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Umanità Nova, numero 15 del 2 maggio 2004, Anno 84

La Cassazione conferma assoluzioni e condanne
Fine del teorema Marini


A poco più di un anno da quella di secondo grado è stata pronunciata il 20 aprile scorso la sentenza definitiva del processo partito dall'inchiesta, ma meglio sarebbe chiamarla "teorema", dei PM Antonio Marini e Franco Ionta.

Tutto sarebbe iniziato addirittura nel lontano 1988 (col sequestro Perrini) per proseguire negli anni successivi con una serie di rapine, attentati e sequestri di persona, fino a quando (settembre 1996) vennero spiccate 29 ordinanze di custodia cautelare e 70 richieste di rinvio a giudizio nei confronti dei presunti appartenenti ad una pericolosissima banda armata denominata "ORAI". Vennero operati 12 arresti mentre 9 mandati riguardavano imputati già detenuti, altri risultarono non reperibili e qualcuno venne catturato più tardi.

Le indagini ed i processi, basati su un largo uso dei pentiti, hanno segnato uno dei livelli più alti di attacco all'anarchismo dai tempi della Strage di Stato, con decine e decine di arresti e centinaia di perquisizioni, intimidazioni ed intercettazioni. Il tentativo fatto, nemmeno tanto nascostamente, attraverso questo lungo procedimento poliziesco e giudiziario è stato quello di ridurre l'azione anarchica svolta alla luce del sole ad una mera facciata sotto la quale si nasconderebbe un "secondo livello" fatto di attentati, sequestri e rapine.

Già la sentenza della corte d'Appello (vedi "Umanità Nova", n.43 del 22/12/02 e n.5 del 9/2/03) aveva smontato le risibili teorie dell'accusa a proposito dell'esistenza di questa fantomatica organizzazione sovversiva e il definitivo giudizio della Cassazione non ha fatto altro che ribadire, sostanzialmente, questa decisione. Non siamo riusciti ancora a leggere il dispositivo di sentenza completo ma, a quanto riportato dalle agenzie, sono state confermate le assoluzioni e le condanne già emesse e questo ha comportato da una parte la definitiva assoluzione di alcuni e dall'altra la carcerazione immediata di quattro degli imputati che erano a piede libero.

Da notare, solo a titolo di cronaca, la scarsissima eco che i mass-media hanno riservato alla notizia della sentenza, sebbene riguardasse dei temuti "anarcoinsurrezionalisti" e questo nonostante il continuo ed asfissiante ripetersi sempre delle stesse veline dei servizi segreti che, da un decennio a questa parte, hanno continuato a segnalare la "pericolosità" dell'anarchismo.

E pericoloso, per il potere, lo è davvero l'anarchismo, specialmente quando lega la sua azione alle lotte sociali con una prassi che non ci mette automaticamente al riparo dalle fantasie inquisitorie ma che è la sola che ci possa permettere di far fronte alla prossima, immancabile, provocazione degli apparati repressivi statali.

Pepsy







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