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Umanità Nova, numero 22 del 20 giugno 2004, Anno 84

Pancevo 1999: la sinistra guerra del Sig. D'Alema
Le bombe di ieri, i morti di oggi



Non c'è vergogna tra i criminali in divisa!

"In quei 78 giorni d'inferno, che non ho perdonato e mai perdonerò alla Nato, abbiamo tentato di proteggere i neonati con le garze e il bicarbonato di sodio. I neonati sono la fascia più a rischio rispetto all'inquinamento chimico, proprio perché non hanno ancora sviluppato il sistema immunitario, perciò temo per la sorte di questi bambini, venuti al mondo a due passi dai luoghi dove le bombe hanno provocato nubi tossiche. Purtroppo, per loro non abbiamo fatto quasi nulla, servirebbe un'indagine epidemiologica, controlli a tappeto sui soggetti più a rischio senza aspettare di visitarli quando sono già ammalati. Per tutto questo avremmo bisogno di mezzi che non abbiamo". Queste le dichiarazioni di Milica Magdeski , ginecologa all'ospedale di Pancevo, dopo i bombardamenti che colpirono alcune città serbe durante la guerra "umanitaria" del '99.

 è una città della Serbia di circa 130.000 abitanti, situata a 17 km a nord-est di Belgrado, nella quale avevano sede numerose industrie. Proprio l'area industriale fu oggetto di ripetuti attacchi da parte delle forze della Nato.

Di rilevante importanza era il centro petrolchimico (paragonabile, per tipologia produttiva, a quello di Porto Marghera), composto da una raffineria, una fabbrica di fertilizzanti ed una di materie plastiche. Gli edifici residenziali più vicini si trovavano a 150 m dalla zona industriale.

Come effetto di quei  bombardamenti si ebbe, tra l'altro, il rilascio nell'ambiente di 2100 tonnellate di dicloro etilene, composto altamente tossico che attacca in particolare il fegato e i reni, 250 tonnellate di ammoniaca, 8 tonnellate di mercurio e 460 tonnellate di CVM (cloruro di vinile monomero) e, ancora, altre sostanze originatesi durante gli incendi.

Si stima che la distruzione della raffineria abbia determinato la combustione di circa 80.000 tonnellate di petrolio e suoi derivati. Durante uno di questi bombardamenti, il 18 aprile, si rese necessario evacuare 80.000 abitanti di Pancevo e dintorni a causa del formarsi di una nube tossica levatasi dagli impianti colpiti. È stato stimato che, in conseguenza di questi bombardamenti, ci sia stato il rilascio in atmosfera, nei terreni e nei fiumi di diossine e altre sostanze tossiche e cancerogene che hanno avvelenato l'ambiente e determinato conseguenze sanitarie a tutt'oggi non completamente note negli abitanti di quel territorio, si ritiene che gli effetti negativi perdureranno nei prossimi anni. 

Il cloruro di vinile monomero (CVM) usato per produrre materie plastiche è una pericolosa sostanza inquinante e cancerogena. Può anche provocare danni al cervello e al fegato, oltre che ai feti con gravi deficienze alla nascita. Un rapporto dell'UNEP (United Nation Environment Program) afferma che un livello di saturazione di una parte per milione (1mg per litro di aria) di CVM nell'aria è sufficiente per procurare cancro al fegato, o essere la causa di tumori al cervello e attaccare il sistema nervoso. 

A Pancevo la saturazione raggiunse il valore di 11 parti per milione (dal sito dell'Osservatorio dei Balcani)

Subito dopo la diffusione delle sostanze nocive venne proibito l'uso degli ortaggi coltivati a Pancevo e i test mostrarono che il dicloro etilene era penetrato in profondità nel sottosuolo, fino a quasi raggiungere le falde freatiche che riforniscono di acqua la città. 

Come rimedio urgente, in un'area l'UNEP ha rimosso 80 cm di terreno superficiale per raccogliere il mercurio liberato dal bombardamento, ma purtroppo quasi 8 tonnellate di mercurio erano già finite nel Tamis, un affluente nel Danubio.

Dai dati pubblicati si scopre che a Pancevo nel 2000 sono morte 1200 persone invece delle 600 che mediamente decedevano annualmente negli anni '90, prima delle bombe della NATO. Nel 2002 i dati sulla mortalità indicano un ulteriore aumento della mortalità del 20%.

II veterinario in pensione Vladimir Deanovic, dell'Assemblea per l'ecologia di Pancevo, all'epoca dei fatti dichiarava: "la nostra zona era già il punto nero ambientale del paese, per la concentrazione di industrie inquinanti, con percentuali di morti per cancro da tempo elevate. Ma niente che si possa paragonare a quel che ha provocato la Nato. La nube nera a sud, dopo le bombe di metà aprile, è durata 7 giorni. La catastrofe si è evitata solo grazie al vento."

I metodi di guerra adottati determinarono una immediata denuncia per crimini di guerra, da parte del governo Milosevic alla corte dell'Aja, nei confronti degli stati che parteciparono ai bombardamenti Nato, Italia compresa. Secondo il veterinario di Pancevo, però: "È inutile. Le regole, la giustizia, non valgono, è ben evidente".

Non si sbagliava, visto che di questi eventi si è persa rapidamente traccia; gli organi della propaganda di stato si sono ben guardati dall'approfondire la questione.

È sul sito di reporter associati che abbiamo invece ritrovato, recentemente, un articolo di Michel Chossudovsky che ci pare interessante perché riaccende un faro sul teatro della "guerra umanitaria" del governo D'Alema.

La catastrofe ambientale di Pancevo non fu né il risultato di un "danno collaterale" né un caso di negligenza. La prova è schiacciante: la NATO fece saltare in aria, intenzionalmente e meticolosamente container di sostanze chimiche tossiche con l'obiettivo di creare un inferno ecologico .

La sorveglianza aerea e l'utilizzo d'immagini termiche satellitari non sono state utilizzate soltanto per bloccare l'industria petrolchimica slava, ma anche, consapevolmente, per generare un disastro ambientale.

All'inizio del conflitto, gli operai dell'impianto furono impegnati nella rimozione dei materiali tossici, svuotando molti grandi serbatoi e container di sostanze chimiche, soprattutto al fine di evitare i rischi di "danni collaterali".

Le tecnologie che utilizzano le radiazioni dell'infrarosso possono captare differenze di temperatura di 0,1 gradi, consentendo di "classificare" e distinguere facilmente i container pieni da quelli vuoti. Le immagini satellitari termiche furono trasmesse dal Centro aereo di operazioni combinate (CAOC) di Vicenza, Italia, dove furono decisi gli attacchi dei bombardieri.

Gli strateghi NATO sapevano bene quali container erano stati svuotati e quali rimasti pieni, possedevano inoltre informazioni dettagliate sulla disposizione dell'impianto, pensato e realizzato da una multinazionale edile americana, la Foster Wheeler (un'impresa specializzata nella costruzione di impianti petrolchimici). 

I raid aerei sul complesso Pancevo iniziarono il 4 aprile 1999 e continuarono inesorabilmente fino al 7 giugno (gli accordi per il termine delle ostilità erano stati firmati il 2 giugno)

La NATO ha selezionato scrupolosamente i container, le cisterne e i serbatoi che contenevano ancora sostanze tossiche. Secondo il direttore dell'impianto petrolchimico, la NATO non ha colpito nemmeno un container vuoto: "Non è stato un caso, ha scelto di colpire quelli pieni e le sostanze chimiche si sono riversate nel canale che sfocia nel Danubio mentre le fuoriuscite di dicloro etilene (EDC) hanno contaminato 10 ettari di terreno nelle vicinanze dell'impianto. Otto tonnellate di mercurio sono finite nel terreno e nelle acque". Anche l'impianto per il trattamento delle acque venne bombardato, contribuendo così ad aggravare l'impatto ecologico.

Tali eventi vengono confermati da una relazione del Centro Ambientale Regionale per l'Europa Centrale e Orientale (CRE).

La NATO si aspettava che, bombardando senza scrupoli Pancevo e altre zone abitate da civili, il risultato sarebbe stato di intimidire Belgrado forzandola ad accettare l'Accordo di Rambouillet, compresa la famigerata Military Appendix che, essenzialmente, garantiva alla NATO il diritto di occupare tutta la Jugoslavia. 

Gli esperti del Programma ambientale delle Nazioni  Unite (UNEP), oltre ad altri gruppi, visitarono successivamente l'impianto Pancevo.
La relazione dell'UNEP tralascia però gli effetti ambientali causati dai bombardamenti, mentre sottolinea, nelle sue conclusioni principali, che Pancevo e altri impianti petrolchimici del paese erano già un rischio ecologico, ancor prima dei bombardamenti, a causa del basso livello degli standard ambientali.

La relazione UNEP copre la NATO, minimizza la serietà della catastrofe ambientale, mentre biasima (senza fornire prove) le autorità slave. Il supporto dell'UNEP alla legittimità dell'operato dell'alleanza militare occidentale, arriva a fargli contraddire le sue stesse scoperte oltre quelle di altri studi scientifici, compresi quelli del Regional Environment Center per l'Europa Centro-orientale (CRE) realizzati per la Comunità Europea.

Gli italiani? Brava gente si sa, fondamentalmente buoni d'animo, tanto che il 21 maggio 2002 a Ravenna è stato firmato un protocollo d'intesa tra UNOPS (l'agenzia per lo sviluppo dell'ONU), Provincia di Ravenna e Municipalità di Pancevo che fissa i punti di un'intesa che ha come scopo l'installazione di una rete di monitoraggio per valutare la qualità ambientale del territorio di Pancevo. La bontà del progetto "ravennate" ha convinto anche il , e un consorzio di imprese da questo coordinato, a contribuire con ulteriori 100 milioni di lire - raddoppiati da UNOPS - così da permettere di aggiungere alle apparecchiature previste dal progetto, altri strumenti per indagare la presenza degli inquinanti nell'aria di Pancevo. Un bel risarcimento dato che solo i danni materiali causati dai "top gun" che decollavano dalle basi italiane sono stimati nell'ordine di oltre un miliardo di dollari.

Per concludere con un riferimento all'attualità della guerra in Iraq, è triste considerare che si debba assistere alla rappresentazione propagandistica di una società intrisa di patriottismo e militarismo, dove la retorica esalta la "fierezza con cui sa morire un italiano" mentre il tricolore sventola davanti ai mercenari della sicurezza, che vengono accolti come eroi. 

Non esiste alcuna sicurezza invece per le vittime innocenti di tutte le guerre, non esiste dignità per quegli individui che hanno commesso l'errore di nascere e vivere nella città di Pancevo proprio quando i governi degli stati organizzati nel trattato Nord Atlantico svolgevano la loro azione umanitaria. 

MarTa













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