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Umanità Nova, numero 21 del 13 giugno 2004, Anno 84

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Pordenone: coperte le vergogne del militarismo
Anche a Pordenone è arrivata la campagna nazionale "copriamo le vergogne del militarismo"!
Una quindicina di Vie della città intitolate alle aberrazioni del militarismo (Via dell'autiere, Via dell'Ariete, Via Fiamme Gialle, Via brigata Julia, Via 3° Armata, Via divisone Folgore ecc) sono state coperte e rinominate...Via dei disertori, Via l'esercito dall'Iraq, Via Carlo Giuliani, Via Augosto Masetti, Via la guerra dalla storia e sono solo alcune delle Vie "nuove".
Un azione simbolica che copre la vergogna di vie dedicate ad assassini in divisa, gli stessi assassini che pochi mesi fa hanno sparato ed ucciso 15 civili iracheni tra cui due bambini, questo "ufficialmente" ma è ormai certo che le vittime siano almeno un centinaio, una vera e propria strage.
Se a Pordenone si vorrà "ringraziare" e celebrare gli orrori di un esercito assassino che in nome della pace ammazza e massacra arruolando carnefici e vittime allo stesso momento, noi non ci stiamo!
Vogliamo un mondo di libere ed uguali, un mondo senza guerre e quindi senza eserciti.
La campagna "copriamo le vergogne del militarismo" deve proseguire coprendo la peggiore delle vergogne: la parata militarista del 19 giugno voluta dal sindaco e dalle destre, per la prima volta in Italia si vuole celebrare nella pubblica piazza una brigata di ritorno dall'occupazione in Iraq!
Non staremo a guardare!
R.AF. PN - Resistenza Antifascista

Ancona: per la settimana rossa e contro la guerra
Si sono tenute con successo il 4 giugno ad Ancona le iniziative per il 90° della Settimana Rossa. Le tematiche dell'insurrezione popolare di ieri (contro la guerra, per l'antimilitarismo e le lotte sociali) sono state ricordate e quindi attualizzate alla realtà di oggi contro la "guerra infinita" in atto, contro il militarismo dilagante e per l'opposizione sociale.
Da ricordare che dieci anni fa l'appena insediato primo governo Berlusconi vietò la manifestazione di Ancona per la Settimana Rossa che invece si svolse ugualmente nonostante il clima di assedio e di paura che la polizia attuò in città. Lo stesso striscione del 1994 ("La Settimana Rossa continua: no alla guerra, no al fascismo, per le lotte sociali") ha accompagnato le manifestazioni del 2004 a significare l'esigenza di continuazione e di radicalizzazione della nostra lotta.
L'iniziativa, promossa e organizzata dal Gruppo Anarchico "Malatesta" di Ancona, ha visto tra le altre l'adesione dell'USI-AIT Unione Sindacale Italiana, della CUB/RdB delle Marche e dell'Unione Inquilini di Ancona.
Centro delle varie iniziative svolte è stato il Circolo ad Alto, locale a pochi passi dal luogo dell'eccidio del 1914, in una delle vie che furono sbarrate dalla sbirraglia che compì la strage di manifestanti.
Allestita all'interno una mostra sulla Settimana Rossa e una raccolta di quotidiani originali dell'epoca che riportavano la cronaca dei fatti.
Nel pomeriggio si è svolta l'annunciata conferenza che ha visto una buona partecipazione di attento pubblico.
Italino Rossi ha ben relazionato sui "i moti della Settimana Rossa" illustrando lo scenario politico, sociale e sindacale in cui i fatti di Ancona si inserirono, lo sviluppo del movimento insurrezionale e le cause che ne determinarono la fine; Massimo Varengo, partendo dalle vicende del 1914 ha poi illustrato l'attualità e la fattibilità del progetto autogestionario ed anarchico, anche di fronte allo stato critico del sistema sociale e capitalistico mondiale destinato al crollo.
Un interessante dibattito ha accompagnato le relazioni. Intervenuti tra gli altri compagni di Bologna, Rimini e il compagno di Ancona, Cardarelli, per l'Unione Inquilini.
Al termine della Conferenza ci si è mossi per ripercorrere il corteo mai terminato, il tragitto del 1914 che fu bloccato e represso dal piombo della sbirraglia.
I compagni, con striscione e varie bandiere, si sono recati presso la lapide della Villa Rossa (luogo dell'eccidio) dove hanno deposto fiori e una bandiera anarchica. Poi si è continuato "sfondando" simbolicamente il divieto e il muro di guardie del 1914 e arrivando nella centrale piazza Roma dove novantanni prima furono bruciati dal popolo i giornali che riportavano i comunicati della CGL che invitava a sospendere l'agitazione e lo sciopero.
Un'ultima doverosa tappa è stata quella alla lapide di Errico Malatesta (nell'omonima piazza) dove sono stati messi fiori e un'altra bandiera. Non sono mancati, durante il percorso, slogan contro la guerra e la venuta di Bush a Roma.
Rientrati al Circolo ad Alto, dopo una riuscita cena sociale si è tenuto l'atteso concerto del cantautore anarchico Alessio Lega e dei suoi validissimi accompagnatori.
Lega è stato eccezionale incantando e coinvolgendo tutti i presenti che più volte hanno richiesto (e ottenuto) il bis.
La serata è proseguita con musica improvvisata e convivialità.
Una giornata importante di memoria storica e di indicazioni per il presente che non poteva mancare in una città da sempre sensibile alla propaganda e all'azione anarchica.
Gruppo "Malatesta" Ancona

Palermo: in piazza contro il razzismo e la guerra
Circa 500 persone hanno partecipato alla manifestazione per il diritto d'asilo che si è tenuta a Palermo lunedì 31 maggio.
Il coloratissimo corteo, che ha visto una massiccia presenza di immigrati, ha percorso le centralissime vie Maqueda e Roma per poi sciogliersi davanti la Prefettura dopo l'ingresso di una delegazione.
Le richieste avanzate dalle comunità immigrate e dagli antirazzisti palermitani riguardano le gravi difficoltà cui vanno incontro i richiedenti asilo e i rifugiati politici al momento in cui fanno ingresso in Italia.
I tempi per il riconoscimento dello status di rifugiato politico e, più in generale, per il rilascio del permesso di soggiorno sono lunghissimi (più di un anno). In attesa del riconoscimento, il rifugiato non può lavorare perché la legge non glielo consente. Questa normativa, a metà tra il comico e il tragico, condiziona pesantemente le esistenze dei rifugiati che sono così condannati a un perenne limbo di precarietà: non possono rendersi autosufficienti e devono contare su un'accoglienza che lo Stato italiano semplicemente non offre.
La manifestazione ha dunque espresso le seguenti rivendicazioni: accelerazione dei tempi per le procedure di riconoscimento dello status di rifugiato e conseguente rilascio del permesso di soggiorno; trasferimento da Roma a Palermo della Commissione nazionale che esamina le richieste (alla stessa stregua di quanto successo recentemente a Caserta); diritto al lavoro per i richiedenti asilo.
Da segnalare l'irritante atteggiamento della polizia che, durante tutto il corteo, ha effettuato delle riprese video senza neanche nascondersi troppo. Stanchi di questa inutile quanto grottesca pratica voyeuristica, alcune compagne e alcuni compagni hanno provocatoriamente offerto i loro documenti all'occhio elettronico della videocamera digossina.
Mercoledì 2 giugno la sbornia di retorica patriottarda e militarista che gli apparati dello Stato hanno voluto imporre anche a Palermo è stata disturbata dalla lucida determinazione di quanti in questa giornata non trovano niente per cui festeggiare.
Il Comitato cittadino "Fermiano la guerra", i Giovani Comunisti, il Forum Sociale, gli anarchici e altre individualità hanno disturbato la parata di Piazza Vittorio Veneto: al grido di "diserzione, diserzione!" circa quaranta persone si sono rese visibili con alcuni striscioni contro la guerra in Iraq per esprimere il proprio dissenso nei confronti della spirale di violenza in cui le istituzioni vogliono farci precipitare.
Il 4 giugno, in concomitanza della visita ufficiale di Bush in Italia, i pacifisti palermitani hanno tenuto un presidio davanti il Teatro Massimo. Il clima di campagna elettorale ha già piegato la drammatica questione della guerra in Iraq agli interessi delle botteghe di partito: molti i politicanti presenti in piazza, tra cui il redivivo ex-sindaco Orlando .
Le anarchiche e gli anarchici presenti non si sono così lasciati scappare l'occasione di effettuare un massiccio volantinaggio astensionista, giusto per ribadire che pace e giustizia sociale sono obiettivi concreti che non vanno cercati nelle urne elettorali, ma nella lotta e nel rifiuto della delega.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

Bologna: 2 giungo contro il tricolore a stelle e strisce
Anche a Bologna, come in altre città, si è svolta una controcelebrazione della festa della repubblica. Quest'anno, alle tradizionali ragioni anarchiche e libertarie di segno antimilitarista ed antistatale, si accompagnavano le contestazioni in vista della manifestazione contro il governo americano e del suo lacchè italiano che si è poi svolta il 4 giugno a Roma.
L'iniziativa bolognese è salita sull'altare dell'informazione nazionale perché serviva al governo italiano alimentare l'allarme sociale in vista della manifestazione di Roma.
Di per sé è stata una buona iniziativa: alcune centinaia di compagn* (anarchici, rifondazione, disobbe e altri) hanno affisso cartelli (particolarmente significativa l'affissione di tatzebao volanti prodotti dal circolo anarchico Berneri di Bologna), striscioni, distribuito volantini e disturbato sonoramente la retorica adunata militarista che caratterizza questa festa dello stato. Gli anarchici diffondevano un volantino con l'emblematico titolo di "2 giugno – festa della morte".
Motivi di contestazione erano determinati anche dal fatto che il cerimoniere dell'esibizionismo militarista era il sottosegretario alla difesa Filippo Berselli noto ras del fascismo locale.
Terminata la cerimonia, deserta di cittadini, i compagni si sono mossi in corteo all'interno di piazza Maggiore per andare a liberare piazza Nettuno dove l'esercito italiano aveva infangato la memoria della resistenza. Un reparto di polizia si è schierato per impedire questa liberazione. Ne sono seguiti alcuni tafferugli, del tutto pretestuosi e del tutto provocati dai poliziotti (come ha dovuto ammettere a denti stretti il questore di Bologna a seguito delle polemiche dei giorni successivi). Infatti i giornali nazionali hanno colto la palla al balzo per alimentare il clima di provocazione che il governo ha inscenato in queste settimane. Mentre a Roma, si diceva, la polizia aveva governato la piazza, a Bologna si erano sviluppati "gravi incidenti". Nulla di più falso anche se, per la sceneggiata del governo, un giovane compagno ha dovuto farsi medicare con tre punti di sutura.
Bilancio della giornata: manifestazione militar-fascista delle istituzioni completamente disertata dalla popolazione; contromanifestazione di chiaro segno antimilitarista ed antifascista seguita da un ampio consenso. Infatti, appena il corteo dei compagni ha attraversato piazza Maggiore, diverse centinaia di persone lo hanno seguito, mettendo in evidenza l'isolamento del governo e della sua politica di fronte alla popolazione. A nulla sono serviti i zelanti sforzi a sostegno delle istituzioni della costola sinistra dei lacchè di stato.
Redb

Torino 2 giugno: la parata dei disertori!
Il 2 giugno, nel secondo anno della guerra permanente, Torino si è vestita con i colori della guerra: le piazze e le vie del centro invase da militari in pompa magna circondati da centinaia di poliziotti e carabinieri intenzionati a mettere la museruola a qualunque manifestazione di dissenso.
Sin dai giorni precedenti le intenzioni erano state chiare: tapparci la bocca. La Questura aveva vietato la manifestazione – con inaugurazione del Monumento al disertore – organizzata in piazza Castello per il pomeriggio del 2 giugno dalla Federazione Anarchica Torinese.
Ma non solo: anche tutte le altre piazze del centro erano state dichiarate off limits per gli antimilitaristi. L'Italia è in guerra e quindi non è ammesso criticare la parata degli assassini che hanno invaso la città.
Come anarchici ed antimilitaristi abbiamo deciso che avremmo manifestato lo stesso: con i tempi ed i modi che si sarebbero parsi più opportuni.
Sin dalla serata precedente tutti i monumenti militaristi della città erano presidiati da pattuglie di poliziotti e carabinieri, mentre in piazza Castello, la sorveglianza era attuata mitra alla mano. Alcuni di noi che quella sera attraversavano il centro sono stati prontamente seguiti ed identificati dalle solerti forze del disordine.
Il 2 giugno per l'intera giornata la cappa poliziesca è divenuta addirittura soffocante: elicotteri che sorvolavano la città, polizia ovunque, la digos che sorvegliava la nostra sede, compagni pedinati nei loro spostamenti.
Nonostante ciò a metà pomeriggio un lungo drappo ha coperto – per la seconda volta in due mesi – il monumento al bersagliere in corso Galileo Ferraris, nel cuore della Torino militare. Sotto il monumento la scritta "copriamo le vergogne del militarismo".
Contemporaneamente uno striscione blu è stato steso sul l monumento eretto in piazza Crimea in ricordo della tragica spedizione coloniale intrapresa dai prodi Savoia. Sotto al monumento la scritta "Savoia…rdi nel caffelatte". Il militarismo nostrano mostra lo stesso volto oggi come ieri.
Il blitz è avvenuto di fronte alla Direzione Nazionale di Polizia i cui piantoni non si sono accorti dell'incursione degli Antimilitaristi.
Più tardi il Monumento al Disertore ha fatto la sua comparsa in centro: in barba ai divieti della polizia ha attraversato via Garibaldi, dove è stato presentato alla cittadinanza con brevi comizi volanti. Al grido di "diserzione! Diserzione! un gruppo di anarchici ha effettuato una sfilata antimilitarista dietro lo striscione "Quando la patria chiama: rispondi signornò".
Il "Disertore" ha infine fatto capolino nella blindatissima piazza Castello dove per qualche minuto è stato eretto di fronte ad una folla un po' stupita di alpini e crocerossine. La cerimonia di inaugurazione, prontamente intrapresa dai compagni che l'hanno accompagnata con canti e slogan, è stata bruscamente interrotta dalla Digos e dalla Celere in assetto antisommossa che hanno tentato di sequestrare il monumento e lo striscione. Dopo qualche spinta e brevi momento di tensione sono stati recuperati striscione e monumento e la sfilata è ripresa scortata da presso dalla polizia.
In tarda serata, a degna conclusione di una giornata di informazione e protesta antimilitarista, il "Monumento al Disertore" ha trovato propria definitiva collocazione accanto al portone della "Scuola di applicazioni militari". Siamo tuttavia certi che dopo questo movimentato esordio nel centro di una Torino in tempo di guerra, tornerà prima o poi a farsi vivo, per ricordare a questa città che c'è chi si oppone alla vergognosa retorica patriottica con cui si copre il sangue degli uomini, donne e bambini ammazzati in Iraq dai "nostri ragazzi".
Federazione Anarchica Torinese – FAI

A Stresa, contro il Gruppo Bilderberg
Il Gruppo Bilderberg è una misteriosa organizzazione che agisce come una potente lobby internazionale. Ne fanno parte personcine a modo del calibro di Kissinger, Holbrooke, Kagan, Tronchetti Provera, Monti, De Bortoli, Passera, Perle, Tremonti. Per farla breve, del gruppo Bilderberg fanno parte molti dei membri del Gotha della finanza, dell'impresa e della politica mondiale: chi volesse vedere l'elenco completo può andare sul sito .
Il Gruppo Bilderberg è stato fondato dal principe Bernardo d'Olanda nel 1954.
Questo è dunque l'anno del cinquantenario.
Per festeggiare degnamente la ricorrenza, i signori del Gruppo hanno deciso di tenere la loro conferenza annuale sulle sponde del lago Maggiore, e precisamente al Grand Hotel des Iles Borromées di Stresa. L'alberghetto appena citato è stato preso in blocco dai convegnisti, così da poter godere di una maggiore tranquillità, condizione necessaria ad ogni attenta riflessione sui destini del mondo. Sembra che quest'anno i temi più discussi siano stati lo sviluppo economico della Cina, i problemi dello sviluppo economico mondiale, la questione del Medio Oriente, la crisi petrolifera. Temi che sicuramente rivestono un'importanza notevole per tutti gli esseri umani.
Non è dato però conoscere gli esiti delle discussioni che si sono protratte dal 3 al 6 di giugno. Gli oligarchi del capitale ci tengono al segreto: il mistero li rende più affascinanti e può far pensare che davvero si stiano preoccupando non dei loro interessi, ma del benessere dell'intera umanità.
Quest'anno, però, i membri del Gruppo Bilderberg hanno trovato, nella tranquillità di Stresa, una sorpresina inattesa. Per la prima volta, dopo cinquant'anni, qualcuno si è mobilitato per contestarli e per chiedere ragione della loro attività. I fori sociali locali hanno organizzato, il pomeriggio di sabato 5 giugno, un presidio di protesta proprio sul lungolago di Stresa, a poca distanza dal Grand Hotel sede del convegno. A tale presidio ha dato il suo contributo pure il Circolo Zabriskie Point di Novara.
Sono stati distribuiti volantini e si è parlato con i passanti, così da poter rendere note le ragioni della protesta in atto. La massa dei manifestanti non è stata certo oceanica (a proposito, un ringraziamento per il conteggio molto preciso effettuato dai compagni di Indy). Tuttavia ha fatto una certa impressione vedere esposto, sul lungolago della ridente ed esclusiva località turistica, lo striscione recante la scritta rossa "Contro i padroni del mondo". C'è infine da rilevare che lo striscione era affiancato, sui due lati, da una bandiera della pace e da una bandiera rossonera.
Mick

Modena: corteo contro l'autodromo
Una manifestazione così a Modena se la ricorderanno per un pezzo. Oltre mille fra giovani e giovanissimi, compagne e compagni hanno sfilato per i viali e la centrale via Emilia, il 5 giugno, per ribadire che "il nostro modello di sviluppo è: autogestione dappertutto".
La manifestazione era in via di organizzazione da alcuni mesi, da quando cioè la cordata politico affaristica che si accinge a conquistare la guida del consiglio comunale di Modena aveva fatto trasparire in modo chiaro la sua volontà di dare nuova esecuzione ai piani per la costruzione di un "nuovo" autodromo cittadino. Tale monumento al consumismo e al dispregio per l'ambiente dovrebbe sorgere a ridosso dell'aeroporto cittadino. Peccato che in quell'area ci sia, da alcuni anni, lo spazio sociale e anarchico "Libera". Questo si è rivelato, per gli affaristi modenesi, un vero guaio. Abituati ad esercitare la propria egemonia di classe senza sostanziali opposizioni, lor signori hanno dovuto fare i conti col rinascente anarchismo modenese.
Un corteo partecipato, determinato, rumoroso e pieno di contenuti, andato al di là delle più rosee aspettative, ha messo la giunta uscente ed entrante (entrambe uliviste con il triciclo che perde alcune ruote nella ridda di contratti affaristici che affollano le settimane pre-elettorali) di fronte alla questione se assecondare gli accordi con la lobby dei motori o prendere atto che la città (sicuramente la sua componente giovanile) non vuole l'autodromo e, soprattutto, vuole che l'esperienza autogestionaria di Libera continui ad esistere.
Aprivano il corteo lo striscione di Libera e quello della Federazione Anarchica Italiana. Ma la quantità (ed anche la qualità) della manifestazione l'hanno espressa diverse centinaia di giovani e giovanissimi al seguito di un grande palco mobile sul quale si sono alternati diverse band ed, in particolare la "Paolino Paperino band" il cui concerto ha di fatto da traino ai giovani che ballavano e pogavano.
Non è mancata una incisiva contestazione all'amministrazione locale. Giunti all'altezza di piazza Grande (sede municipale), alcune centinaia di manifestanti si sono staccati dal corteo per deporre al centro della piazza un "albero motore"; in contemporanea si svolgeva nella piazza un comizio elettorale proprio della lista ulivista sostenitrice dell'autodromo. Altro momento di forte contestazione è stato di fronte alla redazione de "il Resto del Carlino" (quotidiano nazionale) che rappresenta le istanze più retrive della borghesia emiliana e che, guarda caso, sostiene la lista ulivista nei suoi proponimenti politico-affaristici.
La manifestazione ha certamente rappresentato un momento importante per la difesa di uno dei pochi spazi liberi in città.
Pippo













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