Umanità Nova, numero 22 del 20 giugno 2004, Anno 84
La mattina del 1 giugno alcuni compagni di Cagliari hanno ricevuto allarmanti telefonate da Teulada: si chiedeva di diffondere subito la notizia che, durante le esercitazioni al poligono militare, colpi fuori bersaglio fossero arrivati fino alla vicina spiaggia di Porto Pino.
Da alcune settimane nella zona sono in atto proteste contro le esercitazioni militari: i pescatori di Teulada, Sant'Anna Arresi e Sant'Antioco richiedono di poter pescare in zone più vicine alla riva, e di essere diversamente indennizzati nei periodi di fermo della pesca dovuti allo svolgimento delle attività del poligono. La protesta in poco tempo ha assunto la forma dell'occupazione della zona di mare utilizzata per le esercitazioni e per il "tiro al bersaglio", con relativo blocco delle attività militari, mentre a Sant'Antioco sono stati operati blocchi stradali per cercare di rallentare il flusso dei mezzi militari che utilizzano il porto dell'Isola come punto di approdo.
La conferma della notizia circa il bombardamento della spiaggia è giunta dopo poche ore direttamente dall'ANSA, che ha emesso un comunicato tranquillizzante: "Momenti di paura nella spiaggia di Sant'Anna Arresi (Cagliari) per tre colpi finiti in acqua mentre gli addetti sistemavano sedie-sdraio e ombrelloni. I proiettili sono stati sparati da carri di un'Unità di Cavalleria blindata in addestramento nel poligono di Capo Teulada. Secondo il Comando militare autonomo della Sardegna i tre colpi non esplodenti 'sono finiti leggermente al di fuori della campana di sgombero'. Nessun danno a cose o persone, esercitazione subito sospesa e accertamenti in corso". Si consideri che la campana di sgombero finisce almeno un Km prima della zona dove sono disposti ombrelloni e sdraio...
Poteva passare per un errore, dato che non è la prima volta
che capitano errori del genere. Qualche anno fa, al poligono aereo di
Capo Frasca, nell'Oristanese, fu affondato "per errore" un peschereccio
nella laguna di Marceddì, e chiunque frequenti le spiagge dalla
Marina di Arbus fino a Torre dei Corsari è abituato ai voli a
bassa quota ed a simili "bravate". Con il senno di poi le cannonate
sparate il primo giugno erano invece da interpretarsi come un
avvertimento per i contestatori.
CANNONATE CONTRO I PESCATORI
Il 3 giugno alle ore 10, dopo aver avvisato la Capitaneria del Porto
di Cagliari, i pescatori di Teulada, come di consueto, uscivano in mare
per bloccare le esercitazioni e incominciare a pescare; nonostante
ciò i militari hanno continuato irresponsabilmente i tiri per un
quarto d'ora.
Secondo quanto riferiscono i pescatori, colpi di cannone hanno
raggiunto il mare, arrivando a circa due - trecento metri dalle
imbarcazioni. I colpi di cannone, finiti in acqua, hanno provocato
un'eccezionale moria di pesci: "Vicino a noi", è la
testimonianza dei pescatori, "il mare era bianco di carcasse di pesci
morti". Secondo la versione fornita dal Comando militare della Regione
Sardegna, le manovre di addestramento (una scuola di tiro di
artiglieria), precedute da un'ordinanza di sgombero a mare del 6 aprile
scorso, sono cominciate alle 9 e sono state sospese alla vista delle
barche dei pescatori (!). Al prossimo "errore" il morto?
IL PAESE DI TEULADA ED IL POLIGONO
Alla faccia della teoria in base alla quale "la presenza delle basi Militari avrebbe preservato zone della Sardegna dalla speculazione turistica", sono ben noti i disastri ambientali causati dai Giochi di Guerra: i fondali del mare vicino alla base sono letteralmente coperti da proiettili e da resti di proiettili (chissà se tutti esplosi); l'area della base è talmente devastata dalle scorrerie dei carri armati che persino nelle foto satellitari è visibile come una piaga la totale assenza di vegetazione nelle zone utilizzate per le esercitazioni. Se poi si aggiunge l'incidenza di leucemie e linfomi tra le popolazioni dei paesi adiacenti le basi e le perdite economiche che derivano dall'aver regalato enormi zone di territorio e di mare ai militari, non c'è neanche bisogno di sollevare problemi politici, morali o ideologici per affermare con forza che i militari se ne devono andare.
Tuttavia Teulada non è compatta nell'esprimere dissenso verso la struttura militare, malgrado i problemi sanitari e la drastica diminuzione di popolazione (da 7000 a 3000 abitanti negli ultimi 20 anni) dovuta all'emigrazione di gran parte dei giovani. È singolare il confronto con il vicino abitato di Santadi che ha, viceversa, puntato su risorse locali (allevamento, viticoltura, acque minerali) ed è riuscito a mantenere un discreto tessuto sociale.
Teulada ha vissuto storicamente un rapporto conflittuale con i
militari, avversati dalle amministrazioni comunali, ma comunque capaci
di tessere quella microeconomia di relazioni privilegiate, sotterranee
e spesso innominabili che caratterizza un po' dappertutto il rapporto
tra comunità locali e servitù militari. La stessa
politica degli indennizzi per la pesca è stata occasione di
divisioni, invidie e favoritismi.
LOTTA CONTRO LE BASI E LOTTA CONTRO LA GUERRA
Il 4 giugno a Cagliari era in programma una manifestazione cittadina, indetta dal Comitato Fermiamo la Guerra, per protestare contro la venuta di Bush in Italia. Chiaramente, dopo il gravissimo episodio del giorno prima, il contenuto della protesta è cambiato, ed il corteo, cui ha partecipato un migliaio di persone, è stato aperto dallo striscione "Pìsci no Bòmbasa!" (Pesci non bombe!). Si pretende l'immediata sospensione di tutte le attività militari, l'avvio dello smantellamento delle basi e dei poligoni, e l'accesso a commissioni di indagine e studio indipendenti nelle zone occupate dai militari ed alla documentazione inerente le attività svolte.
Naturalmente il movimento contro la guerra esprime nei confronti degli insediamenti militari una radicalità che non è quella propria della protesta dei pescatori di Teulada. Al momento le due istanze possono procedere assieme, e probabilmente maturare anche assieme, ma sicuramente non si può al momento affermare che ci sia un reale coordinamento, né che sia semplice farlo nascere dati i presupposti alquanto lontani.
Guido Coraddu