Umanità Nova, numero 13 dell'11 aprile 2004, Anno 84
Firenze: Paura di Stato
Domenica 28 marzo si è svolta a Firenze la manifestazione "Fra
guerre e resistenze - Paura di Stato", organizzata dal Collettivo
Libertario Fiorentino. Oltre otto ore di coinvolgimento del pubblico
per questa manifestazione nuova per metodo e pratica, divisa in momenti
ritmati da video, diapositive, musica, teatro. Oltre cinquecento
persone avvicendate nella giornata avviata dalle percussioni di
Giannico (come in seguito) che introducevano il tema "Guerra/censura"
curato da Maria Matteo (Umanità Nova) che ha sollecitato un
vivace scambio di opinioni sul "come" gli anarchici si pongono e
agiscono avverso le guerre. Il "rischio" di distinguere fra guerre, e
quindi di ricadere in errori storici fatali, è stato posto in
evidenza dalle letture di Paola Brolati su testi di Tommei che, per
malintesi intenti salvifici, partecipò, con altri, alla Prima
guerra mondiale. Sul chiarimento che le guerre le fanno gli stati o chi
si organizza per diventarlo, si è sviluppato un filo rosso che
ha attraversato l'intera giornata esprimendo in tutte le versioni
possibili, il NO netto in qualsiasi contesto si manifesti
autoritarismo, violenza, prevaricazione, guerra, espresso poi da Elio
(Canzoniere: "Frammenti di storia d'Italia"), che ha cantato i
Signornò a chiusura di questa prima parte della giornata. Walter
Siri (Arch. Berneri di Bologna) e Fabio Santin (ApArte), ci hanno
riportato al clima della "strategia della tensione" e della "strage di
Stato", che ha sollecitato il dibattito seguito dal breve e intenso
video "Una finestra sulla strage" curato dal CSL di Milano, su Sacco e
Vanzetti ed il funerale di Pinelli. Il dibattito, fra memoria e
attualità, è proseguito con A. Ciampi, I. Rossi, G.
Sacchetti, tre dei curatori del Dizionario Biografico degli Anarchici
Italiani, che hanno raccontato diversi contesti di resistenti anarchici
che, fra Otto e Novecento, hanno riempito le carceri di mezzo mondo.
Contesti evidenziati dal successivo video, "Gli anarchici nella
resistenza" (CSL di Milano).
La manifestazione è stata puntualmente sottolineata da mostre
perfettamente allestite. Una sul fumetto (Non Pro/testate ma...
s/bellicatevi), una con selezione di manifesti antimilitaristi (Arch.
del Germinal - coll. G.Fiaschi - Carrara), oltre all'inedita ricerca
"Le nostre testate" (Arch. Berneri-Chessa - Reggio Emilia). Bar (Orti
sminati) e libreria (NOBOMB!) sono stati assai apprezzati.
La serata, "protetta" dai colorati "Striscioni" di Giulio Rossi,
proseguiva con "Ribellarsi è possibile", con intervento di
Italino Rossi sulla Resistenza, seguito dall'appassionata descrizione
del contesto palestinese odierno da parte di Massimo Rossi
(Libertaria). Interventi imprevisti di letture poetiche e di una
comunicazione inviata dalla Palestina ci hanno ben introdotto verso la
coinvolta danza del ventre eseguita da Yafit. È salito quindi
sul palco Donato, che, con la chitarra, accompagnato da Marina
Antonelli, ci conduceva con musica e canti verso una magistrale lettura
di Paola Brolati da La guerra spiegata ai poveri di Ennio Flaiano.
Seguiva la coppia teatrale Stagi & Grana con "Abito borghese",
pièce antimilitarista molto apprezzata.
Ormai piena di giovani, di compagni dei Centri sociali e delle altre
realtà cittadine e non solo, la sala si è ulteriormente
animata con l'ingresso dei "Fiati sprecati" che, ben rifocillati,
eseguono per oltre un'ora variazioni infinite da canti noti o meno,
primo fra tutti Bella ciao!
Alla Prossima!
Alberto Ciampi
Genova: corteo per la libertà degli antifascisti incarcerati
Sabato pomeriggio si è snodato per le vie centrali di Genova il
corteo che chiedeva la liberazione degli antifascisti dell'ORSo di
Milano, arrestati la settimana precedente con l'accusa di "rapina" ai
danni di alcuni fasci presenti sul treno che portava i compagni alla
manifestazione antifascista di Genova del 17 gennaio scorso. La
presunta "rapina" sarebbe relativa alla perdita dei giubbotti con
spille e stemmi nazi indossati dai camerati, perdita avvenuta nel corso
di un confronto fisico e non certo motivata da motivi di sottrazione a
scopo di lucro di tali indumenti.
La manifestazione ha contato la presenza di 7-800 compagni in gran
parte provenienti dal centro-nord Italia e dalla città ospitante.
Al termine del corteo, a Caricamento, nei pressi del Porto antico, sono
stati messi a disposizione degli autobus di linea che hanno portato chi
avesse voluto continuare a manifestare presso le carceri di Marassi
(maschile) e di Pontedecimo (femminile). La misura è stata
decisa dalla questura di Genova per impedire al corteo di deviare dal
percorso concordato, pena la secca repressione.
Quando gli autobus di linea sono tornati dal carcere di Marassi, presso
cui si trova lo stadio di Genova, alcuni ultras genoani hanno tentato
di caricarli. I mezzi di stampa, in gran parte al servizio della
disinformazione terroristica di regime, hanno letto l'avvenimento come
rottura tra mondo ultras e mondo politico. Alcuni tifosi locali ci
hanno spiegato che probabilmente gli ultras genoani, in attesa della
partita contro il Vicenza, avendo visto dei pullman scortati dalla
polizia, li hanno scambiati per degli autobus pieni di vicentini, con i
quali, poco tempo addietro avevano rotto, a suon di mazzate, un
"proficuo" gemellaggio.
Due brevi considerazioni. L'effetto disinformativo (connessioni tra gli
antifascisti, gli ultras, le bombe…) della stampa locale e nazionale,
nonché la massiccia presenza militare sul territorio, hanno
ampiamente funzionato nel tenere lontane molte persone dal corteo.
Secondariamente il solco che separa alcune aree antagoniste dalle altre
(ragioni che dovrebbero essere approfondite), sembra oramai diventato
un "baratro".
Uno che c'era
Alessandria: occupazione anarchica
Vari anarchici alessandrini danno vita ad una nuova occupazione in
città. Un edificio di proprietà comunale nel popolare
quartiere "Cristo" è tornato a vivere dopo quattro anni di
abbandono.
Sabato 3 aprile è nato il Perla Nera occupato, che nella
dichiarazione di intenti diffusa dagli occupanti così si
descrive: "Non è un centro sociale, ma un luogo di divulgazione
e di documentazione libertaria, antiautoritaria". L'intento è
quello di organizzare "dibattiti sui vari temi sociali, internazionali,
nazionali e cittadini, mostre d'arte grafica, un archivio di
documentazione e biblioteca popolare, ricerca e divulgazione di
materiale riguardante la storia delle lotte per l'emancipazione sociale
e il movimento libertario e anarchico" di dar vita ad un "osservatorio
permanente contro la repressione" oltre ad ospitare "spettacoli
teatrali, recitazione di poesie, performance e momenti di
creatività". Il Perla Nera vuole essere "una casa anarchica
aperta al quartiere dove vivere momenti di piacere collettivo, ma
soprattutto un luogo autogestito e rivoluzionario."
La pratica dell'occupazione è uno dei tanti modi per
riappropriarsi di spazi e risorse che vengono sottratte all'uso
pubblico, privatizzate a scopo di lucro o lasciate ad un destino di
lento disfacimento. Scrivono sempre gli occupanti del Perla Nera:
"quotidianamente centinaia di case abbandonate e lasciate al degrado
testimoniano la disuguaglianza di questo mondo: mentre mancano case per
abitare, mancano luoghi di aggregazione, si sprecano e si lasciano
deserte parecchie mura che potrebbero essere un solido tetto sulla
testa per molti. Se poi il denaro con il quale questi stabili sono
stati acquistati è denaro pubblico, estorto direttamente sulla
busta paga, occupare è semplicemente riprenderci un po' di
questo spreco!"
Nei primi due giorni di occupazione si sono susseguite le iniziative
rivolte alla cittadinanza: aperitivi, concerti jazz, una grigliata
pubblica. L'amministrazione comunale dalle pagine de "La Stampa" e del
"Piccolo" ha immediatamente dichiarato che non tollererà
l'occupazione ed ha invitato i compagni a sgomberare i locali della ex
Legrand. Gli anarchici del Perla Nera non intendono mollare ed hanno
rimandato al mittente l'invito.
Amria
Parma: corteo per la casa
Sabato 3 aprile si è svolta una manifestazione per rivendicare
il diritto alla casa di tutti, ma in particolar modo dei migranti.
La partecipazione è stata molto buona (circa 500 persone) anche per la presenza di circa 250 migranti.
La manifestazione, che ha sfilato per le principali vie del centro, si
è svolta in un clima positivo e comunicativo, dimostrato anche
dalla presenza di bambini, anziani e cani e di gente che ballava al
ritmo dei tamburi e degli strumenti a percussione dei migranti.
È anche stata effettuata una tappa in piazza della Pace, dove
sono stati deposti dei fiori e dove è stato rispettato un minuto
di silenzio in memoria di un migrante che proprio lì è
stato ucciso poco dopo essere stato licenziato e quindi costretto a
vivere per la strada.
Elisa
Udine: giornata antifascista
Il 24 marzo si diffonde a Udine la notizia che Forza Nuova, in
collaborazione con altri gruppi neofascisti ha indetto per il 3 aprile
un corteo in città. Come si sarebbe saputo più tardi il
corteo, già autorizzato dalla Questura, prevede un comizio
finale nella centralissima piazza Matteotti.
I Centri Sociali Autogestiti di Udine e S. Giorgio di Nogaro reagiscono
prontamente indicendo per la stessa data un presidio contro il
Fascismo, contro il Razzismo e contro i CPT (si ipotizza di istituirne
uno a Gradisca o in qualche altra località friulana). Dopo
defatiganti trattative con la Questura si ottiene per il presidio
piazza XX settembre (a breve distanza da piazza Matteotti).
I quotidiani locali incominciano ad occuparsi della questione
"Estremisti in piazza: due manifestazioni" titola il Messaggero Veneto
(1 aprile) più allarmato Il Gazzettino che, lo stesso giorno,
scrive: "Destra e anarchici: si temono scontri" salvo poi
assicurare che tra le due manifestazioni vi sarà "il cordone
invalicabile della polizia, a impedire che le due fazioni entrino in
contatto e possano creare situazioni di pericolo per le centinaia di
persone che sabato pomeriggio passeggeranno nel centro storico".
L'iniziativa dei CSA e l'interesse della stampa risvegliano, sia pur
tardivamente, anche l'antifascismo ufficiale dal suo profondo torpore.
Il sindaco Cecotti (a capo di una coalizione tra autonomisti friulani,
ex leghisti e centro sinistra) casca dalle nuvole dicendo di non essere
stato informato del corteo fascista (peraltro autorizzato - come vuole
la normativa - anche dai vigili urbani).
Centrosinistra e Rifondazione emettono il 2 aprile un comunicato di
fuoco contro Forza Nuova e si recano dal prefetto per chiedergli di
revocare l'autorizzazione al corteo.
Il Prefetto risponde picche facendo rilevare come il Comune sia a
conoscenza dell'iniziativa fin dall'8 marzo e non abbia mai sollevato
alcuna perplessità sul percorso.
Ed eccoci a sabato 3 aprile. Il corteo fascista si risolve in un
flop: forse cinquanta persone protette da oltre centocinquanta tra
carabinieri e poliziotti.
Sotto gli occhi attoniti degli udinesi l'intera piazza Matteotti viene
"sigillata" dalle forze dell'ordine che per ore non consentono a
nessuno di accedervi: neppure ai bambini e ai fedeli diretti alla messa
nella chiesa di S. Giacomo.
Al contrario il presidio dei CSA in piazza XX settembre vede accorrere diverse centinaia di persone.
Oltre a quelle anarchiche si vedono in piazza bandiere e striscioni di:
donne in nero, tavola della pace, ANPI, ARCI, USI, CUB, Rifondazione,
Comunisti italiani e CGIL.
Alcuni noti politici locali passeggiano ostentatamente tra la folla
offrendosi alle telecamere e ai microfoni dei cronisti. Anzi, con la
consueta scorrettezza, si cercherà di far credere che la
manifestazione è stata indetta dal centrosinistra.
La manifestazione antifascista termina verso le 19 con un presidio in
piazza Matteotti, finalmente sgombrata da fascisti e polizia.
Ai Centri Sociali Autogestiti di Udine e San Giorgio rimane il merito
di aver provocato la ferma reazione di sdegno, risvegliando la
coscienza antifascista di molti udinesi.
Mauro
Torino: l'anarchismo di Gustav Landauer
Venerdì 2 aprile, presso la sede della Federazione Anarchica
Torinese, Gianfranco Ragona ha tenuto un'interessante relazione su
"L'anarchismo di Gustav Landauer - Dalla comunità alla
rivoluzione dei consigli".
L'iniziativa di discutere di un militante come Landauer ha avuto come
occasione contingente il fatto che Gianfranco Ragona ha svolto una
ricerca approfondita sulle vicende non solo dello stesso Landauer ma di
quelle dell'anarchismo tedesco a cavallo fra il XIX ed il XX secolo,
ricerca che sarà parzialmente pubblicata sul numero 5 di
"Collegamenti" attualmente in stampa, ma non è solo
un'espressione della volontà di conoscere e discutere la ricca e
complessa storia del movimento anarchico.
I temi toccati, infatti, dal rapporto fra anarchismo e tradizione
ebraica al filone mutualista, dall'antimilitarismo al nesso fra
comunità precapitalistiche e tentativi di autogoverno
rivoluzionario mostrano la persistenza nel dibattito e nell'azione del
nostro movimento di alcuni temi tanto rilevanti quanto problematici.
La discussione che è seguita alla relazione ha visto
l'intervento di molti compagni. In particolare si è ragionato di
categorie interpretative come quella di esodo inteso come separazione
dall'ordine sociale dominante, delle caratteristiche e delle
prospettive delle ipotesi di tipo mutualistico, delle implicazioni
possibili di categorie come quella di comunità che certamente
nell'opera di Landauer non ha alcuna implicazione organicista e
conservatrice ma che, nel corso del secolo passato, è stata
recuperata da forze politiche e sociali autoritarie.
È stata, insomma, contemporaneamente una doverosa occasione di
approfondimento su vicende, per diverse ragioni, poco note, le
pubblicazioni e traduzioni dell'opera di Landauer sono pochissime in
italiano e non solo, nel nostro movimento e di confronto su questioni
che oggi sono centrali per la progettualità libertaria.
C. S.