testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 13 dell'11 aprile 2004, Anno 84

Lasciamo un'impronta ma che sia lieve!
Informazioni, riflessioni, suggerimenti per diminuire il nostro impatto ecologico/5



Rimaniamo tra le mura di un'abitazione, fra poco le temperature saliranno e, se si ripeterà un'estate come quella del 2003, saranno in molti a "soffrire" il caldo.

Certamente per difenderci dalle temperature estreme sarebbe basilare progettare e costruire gli edifici seguendo i principi della bioarchitettura. Infatti, attraverso lo studio dell'esposizione al sole e l'uso di materiali adatti alla coibentazione, potremmo controllare una buona parte del passaggio del caldo e del freddo che per una quota dell'80% si trasferisce attraverso le pareti e i tetti.
Se poi ci fosse la possibilità di circondare le abitazioni con adeguati spazi verdi alberati, eliminando asfalto e cemento, godremmo di un microclima sicuramente più piacevole.

Lo scenario con cui ci confrontiamo è però, nella generalità dei casi, caratterizzato da un approccio diverso per cui, non solo c'è poca attenzione ai criteri della bioarchitettura, ma addirittura si insegue la chimera di una temperatura ideale, costante in ogni ambiente ed in ogni periodo dell'anno (la climatizzazione delle auto come fornitura di serie conferma questa tendenza). Anche se in Italia il clima non è ancora quello tropicale, la scorsa estate è stato battuto ogni record di vendita di condizionatori casalinghi, sicuramente una spinta l'hanno data le temperature record, ma un ruolo chiave è stato svolto dalla pubblicità che a colpi di "eschimesi e cammelli" non ha perso l'occasione di convincerci che la qualità della nostra vita è ormai legata a questi elettrodomestici.

In realtà, oltre l'evidente effetto "fresco nella mia casa" a spese del "caldo asfissiante per chi sta fuori", che si può facilmente verificare sul balcone del vicino o sul marciapiede pubblico in corrispondenza degli scarichi dei condizionatori, non si può trascurare il contributo che questi apparecchi determinano ai fini del riscaldamento globale. 

Ipotizziamo un consumo di 1,15 kWh di un condizionatore che "rinfresca" un locale di 20 mq con un tempo di funzionamento di 10 ore al giorno per un periodo di 60 giorni, totalizzeremo un consumo di 690 kWh/anno. Un ventilatore in grado di garantirci un sollievo soddisfacente in un locale con le medesime dimensioni utilizza 75 Wh, per tempi d'uso analoghi al caso precedente otteniamo un consumo di 45 kWh/anno. In questo ipotetico caso il condizionatore consumerebbe quasi 15 volte di più del ventilatore, dato che sono circa 2,8 milioni le case private dotate di condizionatore possiamo calcolare un emissione di CO2 pari a 1.150.000 tonnellate / anno (0,6 kg CO2/ kWh), contro le 75.600 tonnellate di gas serra che si libererebbero in atmosfera se tutti si convertissero all'uso di un semplice ventilatore.

MarTa

N.B. Il principio per cui proviamo refrigerio per l'azione di un ventilatore è legato alla sottrazione di calorie che naturalmente si ottiene in seguito all'evaporazione dell'acqua presente sulla pelle, fenomeno favorito dalla circolazione dell'aria.





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