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Umanità Nova, numero 18 del 23 maggio 2004, Anno 84

Clandestini per legge
La chimera del rinnovo dei permessi di soggiorno



Il governo clerico-imprenditorial-fascista attualmente al potere in Italia ne ha fatta un'altra delle sue sulla pelle dei migranti. Si è infatti scoperto che sulla base della famigerata legge Bossi-Fini il rinnovo dei permesso di soggiorno può essere concesso solo a chi si presenta in questura con un contratto di lavoro subordinato di almeno un anno. Contemporaneamente, in base alla parimenti famigerata legge Biagi (legge 30/2003 di riforma del mercato del lavoro) alcune tipologie di contratto di lavoro, come il lavoro a progetto (le ex collaborazioni coordinate e continuative – co.co.co) sono considerati lavoro autonomo: quindi non legittimano il rilascio del permesso di soggiorno. Non parliamo dello svolgimento di lavoro interinale: non basta certo l'essere al soldo di un'agenzia di lavoro in affitto e guadagnarsi il pane a spizzichi e mozzichi tutto l'anno (un mese, sette giorni, tre mesi, due settimane, ecc.) per avere il rinnovo. Se poi si è stati così illusi di volersi mettere in proprio, aprire una partita IVA e fare, che so, l'artigiano, la musica non cambia. No contratto di lavoro subordinato di un anno, No permesso di soggiorno.

In tempi in cui contratti di lavoro subordinato per periodi di almeno un anno (lasciamo perdere i contratti di lavoro a tempo indeterminato) son merce che nemmeno gli italiani si procacciano facilmente, pretendere dai migranti extracomunitari di far meglio degli autoctoni pare non solo beffardo o ipocrita, ma una vera e propria porcheria.
Non è chi non veda come il disegno sia scoperto e rivoltante: il mercato del lavoro viene disarticolato totalmente e reso assolutamente funzionale alle mutevoli esigenze aziendali con la creazione di figure nuove di rapporto di lavoro che si qualificano come autonomo, anziché subordinato, nonché con la pratica liberalizzazione dei contratti a termine e del ricorso al lavoro interinale (bel regalo al popolo bue del pacchetto Treu ulivista: legge 196 dell'anno domini 1997); contemporaneamente, ai lavoratori extracomunitari si chiede di aver stipulato contratti di lavoro subordinato di almeno un anno per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Morale: gli stranieri qui non ci devon stare, non possono costruirsi una vita normale, fatta anche di precarietà come gli italiani. Meglio: gli italiani devono essere precari; gli extracomunitari lo devono essere al cubo, cioè devono essere sbattuti al più presto di nuovo nel lavoro nero e nella mancanza di permesso di soggiorno, in modo da essere ricattabili dai padroni nostrani e alla mercé di un'espulsione che in ogni momento potrebbe arrivare.

Giacché il bisogno spinge uomini donne e bambini ad attraversare il mare e le frontiere con ogni mezzo rischiando la pelle e quindi è certo che il fenomeno migratorio non si arresterà, conviene mantenere ai margini di una vita normale 'sti poveracci che costano due lire come manodopera (notoriamente la fame fa miracoli sulla capacità del lavoratore di accettare bassi salari e condizioni di lavoro infernali) e che alla bisogna si possono sbatter fuori con operazioni di sgombero di bei palazzi fatiscenti che 'sti disgraziati hanno occupato per avere un tetto anche se lercio e freddo d'inverno e torrido d'estate: il tutto per il godimento del buon popolo bramoso di legge e ordine, nonché di un capro espiatorio alla sua condizione di precario a vita: son loro, li vedete, che vi ruban il lavoro! Mica certo i padroni che sul vostro esser con l'acqua alla gola con mutui e bollette fan di voi quotidiana trippa d'azienda (privata o pubblica ormai non fa differenza).
Triste la condizione dello straniero, ma ancor più triste la condizione dell'italiano. Che a questo paese di emigranti (mica solo terroni: in Piemonte c'è un paese di nome Perosa Argentina, per quanti dalle valli emigrarono nella pampa; e che dire dei veneti, terroni del nord; ma tutto il paese ha dato ai vapori dell'Atlantico e alle miniere d'Europa); dicevo: che ha questo paese di migranti non venga un rigurgito di umanità e dignità e vomiti questa schifezza del trattamento degli stranieri, rattrista.

Ancor più giusta però appare la lotta anarchica per un mondo senza stati né frontiere dove nessuno sia clandestino ma possa costruirsi la propria esistenza libera e dignitosa. Spezziamo i lacci e lacciuoli di una legislazione infame che fa dello sfruttamento del più bisognoso norma quotidiana e spinge lo sfruttato contro lo sfruttato, vecchio gioco dei padroni. Un po' d'aria fresca in questo paese che sta perdendo l'anima. La lotta a fianco dei migranti è la lotta di tutti: siamo tutti gli stranieri di qualcuno.

Simone Bisacca










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