Umanità Nova, numero 22 del 20 giugno 2004, Anno 84
George Bush è venuto in Italia, in veste formale, per celebrare il contributo dato dagli statunitensi alla guerra contro il nazifascismo, partecipazione assai tardiva (1943) motivata da interessi economico strategici non più prorogabili, mentre, nella sostanza, le ragioni della sua visita toccavano ben altro: le nuove funzioni strategico militari della penisola italica.
I tour, come quelli nell'Est europeo di pochi mesi orsono, non sono mai fatti a "vuoto": i fasti celebrativi coprono accuratamente i retroscena operativi e d'azione.
L'Italia con molta probabilità diventerà il nuovo baricentro della flotta navale Statunitense.
Sembra, ma lo diamo per certo poiché sono diverse le fonti sia civili che militari che lo confermano, che il comando della US Navy verrà trasferito dalla palazzina vittoriana di North Audley Street di Londra a Napoli, unificandosi con il Quartier generale delle Forze Navali del Sud Europa. Le ragioni di questa ri-localizzazione sono ai più note: cambiano i luoghi dei conflitti e, di conseguenza, variano le dislocazioni militari atte supportarli.
Sono le stesse ragioni per cui gli statunitensi non considerano più rivelante, dal punto di vista strategico, una presenza militare massiccia in territorio tedesco. Il fronte NATO si è allargato sensibilmente ad Est ed è là che si colloca la nuova frontiera e la nuova e massiccia presenza militare.
La US Navy, forte di oltre 1500 soldati, stazionava nei mari del Nord perché doveva fronteggiare l'altrettanto potente flotta sovietica: la calotta artica serviva a nascondere le operazioni dei micidiali sommergibili carichi di armi nucleari.
A seguito di questi cambiamenti la VI flotta che attualmente è di stanza a Napoli – Gaeta si sposterà a Taranto, altro centro militare nevralgico, dove a fianco della nuovissima base Nato di Chiapparo, che verrà inaugurata tra poco, dovrebbe sorgere presso l'attuale porto commerciale la nuova base USA. La profondità delle acque del porto commerciale creerebbero, infatti, meno problemi agli attracchi delle portaerei.
Il piano strategico degli Stati Uniti ha però l'obiettivo di ridisegnare il panorama delle servitù militari presenti in Italia.
Il canale di Camp Darby, dedicato al carico ed al trasporto di materiale militare presente nei loro depositi, verrà raddoppiato per dimezzare i tempi delle operazioni, mentre nella base de La Maddalena verrà previsto un ampliamento per accogliere i sommergibili nucleari di Santo Stefano dediti, tra gli altri, a compiti di intelligence.
In questa logica di intervento rapido in Medio Oriente verranno potenziate le basi di Catania - Sigonella, come ponte aereo e di Solbiate Olona, a ridosso della Malpensa a Milano, per le truppe di terra.
Ci troveremo, a breve, di fronte ad una grande autostrada militare che collegherà velocemente le tre basi: Milano – Solbiate Olona, Livorno Camp Darvby e Catania- Sigonella.
Alcuni addebitano a Zapatero il cambio di sede operativa della Us Navy un tempo assegnata alla Spagna.
Può essere che per "ripicca" sul ritiro delle truppe dall'Iraq l'amministrazione americana abbia deciso in tal senso, ma non credo che questa sia la ragione principale:
Innanzitutto perché la ridislocazione della US Navy prevede un progetto complessivo che come abbiamo visto tocca le principali arterie della comunicazione militare in Italia.
Secondariamente perché l'alleato di ferro Berlusconi è in procinto di lasciare la poltrona principale e chi ragiona in termini di prospettiva militare di medio periodo non può in alcun modo vincolarsi ad una o all'altra coalizione.
In terzo ed ultimo luogo sia i socialisti spagnoli che i centrosinistri italiani sono alleati assai affidabili dell'amico americano e lo hanno dimostrato in più occasioni.
Possiamo forse pensare che se di spostamento si è trattato, questo è tutto interno alle logiche di intervento militare rapido e diretto sul territorio mediorientale e che la scelta italiana può essere stata fatta solo in parte come redistribuzione di denaro e di poteri.
Lo Stivale da avamposto del blocco militare occidentale diventerà sempre di più una portaerei semimobile delle future aggressioni militari: un paese devastato da speculazioni di ogni sorta, soffocato in ogni sua parte da stringenti logiche belliche e militari, controllato in ogni sua forma.
Per questo penso che o riprendiamo ad essere protagonisti dei nostri destini, ad essere fautori di una progettualità di trasformazione radicale che non sia minoritaria, a costruire luoghi e modalità di opposizione reale all'imbarbarimento brutale dei nostri tempi oppure già oggi è troppo tardi.
Anche per questo occorre ragionare sugli strumenti e sui metodi di lotta: il nemico che abbiamo di fronte, il capitalismo statuale militarmente organizzato, dispone di mezzi di distruzione di massa terrificanti e detiene i principali canali di diffusione e di persuasione ideologica, nonché una notevole capacità di organizzazione e di gestione della produzione, naturalmente secondo i suoi criteri.
Superarlo e sconfiggerlo è possibile, ma sarebbe stupido se lo facessimo tentando di replicare con le stesse forme, in piccolo e male, che il sistema di dominio si è dato, anche perché sono forme che producono morte e distruzione.
Pietro Stara