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Umanità Nova, numero 16 del 9 maggio 2004, Anno 84

Ricordando… Aldo Greco



Aldo se n'è andato. Mancavano pochi giorni al Primo Maggio ed anche questa volta ci avrebbe voluti tutti nella sua casa a Caselle, vicino alla Stura. Ormai da diversi anni la festa del Primo si faceva da lui, che ci faceva trovare cibo, vino e, soprattutto un'atmosfera lieta e giocosa tra l'orto e il pollaio.
Era stato tra i fondatori della Federazione Anarchica Torinese quando, nel '94, decidemmo di aderire alla FAI. Avrebbe compiuto 57 anni questo 29 aprile se quel tumore maledetto, contro il quale ha combattuto con tutte le sue forze non ne avesse alla fine avuto ragione. Una lotta impari nella quale aveva impegnato tutto se stesso da quando la malattia si era manifestata, molti anni fa. Nel momento più difficile non è stato solo: Eleonora, la sua compagna, Mauro e Marco, i suoi figli, l'hanno aiutato nell'ora più dura, rimanendogli sempre accanto.

Mai stato di troppe parole il nostro Aldo. Lui alle parole ha sempre preferito i fatti. Se c'era bisogno di una mano lui era lì con i suoi attrezzi da artigiano idraulico, con l'immancabile furgoncino che ci ha accompagnato in tante manifestazioni, in tante iniziative. Quante volte siamo montati sul cassonetto in trenta e persino in quaranta, uno sull'altro, al termine di centinaia manifestazioni, intonando le nostre canzoni e stemperando così la tensione e la fatica di certe giornate passate a schivare i fumogeni della polizia. Qui a Torino il suo ormai era chiamato il camion della FAI.
Ancora a dicembre, quando il male aveva già minato il suo fisico ma non la sua tempra è stato con noi in piazza contro la repressione. Nel marzo scorso era a Milano in ospedale ad aspettare l'operazione per il tumore ma quando l'abbiamo chiamato nel telefono echeggiavano slogan. In quei giorni i fascisti avevano ammazzato Dax e lui era scivolato fuori dal letto e se l'era filata alla manifestazione.
Era uno che lavorava tantissimo ma mai avrebbe chiamato il suo fare "lavoro": aborriva la schiavitù salariata sin nel nome ed era convinto che l'autonomia di ciascuno di noi dipendesse dalla possibilità di fare da se, nella sottrazione quotidiana alle regole ed alle imposizioni del dominio, del capitale.
Profondamente antimilitarista, si era impegnato a fondo, specie dalle sue parti, promovendo e partecipando a numerose iniziative di controinformazione e lotta. Era convinto che il militarismo segnasse il momento più basso dell'abiezione umana, dove il singolo si riduce a burattino caricato a molle: una volta ad una manifestazione sfilò con una divisa e sulla schiena una molla gigantesca.

Quando l'esercito aveva cercato di arruolare suo figlio Mauro e questi, anch'egli convinto antimilitarista, aveva scelto la non sottomissione, l'obiezione totale sia al servizio militare sia a quello civile, Aldo ed Eleonora avevano inviato al ministero dell'Interno una lettera nella quale comunicavano che loro non erano produttori di carne da cannone e che, quindi, non desideravano essere più disturbati a casa loro dagli emissari dell'esercito.

Aldo quando lo incontravi la prima volta magari ti sembrava un po' matto, per questa sua mania di vivere come se lo Stato non ci fosse. Poi a forza di conoscerlo capivi la forza che aveva dentro. La volta che occupammo il Frankenstein, non si era ancora entrati che già lui trafficava con i tubi, si dava da fare: fuori la polizia si cavava gli occhi per vedere che succedeva mentre lui imperturbabile andava su e giù per i tombini. Quando è arrivato il vicesindaco non alzò neanche la testa: che gli importava? Era un tizio tra i tanti che stavano in strada a curiosare.
Aldo era così, convinto che l'anarchia la fai tutti i giorni, cominciando ad infischiartene del potere, delle sue pretese di decidere la tua vita.

Eravamo in tanti a salutarti nel tuo ultimo viaggio. Le nostre bandiere ed il cuore stretto in una morsa mentre quattro compagni ti portavano in spalla verso il cimitero. Le parole di Tobia, lucide e commosse e poi il Maggio, intonato da Alfo e Donato e noi dietro, stonati come al solito. Ma molto più tristi. Ed incazzati, perché non avremmo voluto essere lì in un aprile bigio a maledire il destino cinico e baro che ti ha portato via.

Ciau, Aldo!

I compagni e le compagne della Federazione Torinese








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