Umanità Nova, numero 13 dell'11 aprile 2004, Anno 84
Talvolta tornano, nel lessico della politica italiana, alcune parole che si pensavano fuori moda.
Una di quelle che sta tornando prepotentemente alla ribalta è "ponte". Negli anni '60 venivano spesso citati insieme alle autostrade ("porteranno soldi e lavoro"): Fanfani ha costruito il suo feudo elettorale sul passaggio dell'autostrada del sole nei pressi di Arezzo. Negli anni '80 se ne è riparlato, dopo il terremoto in Irpinia, come uno dei motivi della spesa dei 100.000 miliardi di lire (dell'epoca!) per le opere pubbliche in quella zona: Ciriaco De Mita divenne segretario della DC, grazie a quegli stanziamenti. Se ne era parlato recentemente per quello sullo Stretto di Messina, promesso dal Cavaliere alla disperata ricerca di consensi. Del ponte sullo stretto se ne sta ancora parlando (benché ci avessero assicurato che era stato già tutto deciso) perché il parlamento europeo non l'ha inserito nell'elenco delle opere prioritarie di viabilità europea e conseguentemente, non ricevendo i finanziamenti UE, difficilmente vedrà la luce. Se conosciamo bene il cavaliere, per nulla intimorito da questa bocciatura, troverà sicuramente il tempo di posare la prima pietra, in mondovisione (votano anche gli italiani all'estero), una settimana prima delle elezioni.
Si è parlato di ponti anche per un improvvida uscita dello stesso cavaliere che nei giorni scorsi, avrebbe dichiarato che in Italia si produce poco perché si fanno troppi ponti, intendendo in questo caso i giorni di ferie con cui si unisce il week end ad una festività infrasettimanale. Anche questo non è un argomento nuovo per la politica: negli anni '70 si fece un accordo sindacale che abolì 5 festività infrasettimanali e diede 5 giorni aggiuntivi di ferie (quelli che ancora oggi i lavoratori regolari fruiscono come "recupero festività soppresse"). Era, ovviamente, la consueta uscita utile solo a far parlare nei bar. Dal punto di vista economico infatti, a meno di abolire del tutto le festività infrasettimanali senza ferie compensative, non cambierebbe nulla (forse ci potrebbe essere qualche effetto negativo nell'industria turistica): in più ha fatto questa dichiarazione in un anno tra i più sfortunati in fatto di ponti visto che i giorni festivi cadono quasi tutti di sabato o di domenica (e quindi sono inutili per fare i ponti).
Si è parlato di ponti anche in occasione dell'occupazione della Camera da parte di un gruppo di deputati leghisti. Da quando Bossi sta facendo il lifting, il branco leghista non sa più chi lo comandi. Il loro problema è che chi provasse ad assumere il comando verrebbe buttato fuori dalla lega al rientro del capo, come è successo nel passato a tutti quelli che hanno provato a far ombra a Bossi. Per superare l'imbarazzo di due gruppi della stessa maggioranza (AN e Lega) in lite furibonda tra loro si sono cercati allora dei personaggi che facessero da "ponte" tra le due sponde politiche.
Mentre i vari attori recitavano le parti in commedia a beneficio del proprio elettorato, altrimenti deluso dalle mancato mantenimento delle promesse elettorali, si è svolta una riunione dei capigruppo della camera che ha messo tutti d'accordo. Nonostante i rissosi preliminari è stata subito raggiunta l'unanimità. I nostri instancabili deputati hanno infatti deciso di non accontentarsi del normale periodo di ferie, quello che fanno tutti i normali lavoratori, da venerdì 9 a lunedì 12 (pasquetta), ma hanno deciso - avevate dubbi? - di fare un lungo ponte, da giovedì 8 a lunedì 19 aprile, e si sono messi subito tutti d'accordo: miracoli dei ponti!
Fricche