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Umanità Nova, numero 20 del 6 giugno 2004, Anno 84

Fecondazione: una legge liberticida
Un parto mostruoso



Appena approvata, il 10 marzo scorso, la legge sulla procreazione assistita già sembrava un mostro…

Ma qualcuna forse pensava che "fatta la legge trovato l'inganno"; forse sarebbe stato possibile trovare scappatoie per i punti più tremendi, forse quei divieti ed obblighi, incomprensibili dal punto di vista umano, medico, giuridico, sarebbero stati aggirati.

Ed invece oggi abbiamo la prova che questa legge viene applicata fino in fondo e contro le donne.

Il primo caso è quello di una donna di Catania, portatrice sana di talassemia. Non era riuscita ad avere figli e si era rivolta ai centri contro la sterilità prima dell'approvazione della legge. Nella sua storia di donna c'erano già aborti ed una gravidanza extrauterina. Il suo corpo aveva già corso rischi gravi: se aveva nonostante tutto scelto di avere un figlio, il desiderio doveva essere molto grande. Voleva però che suo figlio nascesse sano, perché sa quanto grave sia la malattia di cui è portatrice sana.

Ma nel corso della cura venne approvata la legge e questa ha un capitolo intero (il VI), che ha come scopo le "misure di tutela dell'embrione".

Perciò gli ovuli fecondati non potevano più essere congelati, né distrutti, ma dovevano essere impiantati tutti, anche se malati. Così un giudice ha imposto alla donna l'impianto dell'unico ovulo che era sopravvissuto, incurante della salute della madre, del futuro bambino e dell'embrione stesso.

La legge sopra tutto.

Un altro caso è quello di una donna che ha dovuto farsi impiantare tutti e tre gli ovuli fecondati. Ma il suo fisico non può sopportare una gravidanza triplice. Ora le possibilità che le si aprono sono varie: portare a termine la gravidanza rischiando di morire, o andare all'estero per abortire uno degli embrioni che porta in sé.

In Italia le hanno detto che non è praticabile: se fosse rimasse incinta per " vie naturali" sarebbe stato possibile, ma poiché i tre embrioni derivano da una fecondazione assistita ciò non è possibile. 

Anche in questo caso la legge sopra ogni cosa, al di là anche del buon senso. 

E la sanzione per chi "trasgredisce" è pesante: "fino a tre anni di reclusione e multe da 50 000 a 150.000 euro". Se qualcuna potrà essere processata per "mancata  tutela dell'embrione", se il corpo e la volontà della donna diventano meno importanti di un embrione, quanto sarà lungo il passo per arrivare alla cancellazione o ad una drastica revisione del diritto di aborto?

Il linguaggio delle donne ed il linguaggio delle leggi non hanno nulla in comune. La speranza che la dignità, il rispetto, la libertà di scelta, la sicurezza della propria salute, possano essere garantiti da una legge è evidente al di là di ogni incertezza. La convinzione che il diritto e la giustizia possano in qualche modo coincidere, definitivamente cancellata.

Oggi è, ancora una volta di più, necessario che le donne riprendano la parola su tutto ciò che riguarda la loro vita e che altri pretendono di decidere per loro, contro di loro, sopra di loro.

R.P.












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