testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 24 del 3 luglio 2004, Anno 84

Senza frontiere
Brevi dal mondo



Svizzera – G8 2003: condannati i tre di Aubonne
Il 28 giugno si è svolto a Nyon, nei pressi di Ginevra, il processo contro tre attivisti che il 1° giugno dello scorso anno (cfr. UN n. 23 2004 pag. 8) bloccarono il traffico autostradale nei pressi di Aubonne in Svizzera con lo scopo di ostacolare l'arrivo delle delegazioni dirette ad Evian per il vertice dei G8. In quell'occasione per un pelo non si ripeté la tragedia del G8 genovese. L'inglese Martin Shaw appesosi con una corda al ponte fece un "volo" di 20 metri fratturandosi le gambe, il bacino e alcune vertebre. Uscì vivo per miracolo da quello che fotografie scattate da medattivisti dimostrarono essere un deliberato tentativo di omicidio. La corda che lo reggeva venne deliberatamente tagliata da un poliziotto. Un'altra compagna, Gesine, non cadde grazie alla prontezza di alcuni che afferrarono al volo l'altro capo della corda reggendola.
Oltre a Martin e a Gesine alla sbarra è andato anche Olivier, che si trovava sul ponte. I tre erano accusati si aver "bloccato la circolazione" di aver "messo in pericolo la vita degli automobilisti", e rischiavano tre anni di carcere. Grazie alla mobilitazione internazionale il processo si è trasformato in un atto di accusa alla polizia, contro la quale, peraltro, non è stato preso sinora nessun provvedimento. Lo sappiamo: cane non mangia cane. Durante l'udienza i poliziotti sono entrati numerose volte in contraddizione ed uno, il sergente Poget, capo delle operazioni sul ponte, nel faccia a faccia con una testimone non ha potuto negare le sue responsabilità.
I testimoni ammessi hanno descritto tutte le misure di sicurezza prese dagli attivisti, che in questo tipo di azioni hanno molta esperienza, mentre le deposizioni dei poliziotti sono state confuse e disordinate. Il processo ha dimostrato come la stupidità e la ferocia poliziesca possano trasformare una pacifica protesta in un dramma.
I giudici non hanno mancato tuttavia al loro "dovere" ed hanno condannato tutti e tre gli imputati. Le pene sono state lievi: 20 giorni ad Olivier, 10 a Gesine, nessuna carcerazione per Martin perché i giudici hanno in parte accolto l'appello all'articolo 66 bis del codice penale elvetico, che annulla la condanna se il reato commesso ha provocato di per se un danno sufficiente ai suoi autori. In questo modo, sia pure paradossalmente, i giudici hanno riconosciuto quello che tutti noi sapevamo sin dal 1° giugno dello scorso anno: i poliziotti svizzeri sul ponte di Aubonne di autoproclamarono boia e solo per un caso la sentenza di morte non venne eseguita.
Amria (fonte: indymedia)

Turchia: manifestazioni e repressione durante il vertice NATO di Istanbul
Il vertice NATO svoltosi ad Istanbul alla fine di giugno è stato segnato da vivaci manifestazioni di protesta e da una dura repressione poliziesca.
Il clima era arroventato da varie settimane: le strade e le vie di Istanbul erano tappezzate di manifesti contro la NATO e gruppi di militanti delle varie organizzazioni della sinistra radicale turca volantinavano ed esponevano mostre fotografiche. Inoltre i vari attentati dinamitardi, di cui uno con quattro vittime, avevano portato la tensione alla stelle.
Il 26 giugno, un sabato, una grande manifestazione aveva attraversato le vie della capitale, Ankara.
Il giorno successivo, l'arrivo di Bush in Turchia è stato salutato con un corteo che, a seconda delle stime, ha raccolto dalle 40 alle 60 mila persone. Questa manifestazione, la sola autorizzata dalla polizia tra quelle annunciate contro il vertice NATO, si è svolta in modo pacifico a diversi chilometri di distanza dal luogo dell'incontro dei capi di stato dell'Alleanza Atlantica. Un incontro il cui fulcro sono state le modalità di coinvolgimento nel conflitto iracheno dell'Alleanza militare sopravvissuta alla fine della guerra e fredda. La foglia di fico trovata per nascondere il perdurare di forti divergenze tra gli USA ed alcuni dei maggiori paesi europei, schieratisi contro l'intervento anglo-americano nel paese tra il Tigri e l'Eufrate, è stata la decisione di aderire alla richiesta del governo fantoccio guidato da Allawi di partecipare all'addestramento delle future forze armate del "nuovo" Iraq. Un nuovo Iraq la cui nascita, prevista per il 30 giugno, con mossa a sorpresa è stata anticipata al 28, con una spicciativa cerimonia di passaggio delle consegne tra il proconsole americano Paul Bremer ed il premier Allawi. Peccato che Bremer partendo si sia scordato di portare con se gli oltre 160.000 militari del contingente di occupazione statunitense.
Sul fronte ufficiale il summit ha mostrato le ovvie ambiguità di un'Alleanza militare cui aderiscono paesi in forte competizione economica (ma non solo) tra di loro. Nei fatti una sorta di nuova guerra fredda non dichiarata è in corso tra gli USA e il fronte franco-tedesco.
Nelle piazze e nelle strade della metropoli a cavallo dei Dardanelli l'opposizione alla più potente alleanza militare del pianeta è stata molto determinata. La strategia adottata dalla polizia in occasione della manifestazione del 27 è stata quella del controllo a distanza: d'altra parte, come dice l'ex giudice ed ex presidente turco di destra Demirel, "le strade non si consumano con i cortei".
Gli anarchici, riuniti nel Coordinamento Libertario contro la NATO, hanno dato vita ad uno spezzone di circa 400 compagni provenienti da varie città turche: Ankara, Izmir, Izmit, Antalya, Bursa, Bolu, Iskenderun, Canakkle, Corlu, Duzce, Denizli oltre, ovviamente, a quelli di Istanbul. Erano presenti anche piccole delegazioni di anarchici provenienti da vari paesi europei e dagli Stati Uniti: questi ultimi hanno portato uno striscione del gruppo "Cibo non bombe" che ha destato viva curiosità tra chi partecipava e chi assisteva alla manifestazione.
Durante il corteo, i writer anarchici si sono dati molto da fare con scritte e manifesti: un gruppo ha partecipato con uno striscione che diceva "Comunismo anarchico contro lo Stato, il Capitalismo e gli Eserciti" e ha distribuito un proprio volantino. Un'insegna con scritto "Zona militare - vietato l'accesso" è stata rimossa, "decorata" e rimessa a posto sotto gli occhi curiosi dei soldati. A dimostrazione che se "i cortei non consumano le strade", possono tuttavia cambiare loro il volto se sanno unire la radicalità dei propri obiettivi alla capacità di costruire relazioni comunicative efficaci.
Il giorno successivo, lunedì 28 giugno, prendevano ufficialmente avvio i lavori della conferenza NATO e lo stile della polizia, che i compagni locali definiscono "europeo", muta improvvisamente dando vita a scontri durissimi e ad una feroce repressione. Anche questa in pieno stile europeo e in nulla prerogativa turca, come ben sanno i tanti che hanno frequentato le piazze d'Europa in questi anni. La manifestazione non autorizzata aveva come punto di incontro Mecidyekoy, a nord del complesso del vertice da dove sono partiti circa duemila manifestanti diretti verso la zona rossa, peraltro assai distante dal concentramento e sorvegliata da 26.000 uomini in armi e chiusa con transenne e divieti alla circolazione delle auto. Particolare non irrilevante: la zona del vertice si trovava al di la dello stretto e, quindi, anche il corteo di lunedì aveva una valenza simbolica di contestazione, vista la concreta impossibilità di raggiungere la zona dell'incontro NATO.
Dopo un breve percorso, il corteo, cui prendeva parte anche un piccolo "Blocco Nero" di circa una sessantina di compagni, è stato violentemente attaccato dalla polizia che ha fatto ricorso a gas, granate assordanti e, ma non è confermato, avrebbe esploso diversi colpi di arma da fuoco. Ne sono seguiti scontri durati un paio d'ore con i manifestanti che hanno risposto all'attacco con bottiglie incendiarie e lancio di sassi e biglie. Numerosi i feriti sia tra le forze del disordine che tra i partecipanti al corteo. Diversi sono stati gli arresti, anche se non è possibile stabilire quanti tra i fermati, siano anarchici. Dei due comunicati diffusi in rete quello comparso su Indymedia parla di arresti tra gli esponenti del "Blocco Nero", mentre su a-infos si afferma che nessun anarchico sarebbe tra i colpiti dalla repressione poliziesca. Nel corso della giornata, nella piazza di Galatasaray, due antimilitaristi hanno letto la propria dichiarazione di obiezione totale, una scelta che nella Turchia odierna comporta pesanti pene detentive. Le manifestazioni e gli scontri intorno alla Zona Rossa sono continuati per l'intera giornata sino a notte. Il giorno successivo, nonostante la dura repressione vi sono stati altri tentativi di contestazione duramente repressi.
Il centro della contestazione è piazza Galatasaray, a metà della centralissima via pedonale Istikal, luogo di commerci, iniziative culturali incontri ed anche luogo preferito della vita pubblica e dei suoi appuntamenti. È la piazza delle "Madri del sabato", le madri dei desaparecidos curdi: è la "Plaza de Mayo" di Istanbul. I poliziotti in assetto antisommossa che la gremiscono attaccano un primo corteo partito da lì per Istikal che viene disperso con la forza. Più tardi anche una manifestazione sindacale viene attaccata ed i pestaggi sono particolarmente feroci: un testimone riferisce che solo l'intervento della gente pone fine alla selvaggia aggressione ai danni di un malcapitato caduto a terra e fatto bersaglio di calci, pugni e manganellate da numerosi poliziotti.
Successivamente l'organizzazione per i diritti umani IHD tiene una manifestazione-conferenza stampa nel corso della quale vengono esibite le foto scattate il giorno precedente all'ospedale dove erano state ricoverate le vittime delle cariche poliziesche del giorno precedente: volti tumefatti ed arti fratturati. Nessuno deve contestare i signori della guerra. Ma, nonostante la repressione che colpisce chi si oppone alla guerra, al militarismo ed all'ingiustizia globale, in ogni dove i padroni del mondo incontrano gente disposta a scendere in piazza per assaggiare un po' di democrazia reale. La stessa che insanguina l'Afganistan, l'Iraq, il Kosovo ed i mille sud di questo mondo.
A cura di Amria (fonti: a-infos, Indymedia Turchia)

Stati Uniti – Chicago: arrestati tre anarcogay
Il 27 giugno a Chigago era il giorno della Gay parade. Un gruppo di anarchici queer e filo-queer hanno dato vita ad una loro marcia con l'intento di contestare lo stile istituzionale e commerciale del Pride di Chicago. La marcia degli anarchici si è scontrata con un corteo di bigotti antigay che avevano dato vita ad una contromanifestazione e tentavano di irrompere nella Parade all'incrocio tra le vie Clark e Halsted. La polizia si è interposta tra i manifestanti, tuttavia mentre nessuno degli esponenti della marcia omofoba è stato arrestato, tre compagni sono caduti nelle maglie della repressione, e nonostante non avessero preso parte al confronto, sono stati accusati di violenza ed imprigionati. Dopo una notte trascorsa nella stazione di polizia sono stati trasferiti nel carcere della contea. Durante l'udienza tenutasi il 29 giugno il giudice ha fissato una cauzione di 7.000 dollari per ciascuno degli imputati. Parte dei soldi sono stati raccolti ed i compagni stanno cercando di procurarsi gli altri per liberare tutti e tre gli anarchici. È stata organizzata per il fine settimana una festa per raccogliere fondi.
Per maggiori info: http://chicago.indymedia.org
A cura di Amria (da un messaggio di Midwest Unrest su infoshop.org e ripreso da a-infos)















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