Umanità Nova, numero 24 del 3 luglio 2004, Anno 84
La clamorosa protesta della popolazione che ha bloccato per quasi
quattro giorni la stazione di Montecorvino (Salerno) provocando
notevoli disagi per il trasporto ferroviario Nord-Sud ha clamorosamente
riproposto la questione rifiuti in Campania. Questione vecchia che data
almeno dall'inizio degli anni '90; questione che le autorità
nazionali e locali continuano ad affrontare in modo vergognoso,
cercando cioè di far fronte agli effetti – il caos provocato
dalla ciclica mancanza di discariche – senza mai affrontare le cause –
un aumento della spazzatura prodotta e una gestione indecente dei
rifiuti, fatta apposta per favorire le pratiche illegali,
camorristiche. Chiaramente la panacea a tutti i mali viene identificata
con la costruzione di inceneritori – per la precisione 3 e non
più solo 2, coma ha annunciato il commissario straordinario
Catenacci lo scorso 25 giugno. Si tratta di una stupidaggine colossale,
visto che gli inceneritori – che fra l'altro nessuno vuole – non solo
non risolvono la questione rifiuti ma creano tutta un'altra serie di
problemi legati all'inquinamento da essi creato.
Incenerimento: un sintomo di politiche inesistenti
L'incenerimento è solo un metodo che viene promosso per
ridurne il volume e quindi per diminuire il peso dello smaltimento in
discarica. In ogni modo, gli inceneritori non sono la soluzione al
problema dei rifiuti, ma sono in realtà il sintomo di politiche
inesistenti e mal concepite nella gestione delle risorse. In un mondo
in cui le risorse sono in diminuzione, è stupido lasciare che
materie prime preziose "vadano in fumo", soprattutto quando è
noto che le emissioni atmosferiche rilasciano sostanze chimiche
persistenti e pericolose. Per quanto sia moderno, un inceneritore
inevitabilmente produce emissioni tossiche nell'aria, ceneri pericolose
e residui, contaminando l'ambiente ed esponendo gli animali e gli
esseri umani a sostanze inquinanti dannose. Gli inceneritori emettono
molti composti pericolosi, incluse le sostanze chimiche organiche come
le diossine clorurate e bromurate, i PCB e i PCN, i metalli pesanti, i
biossidi di zolfo e azoto, nonché innumerevoli sostanze di
tossicità sconosciuta. Non si conosce l'impatto totale sulla
salute umana dell'esposizione all'intero insieme di sostanze chimiche
emesse da un inceneritore, tuttavia, gli studi indicano che le persone
che lavorano negli inceneritori di rifiuti e quelle che vivono vicino a
tali impianti, sono soggette ad un aumento del tasso di
mortalità, nonché di molte altre malattie che riducono la
qualità della loro vita.
Una tecnologia obsoleta e costosa
Studi e ricerche hanno descritto l'incenerimento come una
tecnologia della precedente era industriale economicamente sostenibile
soltanto se viene puntellata dalla spesa pubblica. Il controllo
dell'inquinamento costituisce la maggior parte del costo, ma usando
tale tecnologia per ridurre la tossicità delle emissioni
gassose, non si fa altro che ridistribuirla nei depositi delle ceneri
che devono essere conferite in discariche di massima sicurezza,
cioè molto pericolose e costose. Una recente tendenza è
quella di generare energia attraverso la combustione dei rifiuti - i
cosiddetti "termovalorizzatori" - ciò può essere visto
solo come un sottoprodotto dell'incenerimento e non come qualcosa che
contribuisce alla produzione sostenibile di energia. Infatti, gli
inceneritori sono produttori inefficienti di energia, dal momento che
viene recuperata soltanto il 20% dell'energia prodotta dalla
combustione dai rifiuti. In uno studio del 1999 Murray ha descritto
l'incenerimento come qualcosa d'inefficiente, sia dal punto di vista
dello smaltimento che della produzione di energia. L'incenerimento non
porta alla conservazione delle risorse e non riduce il pericolo, ma
distrugge materia e crea pericolo.
Il principio di precauzione e l'obiettivo emissioni zero
Il principio di precauzione stabilisce che per minimizzare il
degrado ambientale la prevenzione deve essere il principio politico
più importante. L'onere della prova per dimostrare il pericolo
finale non deve essere a carico di coloro che tutelano l'ambiente, ma
piuttosto è compito di coloro che inquineranno dimostrare che
non c'è probabilità di pericolo. Le normative attuali
sugli inceneritori non sono basate sul principio di precauzione, esse,
invece, tentano di porre dei limiti per lo scarico nell'ambiente di
sostanze chimiche che sono considerate "sicure". In realtà
l'esperienza dimostra che le sostanze chimiche dovrebbero essere
considerate come pericolose finché non ci sia una prova
contraria.
Lo scopo del principio "emissioni zero" è di fermare il rilascio
nell'ambiente di tutte le sostanze pericolose; si tratta di un
traguardo che può essere raggiunto gradualmente. Le emissioni
zero richiedono l'adozione di tecnologie di produzione pulita sia
nell'industria che nell'agricoltura ed è essenziale che il
cambiamento per riqualificare la produzione e l'uso dei materiali debba
essere sostenuto da incentivi fiscali e dall'applicazione di una
legislazione adatta.
Per quanto riguarda le strategie di eliminazione dei rifiuti,
poiché l'incenerimento è una tecnologia sporca che non
potrà mai raggiungere i criteri delle emissioni zero, la strada
da seguire per un trattamento sostenibile dei rifiuti, è quella
della prevenzione, del riuso e del riciclo. In altre parole l'adozione
del principio, già ben conosciuto del "ridurre, riusare,
riciclare". Cioè esattamente il contrario di quello che i
politici nazionali i locali cercano di fare per risolvere la questione
rifiuti in Campania.
M.Z.
(liberamente tratto da "Incenerimento e salute umana", Greenpeace e WWF Italia, luglio 2003)