alcuna area dell'Iraq ed ogni componente etnico-religiosa ha le sue ragioni per volerli cacciare; della pericolosità della situazione se ne sono accorti anche gli uomini d'affari che ora vedono in pericolo il grande business della ricostruzione. "Mentre la popolazione protesta contro i licenziamenti del personale degli uffici governativi e reclama sempre più a gran voce le elezioni politiche - ha osservato Naomi Klein - appare ormai chiaro che la convinzione della Casa Bianca, prima della guerra, secondo la quale gli iracheni avrebbero approvato la liberalizzazione economica del loro paese, è forse altrettanto infondata della previsione che i soldati americani sarebbero stati accolti a braccia aperte".
Gli esperti delle grandi agenzie assicurative ne sono altrettanto consapevoli e, di fronte ai rischi elevatissimi, rendono problematici i progetti delle multinazionali. Non solo ci sono sabotaggi e attentati, ma c'è la possibilità che un futuro governo iracheno possa decidere la rinazionalizzazione delle imprese privatizzate, la confisca o il controllo sulle proprietà straniere e l'annullamento dei contratti firmati dal governo provvisorio.
Per assicurare la costruzione di oleodotti avviata dalla nota Halliburton Kbr. è stata necessaria l'approvazione di una specifica legge protezionista da parte dell'amministrazione Bush.
D'altra parte lo deve sapere bene lo stesso Paul Bremer, capo del governo provvisorio: prima di essere governatore era infatti un dirigente della Marsh & McLennan Companies, la più grande compagnia assicurativa del mondo: il suo Iraq appare in assicurabile sino a data imprecisata.
Gli unici investitori che sorridono, oltre a quelli dell'industria bellica, sono quelli delle imprese che producono dispositivi antiterrorismo, giubbotti antiproiettile, blindature, sistemi di evacuazione in caso d'allarme, tecnologia informatica per le strategie di difesa; i nomi sono noti: Ake Group, Harris Corporation, Microsoft…
Vanno forte anche circa sessanta società private che si occupano di sicurezza, per un business calcolato in 3 miliardi di dollari. Tra le più importanti c'è la Erinys, fondata da un ex-ufficiale delle forze speciali britanniche, che ha ottenuto un contratto da 100 milioni di dollari dall'Autorità provvisoria irachena per la protezione degli impianti petroliferi della Somo, la compagnia petrolifera statale; la Erinys avrebbe dovuto garantire anche la security della Fiera di Baghdad dove erano attese 300 società straniere, ma la Fiera che doveva aprirsi il 5 aprile è stata rimandata a data da destinarsi per motivi di sicurezza. Per i manager in arrivo erano già pronte delle 4X4 blindate con scorta per 13.000 euro al giorno, oppure delle limousine corazzate per 2.000 euro. Evidentemente con l'aria che tira di questi tempi a Baghdad non sono bastate.
Complessivamente sotto il comando di Bremer ci sono circa 25.30 mila mercenari, per un terzo stranieri, incaricati di difendere raffinerie e pipeline, edifici governativi, installazioni strategiche e personalità politiche, dato che le truppe d'occupazione non sono in grado di assicurare tale vigilanza.
Sia per cercare di alleggerire l'impegno militare delle truppe Usa e degli altri contingenti alleati, sia per alleviare il problema dirompente della disoccupazione, il governo provvisorio ha inoltre arruolato circa centomila iracheni nella guardia di frontiera, nella polizia e nei corpi di difesa civile che sono tra i primi obiettivi della guerriglia in quanto considerati traditori e collaborazionisti. Nel tentativo di sopperire alla carenza di intelligence, sono stati richiamati in servizio persino ex-funzionari e torturatori del vecchio Mukhabarat, la famigerata polizia politica di Saddam, con l'effetto di aumentare la tensione e l'ostilità popolare.
I risultati sono sotto gli occhi: la guerra-lampo è rimasta solo nella propaganda e dopo aver seminato morte tra gli iracheni, portato lutti in tante famiglie americane, comincia a far sentire i suoi effetti anche sull'economia Usa.
Uncle Fester