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Umanità Nova, numero 23 del 27 giugno 2004, Anno 84

Menzogne di Stato
Dalla "scena" della liberazione degli ostaggi alla responsabilità delle torture



Ci fosse stato bisogno di qualche prova ulteriore, ecco arrivato un video. Anzi, il video.

Che, come capita quando si cerca disperatamente di mistificare la realtà, e soprattutto la logica, per dimostrare il falso, diventa puntualmente, anziché una prova a difesa, una testimonianza a carico. E per quanto siano confuse le sue immagini, tanto più chiara appare la realtà.

Degli scarponi militari, il predellino di un elicottero, la corsa affannosa di alcuni soldati, qualche porta sfondata, la polvere il sudore e le lacrime di prammatica, un pollice alzato come in un film di terz'ordine, le catene, le cesoie, gli ostaggi liberati... c'è davvero tutto nelle immagini del blitz che dovrebbero porre fine alle polemiche innescate dai "comunisti" sulle modalità del rilascio e l'eventuale riscatto pagato dall'Italia. Peccato però che manchino i sequestratori! E mancano in blocco, sia se avrebbero dovuto essere in due, stando alle informazioni del Sismi, in tre secondo i racconti di Stefio, addirittura in quattro come aveva prontamente dichiarato il generale americano Kimmitz. Insomma, fossero pure stati o due, o tre o quattro, qui proprio non ce ne era nemmeno uno! E poche storie.

A questo punto mi pare che non sia neanche più necessario fare della dietrologia, né disquisire su riscatti, accordi sottobanco, tradimenti e via dicendo. Se A è uguale a B e B è uguale a C, anche A e C... E se i sequestratori non c'erano, se in Iraq si parla insistentemente di riscatto pagato dal governo italiano, se le testimonianze a discarico sono un'accozzaglia di ridicole contraddizioni, l'ipotesi dei milioni di dollari versati alla guerriglia irachena smette di essere un'ipotesi per divenire una certezza. La certezza che i nostri governanti, per salvare la pelle a tre disgraziati mercenari prima delle elezioni europee, hanno regalato una montagna di soldi, e quindi hanno armato, un'organizzazione politico-militare che ha come principale, se non come unico obiettivo, quello di cacciare la coalizione occidentale spedendo al creatore quanti più possibile soldati degli eserciti d'occupazione. Resta comunque da dire che ai nostri Stefio, Agliana e Cupertino è andata davvero bene, perché se fossero stati, ad esempio, cittadini del Sol Levante (dove in marzo il governo ha preteso da due sequestrati, un giornalista free-lance e una pacifista, la restituzione dei soldi pagati per il loro riscatto), trent'anni di salutare miniera non glieli avrebbe tolti nessuno.

Detto questo, però, non è che la menzogna istituzionale sia prerogativa solo del governo italiano. Ben altre, infatti, e molto gravi, sono quelle utilizzate dai nostri cosiddetti partner, per coprire le infami porcherie commesse dai loro uomini nelle galere irachene.

Come si ricorderà, quando venne alla luce la faccenda delle torture sistematiche perpetrate contro i prigionieri di Abu Ghraib e degli altri carceri, la prima preoccupazione dei governi inglese e americano non fu di "punire" i colpevoli o cercare la verità, bensì di costruire la leggenda metropolitana di una presunta responsabilità individuale di poche "mele marce" che avrebbero agito per puro sadismo. Insomma, la solita storia del carceriere cattivo e depravato, libero di agire finché una qualche buona coscienza non ne denunciava la crudeltà, permettendo così, anche questa volta, il trionfo del bene e della democrazia. E seppure nessuno aveva creduto alla panzana dell'innocenza delle cariche militari come a quella di governi tenuti all'oscuro, dietro al tentativo di mettere a tacere le cose con questi maldestri saggi di disinformazione c'era comunque non solo la volontà di salvare la carriera di qualche papavero espostosi più di altri, ma anche di ribaltare, di fronte a una opinione pubblica giustamente inorridita, tutto il senso della questione, trasformando la narrazione di torture reali nella dimostrazione della ipotetica capacità delle Democrazie occidentali, di rigenerarsi attraverso la denuncia dei loro errori.

Ma noi che siamo inguaribilmente scettici, restiamo convinti che se qualcosa è saltato fuori sulle torture, questo non sia una conseguenza della "superiorità" della cultura occidentale, ma piuttosto della durissima lotta intestina in corso fra i grandi gruppi di potere del mondo anglosassone, fatta di colpi talmente bassi e bassissimi (vista del resto l'importanza strategica della posta in palio) da non arretrare di fronte a nulla, nemmeno, udite! udite! di fronte alla verità. Ed ecco allora, anche se i media cercano di comunicarcelo sottovoce, la rimozione del generale Sanchez, il coinvolgimento diretto di Rumsfeld, le prime voci sulle responsabilità di Condoleeza Rice. Ed anche, papali papali, i rapporti dell'amministrazione Bush sui metodi di lotta contro il nuovo nemico islamico, fatti di strumenti quali i centri di detenzione extraterritoriali, i manuali sui metodi di tortura ("sebbene certi atti possano essere crudeli, inumani o degradanti, non producono il dolore e la sofferenza richiesti per ricadere sotto la normativa che proibisce la tortura"), il disprezzo delle convenzioni internazionali, l'intervento diretto dei Servizi ai quali è concessa la più completa libertà d'azione. In poche parole, alla barbarie si venga ad aggiungere barbarie maggiore.

Indubbiamente potrebbe sembrare fin troppo facile, per noi anarchici, ribadire che, in fondo, cose simili ce le siamo sempre aspettate. La nostra critica radicale al potere e ai suoi strumenti di controllo e coercizione, non ha mai fatto sconti di sorta, e raramente la realtà ha superato le più fosche previsioni. Resta comunque il fatto che anche se non ci meravigliamo più di niente, non ci rassegniamo nemmeno ad assistere, passivi e inermi come ci si vorrebbe, alle tante infamie con le quali il Potere rafforza il proprio potere.

Massimo Ortalli














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