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Umanità Nova, numero 13 dell'11 aprile 2004, Anno 84

Spazzatura: che affare!
Gettiamo nel cassonetto il capitalismo



Nel biennio2002 -2004 sono state 18 le inchieste che hanno impegnato 15 procure, 123 persone arrestate e 449 denunciate, 132 le aziende coinvolte in 15 regioni italiane contro il traffico illecito dei rifiuti. Questa è sicuramente solo la punta dell'iceberg con cui possiamo rappresentare il grande affare dello smaltimento illegale dei rifiuti.
Ma di soldi ne girano tanti anche nella gestione legale di quello che, nei paesi dell'abbondanza consumistica, è diventato il grande "business della spazzatura".

Il costo medio di smaltimento si stima tra i 125 - 130 euro per tonnellata di rifiuti. Nel 2002 la produzione totale italiana ha raggiunto i 29 milioni 800mila tonnellate. Toscana, Emilia-Romagna e Liguria sono le regioni in cui la produzione procapite /anno è più alta (669, 653 e 597 kg/ab) mentre Calabria, Molise e Basilicata sono quelle con i valori più bassi (428, 365, 360 kg/ab).

Grandi agglomerati urbani producono enormi quantità di rifiuti che devono essere raccolti, allontanati, trattati e smaltiti. Nell'immaginario collettivo una volta che si è depositato il sacchetto nel cassonetto esso non ci appartiene più, quando poi l'autocarro della raccolta rifiuti si allontana con il suo carico è sufficiente aspettare che la classica puzza svanisca per ritenere che pure il nostro pattume sia sparito, volatilizzato. 

Certo il pensiero di chi vede invece arrivare lo stesso camion nella discarica vicina a casa è molto più realistico, con l'effetto immediato di alimentare il risentimento di chi deve convivere con i rifiuti degli altri.

La stampa e i telegiornali, in queste ultime settimane, hanno riportato le notizie dell'ennesima emergenza che ha colpito la Campania, ricordiamo che purtroppo la regione non è nuova a questi problemi è dal '94 sottoposta al commissariamento per l'emergenza rifiuti (dal 2000 al 2004 il commissario era Antonio Bassolino oggi è Corrado Catenacci).

Dai dati del 2000 si rileva che sul territorio campano sono localizzate 92 discariche di categoria A, quelle utilizzate per i rifiuti urbani e speciali assimilabili agli urbani, solo la Sicilia ne contava di più (con un numero record di 232 siti) nello stesso censimento.
Le vicende di Scanzano hanno fatto scuola, le comunità del sud Italia non credono più alle promesse elettorali e non accettano più un destino, che per anni è parso ineluttabile, dicono basta ai veleni, allo sfruttamento legale ed illegale del territorio. È per questo che in seguito all'ipotesi di riapertura di discariche già chiuse perché sature o ai progetti di ampliamento dei siti di stoccaggio delle ecoballe, le cittadinanze si sono mobilitate scendendo in strada, bloccando le vie d'accesso alle discariche, rendendo chiara la propria opposizione.

Ad Ariano Irpino i manifestanti, durante la notte, avevano organizzato dei turni di vigilanza, l'avvicinarsi degli autocarri carichi di "monnezza" faceva scattare l'allarme, un furgone, munito di una sirena, girava per le strade del paese invitando la gente ad uscire dalle case per presidiare la statale n.90, contemporaneamente i blocchi si estendevano nel territorio di Monteleone di Puglia. La discarica Difesa Grande rientra, infatti, nel territorio comunale di Ariano Irpino, ma dista soli sei chilometri dal centro abitato di Monteleone, così anche gli abitanti di questo paese chiedono che la discarica venga chiusa.
I cittadini di Villa Literno hanno, invece, occupato con un presidio la stazione ferroviaria. Dopo parecchie ore di blocco, che ha provocato il caos del traffico ferroviario su uno snodo importante della linea Roma Napoli, i manifestanti sono stati "indotti", forse dalle quaranta denunce per interruzione di pubblico servizio, blocco ferroviario e manifestazione non autorizzata, a liberare i binari (evidentemente lo stato è più abile nel fornire risposte repressive nei confronti della popolazione piuttosto che verso le ecomafie). 

La protesta era contro il sito di stoccaggio "Lo Spesso", che si trova proprio a Villa Literno, sarebbe, infatti questo, uno dei luoghi individuati dal commissario straordinario per uscire dalla crisi.
La struttura doveva estendersi su 30 mila metri quadrati, ma vista la portata dell'emergenza sarebbero 125 mila i metri quadri che fino a settembre dovrebbero contenere le ecoballe (rifiuti compattati avvolti in grandi teli in materiale plastico destinati allo stoccaggio temporaneo in superficie in funzione del loro utilizzo come combustibili negli inceneritori). Stessa sorte prevista per un capannone nell'area ex Italsider a Bagnoli, ma anche la decisione del sindaco Jervolino, non è stata presa bene dagli abitanti che attendono da anni la bonifica di alcune aree contaminate dalla presenza di amianto e altri veleni ereditati dall'industria dismessa. Così, dopo che alcuni mezzi dell'Asia, l'azienda speciale per la raccolta dei rifiuti, avevano scaricato i loro cassoni nell'ex area industriale, a Bagnoli sono scattati i blocchi stradali intorno all' Italsider.

È in questo contesto che il governo il 27 marzo scorso ha affidato poteri speciali al commissario straordinario della Campania: potrà individuare aree di stoccaggio e requisirle con la forza pubblica. Sarà varato un piano anti-proteste e stanziati 15 milioni di euro. Con questi super poteri Catenacci potrà collocare l'immondizia a sua discrezione nelle aree libere in ognuna delle cinque province campane; incredibile che a distanza di 10 anni sia ancora l'emergenza a condizionare i destini della popolazione e del territorio, ma è evidente che gli interessi economici e politici dei poteri legali ed illegali condizionano pesantemente le scelte effettuate. 

Come sempre accade in situazioni d'emergenza si aprono le porte alle "scorciatoie" che altrimenti sarebbero improponibili o comunque motivo di attenta valutazione.
Il ministro della salute Girolamo Sirchia, ad esempio, considera l'ipotesi degli inceneritori come l'unica soluzione possibile. Per il ministro poi, le discariche porterebbero molti più inconvenienti dei termovalorizzatori (termine coniato per far dimenticare i rischi degli inceneritori) che invece generano energia, non aumentano (!!!) l'inquinamento e "rappresentano la maniera per liberarsi dai rifiuti che tendono inesorabilmente ad accumularsi".
Il ministro della salute (solo la sua, evidentemente) dimentica che anche se le tecnologie di abbattimento degli inquinanti prodotti dalla combustione dei rifiuti sono molto avanzate, rimane un concreto rischio di emissione di composti organici persistenti, fra cui le pericolose diossine, senza trascurare gli ossidi di zolfo e di azoto, acidi cloridrico e fluoridrico e i metalli pesanti.

Se poi considerassimo anche i reflui solidi e liquidi prodotti dagli impianti di incenerimento, spesso caratterizzati da un tenore di inquinanti che ne rende oneroso lo smaltimento, capiremmo che queste semplificazioni emergenziali servono solo a nascondere all'opinione pubblica alcuni dei risvolti negativi del problema.
Intanto sono partiti i primi treni che trasferiscono i rifiuti campani in Germania, ovviamente con un pesante aggravio di costi, per ripulire le strade dall'immondizia sono previsti 14 convogli settimanali fino a che la situazione non sarà di nuovo normalizzata.

È utile sottolineare che è in corso un'inchiesta della magistratura in cui risulta indagato Antonio Bassolino, presidente della regione Campania, per concorso in abuso di ufficio e illecito smaltimento di rifiuti. Per l'ex commissario straordinario per l'emergenza rifiuti si sospettano presunte irregolarità che avrebbero avvantaggiato la Fibe, la società che gestisce gli impianti di cdr (combustibile da rifiuti) proprio in Campania. I magistrati hanno ravvisato irregolarità nel fatto che i rifiuti in eccesso non furono trasferiti in altre regioni, ma portati agli impianti Fibe in Campania.

Nell'ambito della stessa inchiesta sono indagati anche l'ex vicecommissario Raffaele Vanoli (per il quale si ipotizza anche la frode pubblica in forniture) e l'amministratore delegato della Fibe Armando Cattaneo. 

La Fibe è una vorace divoratrice di territorio. Ha bisogno di 40mila metri quadri ogni mese per stoccare le famigerate ecoballe prodotte nei suoi sette impianti. Dovrebbero essere usate come combustibile negli inceneritori ma sono inservibili perché sono "rifiuti tal quali" quindi non utilizzabili nei processi di combustione che, per mantenere un'adeguata efficienza, devono essere alimentati con rifiuti selezionati. La Fibe, dal canto suo, avrebbe tutto l'interesse, come gestore unico, a tenere alta l'emergenza e lucrare sullo stoccaggio e la trasformazione in ecoballe. 

In questo periodo l'attenzione è focalizzata sui rifiuti solidi urbani ma un'analisi più completa del problema non può trascurare il destino dei rifiuti speciali e dei rifiuti pericolosi generati negli impianti di depurazione, negli ospedali, nei processi industriali. 

Insomma come il solito dobbiamo concludere riaffermando che anche in questo caso il problema andrebbe risolto radicalmente; solo mettendo in discussione il modello consumistico proprio della società capitalista abbiamo la possibilità di tutelare la salute salvaguardando le risorse economiche ed ambientali.

Differenziamo, recuperiamo, ricicliamo tutto ad eccezione del capitalismo, è questo sistema che deve finire "nel sacco della spazzatura".

MarTa





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