Umanità Nova, numero 26 del 5 settembre 2004, Anno 84
La prima proposta di costruire in Campania 5 termovalorizzatori (due
per Napoli e Provincia e tre per le altre Province), fu fatta dalla
Giunta Regionale di Rastrelli nel 1998. Questi non furono mai
realizzati sia per la ferma opposizione della popolazione sia
perché la giunta non ebbe il tempo necessario poiché
decadde l'anno seguente. La giunta Bassolino ha poi modificato il primo
progetto per proporre la realizzazione di tre inceneritori di elevata
potenza individuando il sito di uno di questi nel comune di Acerra
(48.000 abitanti circa), a 3 Km a Nord dal centro abitato. La scelta
per la localizzazione dell'impianto, la potenza e la tecnologia
prevista, risultano tutte infelici per la salvaguardia della salute dei
cittadini e dell'ambiente per un'area di almeno 40 - 50 Km di raggio
intorno al sito.
Tali osservazioni risultano nel rapporto della Commissione VIA
(Valutazione Impatto Ambientale, NdR) del dicembre '99 che, dopo aver
evidenziato le deficienze del progetto, comunque esprime parere
favorevole alla realizzazione dell'impianto.
La risposta della popolazione non si fa attendere, dal 27 gennaio
scorso, con l'ennesima emergenza rifiuti che colpisce la regione
Campania, il movimento contro l'inceneritore occupa il terreno dove
dovrebbe sorgere il termovalorizzatore più grande d'Europa, alle
spalle della Montefibre, fabbrica chimica che già incide
pesantemente su un territorio devastato da mille altri scempi e soprusi
legali ed illegali.
Un'agenzia del 14 maggio riporta: ''Sono sconcertato, avrei anche
potuto accettare la sentenza del Consiglio di stato, ma le motivazioni
mi sembrano molto, ma molto offensive rispetto ad una volontà
espressa con una documentazione certa''.
Questo era il commento dell'allora sindaco di Acerra, Michelangelo
Riemma della giunta di centro-destra, alla decisione del Consiglio di
Stato di respingere il ricorso del Comune contro la realizzazione del
termovalorizzatore.
Le proteste continuano, si susseguono manifestazioni, blocchi stradali
e ferroviari, l'area su cui dovrebbe sorgere l'impianto è
presidiata dai cittadini giorno e notte; la lotta ottiene che si rinvii
l'inizio dei lavori in attesa di un ulteriore studio di Valutazione
d'Impatto Ambientale.
Nel frattempo, con la tornata elettorale del 12 e 13 giugno la giunta
cambia colore, a Riemma succede Espedito Marletta, esponente di
Rifondazione comunista.
Napoli, 18 giugno -"È imminente l'apertura del cantiere per
la realizzazione del termovalorizzatore di Acerra". Lo annunciava il
commissario straordinario ai Rifiuti della Campania, Corrado Catenacci,
al termine di una riunione in Prefettura. Non veniva resa nota una data
precisa, ma il prefetto Catenacci ribadiva che la soluzione definitiva
dell'emergenza in Campania è legata soprattutto all'entrata in
funzione dei termovalorizzatori e che quindi è indispensabile
realizzare al più presto quello di Acerra.
In realtà era già tutto deciso e pianificato, mentre i
cittadini organizzati nel comitato di lotta contro l'inceneritore
credevano che nulla sarebbe accaduto prima delle conclusioni del nuovo
studio VIA,
il governo "Burlasconi", la giunta regionale di "Bassottino" e
l'impresa Fibe, che ha in appalto i lavori, si erano già
accordati per il colpo di mano agostano.
Il 9 agosto, come ulteriore tutela, il sindaco Marletta, faceva
notificare al prefetto di Napoli, ed al commissario straordinario per
l'emergenza rifiuti, la propria ordinanza con la quale intimava alla
Fibe "di non intraprendere alcuna attività di allestimento del
cantiere per la costruzione dell'inceneritore in località
Pantano".
Si giunge così, alla notte tra il 16 e il 17 agosto, quando
mille agenti ricevevano l'ordine di raggiungere Acerra e circondare
l'area, in località Pantano. Nei piani del governo le ferie
della settimana di Ferragosto avrebbero reso tutto più facile.
Gli operai della ditta incaricata di realizzare la prima parte
dell'opera facevano il loro ingresso nel cantiere all'alba, quando solo
pochi manifestanti erano fuori ai cancelli a presidiare il posto.
I cittadini di Acerra si svegliavano come in pieno regime di
coprifuoco. Ogni spostamento era tenuto sotto controllo, il sindaco non
sapeva nulla di quanto stava accadendo nel suo comune. "È una
giornata nera per la democrazia - commentava poi - tutto questo
dispiegamento di forze la nostra gente non lo meritava, per la nostra
civiltà e la nostra cultura giuridica".
L'ordinanza firmata dal governo di centrodestra, che dà carta
bianca al commissario straordinario Corrado Catenacci, gli è
stata consegnata solo a cose fatte. Mentre il sindaco leggeva, gli
operai erano già al lavoro. Ma mobilitare i manifestanti non
è stata impresa difficile.
Un'auto con un megafono, infatti, ha richiamato i cittadini intorno
alle recinzioni presidiate dalle forze di polizia. Il sindaco stesso
con alcuni membri della giunta e i primi manifestanti accorsi entravano
nel recinto e bloccavano i lavori delle ruspe. A mezzogiorno,
però, giungeva l'ordine previsto: rimuovere il presidio con la
forza. Rappresentanti delle istituzioni e cittadini venivano prelevati
di peso e portati in questura, per ventuno di loro scattava la denuncia
per invasione di terreno e resistenza a pubblico ufficiale. Uno
strascico giudiziario che non è bastato a dissuadere i
manifestanti, tornati nel pomeriggio davanti al cantiere. Riuniti in
assemblea, in serata pensavano a nuove forme di resistenza. La rivolta
continuava.
Roma, 22 agosto - Mentre un altro corteo sfilava nella mattinata per le
strade di Acerra, il ministro Marzano, che non ha dubbi, ironicamente
chiedeva: "sono più inquinanti l'immondizia in strada o i
termovalorizzatori?".
Roma, 28 agosto - ''Isolare le frange di facinorosi che nulla hanno a
che vedere con i problemi di Acerra''. È l'appello rivolto dal
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, a
quanti prenderanno parte alla manifestazione indetta nel comune campano
contro la costruzione del termovalorizzatore.
L'auspicio dal sottosegretario è che ''coloro i quali hanno
voluto assumersi la responsabilità di promuovere questa
manifestazione sappiano adottare ogni iniziativa per evitare quelle
conseguenze negative che non potrebbero che ripercuotersi sul sereno,
convinto e concreto comune impegno a garantire il rispetto dei diritti
dei cittadini di quel territorio''.
Alla fine di questa ricostruzione, a mio parere utile per
interpretare gli ultimi eventi, si arriva alla manifestazione del 29
agosto, una manifestazione a cui partecipano più di 20.000
persone decise ad esprimere ancora una volta la loro opposizione alla
soluzione inceneritore, prevista nel piano emergenza rifiuti. Come
potevamo immaginare viste le premesse, al termine del corteo ci sono
stati degli incidenti che si sono conclusi con quattro persone
arrestate e undici denunciate a piede libero, 15 i feriti tra i
manifestanti, 41 tra gli uomini in divisa.
Le veline rilette con zelo nei telegiornali non mancavano di
sottolineare che tra gli arrestati ci sono due pregiudicati "quasi" a
voler insinuare agli occhi dell'opinione pubblica l'idea che chi si
oppone ha qualche interesse sotterraneo da sostenere. Un tentativo
meschino di screditare la mobilitazione di una così vasta parte
della popolazione locale che, sulla propria pelle, scopre quanto facile
sia, per il potere, passare dal "dialogo democratico" alla repressione
militare di ogni dissenso.
La logica per cui "dove non basta la parola può il manganello"
è sempre valida, e sempre più viene applicata in una
situazione di costante emergenza che favorisce una evidente erosione
degli spazi di confronto e di libertà.
MarTa