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Umanità Nova, numero 21 del 13 giugno 2004, Anno 84

Roma: dalla parata del 2 alla visita di George II
Giornate di passione



2 giugno: la parata degli assassini
Il 2 giugno lo stato militarista ha voluto celebrare se stesso riproponendo l'abbinamento tra festa della repubblica e carri armati che tanto successo sta avendo anche in Iraq.
I commenti e commentatori, in Tv ed in piazza, che sembravano presi di peso dai cinegiornali dell'Istituto Luce, sottolineavano la grandiosità dell'evento con assurdi neologismi, coniati per l'occasione, (ho scoperto l'alpinicità: l'attitudine ad essere alpini): ci sarebbe stato da ridere se quello non fosse lo stesso esercito che massacra inermi civili iracheni.
Fortunatamente c'è stato anche chi ha cercato di ricordare che l'esercito serve a fare la guerra e ad ammazzare le persone: le parate militari sono state oggetto in tutta Italia di contestazioni da parte degli antimilitaristi che ha visto i nostri compagni in prima fila.
A Roma in particolare l'implacabile esercito spietato e crudele nella lotta ai "terroristi" iracheni ha mostrato i suoi piedi d'argilla minacciando di caricare alcuni dimostranti che avevano l'ardire di lanciare dei palloncini con la scritta "No alla guerra!", o facendo abbassare il volume di un furgone che, a più di due chilometri di distanza dalla parata, aveva l'ardire di scandire slogan antimilitaristi.
Evidentemente la paura che qualcuno gridasse "Il re è nudo" rompendo l'incanto della bella favoletta televisiva, dove tutto va bene e sono tutti felici e sorridenti, è stata troppo forte ed è un indice preciso della crisi di consenso che questi signori e la loro guerra hanno nel paese.

4 giugno: la vista romana dell'amico americano di Silvio
Il 4 giugno c'è stato invece il megaspot elettorale per Berlusconi con il presidente degli USA nella veste di testimonial.
La scusa formale della visita è stato il sessantenario della liberazione di Roma che è stato celebrato dopo essersi dimenticati di festeggiarne sia il cinquantenario sia gli altri 58 anniversari.
Il programma della visita prevedeva il solito giro dei palazzi del potere romano, con il Vaticano in prima fila, visto che anche Bush è in campagna elettorale e deve guadagnarsi il voto dei cattolici statunitensi.
Nel programma è stata inclusa, a sorpresa, una visita alle Fosse Ardeatine. Nessuno ha rilevato l'incongruenza di una cerimonia che ha visto per protagonisti un presidente del consiglio che non ha mai partecipato alle celebrazioni del 25 aprile (né, quest'anno, a quelle per il sessantenario delle stesse Fosse Ardeatine, lo scorso 26 marzo) e di un presidente degli USA che non ha nulla a che vedere con il sacrario (non vi sono statunitensi sepolti e l'eccidio non è stato legato, in alcun modo, all'attività bellica degli alleati), se non per il fatto che le torture compiute dall'esercito statunitense a Abu Ghraib e a Guantanamo assomigliano a quelle perpetrate dai nazifascisti a Via Tasso e che le azioni di rappresaglia compiute a Falluja (l'assedio della città per rispondere allo strazio dei corpi di quattro americani morti in un'imboscata) ricordano molto da vicino i "dieci italiani per un tedesco" praticato dagli occupanti nazisti.
C'è stato nei giorni precedenti la visita un tentativo di alzare la tensione evocando scenari di devastazioni cittadine, ricordando il G8 di Genova e spacciando, con grande spiegamento di potenza mediatica, la conferenza stampa di due pacifisti travestiti da detenuti di Abu Ghraib per la conferenza stampa dei black bloc (tenuta oltretutto nella sala della provincia di Roma).
Probabilmente la speranza di molti era che il corteo in un giorno feriale e l'attesa di disordini, cariche e repressione, riducesse la manifestazione ad una mera testimonianza, minoritaria e non significativa, dell'antiamericanismo dell'estrema sinistra.
Le cornacchie della sinistra istituzionale si sono affrettate a prendere le distanze dalla manifestazione e, con un'ennesima giravolta politica, si sono sparpagliati per l'Italia a visitare i cimiteri militari americani, lamentandosi, anche, di non essere stati invitati agli incontri con Bush.
Visto che l'anniversario della liberazione di Roma è stato celebrato occupandola militarmente per consentire la libertà di movimento a Bush e al suo seguito e negandola ai cittadini romani, i compagni fin dalla mattina hanno attuato blocchi stradali e presidi, più o meno creativi, più o meno combattivi in varie piazze.
È da registrare anche la tempestività dell'ENEL che proprio quella mattina ha deciso di fare dei lavori di manutenzione ad alcuni generatori che alimentano, ma guarda tu che coincidenza, solo le due radio romane (Onda Rossa e Città Aperta) del circuito di Radio GAP e Teleambiente (che nelle ore notturne trasmette TeleDurruti e che, tra le TV locali, è la meno allineata al potere).
Chi sperava che l'andamento carsico del movimento contro la guerra fosse nella fase sotterranea è rimasto deluso: alla manifestazione pomeridiana hanno preso parte almeno duecentomila persone. Il che, considerato il giorno feriale e le minacce di disordini che hanno tenuto lontano molti, dà la misura di un successo di mobilitazione con pochi precedenti.
Il corteo ha avuto più una dimensione di "movimento" con pochi striscioni di organizzazioni ed una fiumana di persone che si muoveva al ritmo della musica dei vari sound system caricati sui camion.
Non ci sono stati gli attesi (e per alcuni sperati) incidenti. C'è da dire che in alcuni momenti del corteo la polizia ha fatto di tutto per provocarli, ma, evidentemente, con poco successo.

L'informazione drogata del media
Inviterei i compagni a riflettere su alcuni aspetti "mediatici".
Uno riguarda l'assurdità delle cifre fornite dalla questura: in mattinata aveva stimato il corteo degli studenti universitari partecipato da 6-7.000 persone. All'avvio della manifestazione aveva parlato di 50.000 partecipanti al corteo poi, quando il corteo si è ingrossato, ha parlato di 6-7.000 persone.
L'altro è stato il commento della manifestazione da parte dei soliti politicanti tutto centrato sull'esecrazione per lo slogan "10-100-1000 Nassirya", che, pare, sia stato gridato in uno dei blocchi della mattinata. La stessa mattina, nel corso di uno dei concentramenti autorganizzati, erano stati lanciati 2 razzi contro il ministero dell'aeronautica ed uno dei due era addirittura esploso all'interno, l'episodio è stato quasi ignorato dalla stampa.
Questi dati mi danno l'impressione di una gestione centralizzata delle notizie relative al corteo: credo sia stata l'effetto di un controllo censorio deciso in caso di disordini di piazza. 

Fricche













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