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Umanità Nova, numero 23 del 27 giugno 2004, Anno 84

Dal vigile di borgata al poliziotto di quartiere
Devolution e stato di polizia



La figura del vigile legata all'immagine tragicomica che ci dettero Aldo Fabrizi, Alberto Sordi e altri protagonisti del cinema italiano degli anni '50 e '60 è destinata ormai a diventare un ricordo.

Infatti nell'ambito della cosiddetta "devolution" ma anche in conseguenza degli indirizzi comunitari europei in materia di sicurezza interna ed esterna, già fissati dall'accordo di Maastricht, è in atto una profonda ridefinizione dell'organizzazione e dei compiti dei vari corpi di polizia.

In tale contesto, i Carabinieri (120.000 unità) si sono enucleati diventando la quarta forza armata nazionale, diminuendo in modo significativo la cosiddetta polizia capillare e contemporaneamente privilegiando l'alta specializzazione nonché i servizi di intelligence, anche a livello internazionale.

Così, se in un prossimo futuro, la Guardia di Finanza sarà smilitarizzata come nel resto d'Europa mentre la Polizia Forestale passerà alle dipendenze delle Regioni e la Polizia Penitenziaria a quelle del Ministero di giustizia, la sicurezza interna sarà sempre più affidata alla Polizia di Stato (attualmente con un organico di circa 80.000 agenti), mentre le polizie locali assumeranno sempre maggiori incarichi territoriali come "polizie di prossimità", in coordinamento con le altre forze dell'ordine, e vedranno una crescente "regionalizzazione" dei corpi che attualmente contano circa 60.000 dipendenti.

Tale trasformazione implica un sostanziale superamento della vecchia figura bonaria del vigile urbano - davvero vicina alla gente proprio perché diverso dal questurino - tanto che gli appartenenti alle polizie municipali o provinciali dovranno raggiungere uno standard addestrativo similare a quello delle altre polizie, così come il loro equipaggiamento sarà sempre più analogo a quello di un poliziotto con pistola, manganello, manette, spray paralizzante, etc.

Già adesso, comunque, in molte amministrazioni sia regionali che comunali tale strada è stata da tempo imboccata, di solito su impulso dei partiti di centro-destra, ma sovente anche da parte di quelli di centro-sinistra, prima ancora dell'approvazione della legge quadro sulle Polizie locali.

La prima a muoversi in questa direzione è stata la Regione Lombardia che si è da tempo dotata di una legge nella quale è prevista già la dotazione per gli operatori della Polizia municipale provinciale del "bastone estensibile" e dello spray irritante. 

Inoltre specifiche Scuole di Polizia municipale sono state istituite dalle amministrazioni di Trento, Milano, Roma, Emilia Romagna, Piemonte, Campania; ma le anticipazioni forse più inquietanti si registrano in Veneto.

A Padova, l'assessore Saia (AN) ha militarizzato la polizia municipale, istituendo squadre specifiche d'intervento (solite accanirsi soprattutto contro immigrati e tossicodipendenti) che snaturano completamente le tradizionali competenze di tale servizio, giungendo all'assurda costituzione di una squadra cinofila, di una squadra fluviale (per pattugliare le rive del Piovego!) e di una in mountain bike per il controllo dei parchi pubblici cittadini.

In contrasto con le rappresentanze sindacali Saia ha attivato anche il servizio notturno, oltre che ad aver voluto inventare il Vigile di quartiere; la sala operativa è stata potenziata con il sistema GPS e con il sistema di telesorveglianza, in collegamento in simultanea con i Carabinieri e la PS.

Inoltre la Polizia Municipale espleta anche incarichi per intercettazioni telefoniche e per l'obbligo di firma, commissionati dalla Procura patavina.

A Treviso, l'amministrazione leghista ha trasformato i vigili urbani, armati di pistola e "mazzetta segnaletica" (leggasi manganello), in pretoriani al servizio diretto e personale del Sindaco; a Mestre il prosindaco "rossoverde" Bettin è invece entrato in conflitto con i vigili urbani in quanto riteneva necessario che questi adottassero il manganello.

Per quanto riguarda attualmente il panorama europeo, ci sono Stati in cui i compiti della "nostra" polizia locale vengono svolti da altri corpi, con qualifiche e competenze diverse. 

Francia e Spagna hanno un sistema simile a quello italiano, mentre Regno Unito, Germania, Belgio, Svizzera e Olanda hanno sistemi completamente diversi.

In Francia, dove figura del poliziotto di quartiere è stata introdotta a suo tempo dalla Polizia nazionale, esiste un sistema che si definisce binario, cioè con due corpi a competenza nazionale, quello civile che comprende la Polizia nazionale e quello militare che comprende la Gendarmeria, più una serie di Polizie municipali attualmente molto più limitate rispetto alle nostre sul piano dei poteri e delle competenze, tanto che fino al '99 il vigile municipale, in caso di infrazione al codice della strada, poteva identificare l'autoveicolo ma non il conducente.

D'altronde gran parte dei compiti che in Italia vengono svolti dalle polizie municipali, in Francia sono eseguiti dalla Polizia di Stato; comunque negli ultimi anni, la maggior parte dei Comuni sta cercando di organizzare un proprio sistema di polizia municipale.

In Spagna esiste un sistema simile, con il Cuerpo Nacional de Policia e la Guardia Civil che, malgrado il nome, è una delle tre forze di Polizia militare presenti in Europa, e poi abbiamo in alcune regioni (Catalogna, Navarra e Paesi Baschi) una Polizia Autonoma.

In Germania esiste un sistema federale, per cui ci sono due Polizie a competenza nazionale. C'è, infatti, quella che si occupa dei reati federali o transregionali (Bundeskriminalamt) e la Polizia di frontiera (Bundesgrenzschutzpolizei), ormai destinata alla soppressione dato che con l'allargamento dell'Unione Europea la Germania non ha più confini "extracomunitari". A questo assetto si aggiungono delle Polizie dei singoli Lander, che svolgono la maggior parte dei compiti svolti in Italia dalle polizie municipali incluse le attività di Polizia Giudiziaria e di ordine pubblico. A fianco di queste Polizie, nei Comuni più grandi, ci sono anche polizie ausiliarie municipali disarmate che svolgono compiti poco più che di volontariato (viabilità, prevenzione tossicodipendenze, assistenza manifestazioni con grande presenza di pubblico).

La Gran Bretagna, la patria del community policing, è ancora considerata la culla di determinati sistemi di sorveglianza del territorio con il coinvolgimento diretto dei cittadini nel controllo del territorio, comprese vere forme di spionaggio a favore delle forze dell'ordine. Nel Regno Unito ci sono 45 o 46 polizie che corrispondono alle singole contee, c'è la polizia di Scotland Yard della zona di Londra e c'è la polizia della Valle del Tamigi. La polizia inglese, inoltre, dipende in parte dal Ministro dell'Interno e in parte dalle autorità locali della contea.

In Belgio, negli ultimi quattro o cinque anni, si è cercato di mettere in atto una riforma epocale, fondendo la Gendarmeria militare, la Polizia nazionale civile e una serie di Polizie municipali, in un unico corpo di polizia che lavora su due livelli.

Pressoché ovunque appare comunque chiara la tendenza alla militarizzazione delle polizie locali, arruolate ormai per funzioni sempre più repressive e sempre meno al servizio della comunità civile che diventa anzi oggetto della sorveglianza continua, ossessiva e capillare da parte di poliziotti di quartiere, carabinieri di quartiere e vigili di quartiere, nell'intento di essere maggiormente "vicini al cittadino" al fine di controllarlo meglio.

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