testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 26 del 5 settembre 2004, Anno 84

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Torino: coperto il monumento a Umberto I e inaugurata targa a Bresci
Il 29 luglio del 1900 Gaetano Bresci uccise Umberto I di Savoia, re d'Italia.
Nell'anniversario del regicidio, il monumento eretto sulla collina di Superga a Torino è stato ricoperto ed è stata apposta una lapide in ricordo dell'anarchico che sparò al re.
Riportiamo alcuni stralci del comunicato diffuso in merito dalla Federazione Anarchica Torinese: "Quando Bresci, giunto appositamente dall'America dove era emigrato, a Monza colpì il Savoia erano passati due anni dalle cannonate sparate sulla folla che a Milano manifestava per il pane. Centinaia erano stati i morti di quella Strage di Stato, una strage per la quale Umberto in persona decorò l'autore materiale, il generale Bava Beccaris.
Oltre un secolo dopo quegli avvenimenti in ogni angolo di Italia ci sono statue, lapidi, strade dedicate ad Umberto Savoia, un assassino con la corona da re.
Noi vogliamo ricordare il gesto di un uomo che rinunciò alla propria vita per rendere giustizia alle vittime di un tiranno feroce.
Noi vogliamo in questo luglio ricordare tutte le vittime delle innumerevoli Stragi di Stato volute da un potere, che anche sotto le seducenti vesti democratiche, continua ad uccidere: da piazza Fontana alla strage della stazione di Bologna della quale cade il 2 agosto il 24° anniversario.
Ben vivo nella nostra memoria è Giuseppe Pinelli, l'anarchico assassinato il 15 dicembre del 1969 nei locali della Questura di Milano. E non dimentichiamo Carlo Giuliani abbattuto da un carabiniere nelle strade di Genova tre anni fa.
Ma vogliamo soprattutto ricordare le migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini anonimi che sono morti e stanno morendo in Iraq ed Afganistan, dove il militarismo italiano, oggi come un secolo fa, miete vittime tra le inermi popolazioni civili.
E vogliamo ricordare le centinaia di migranti e profughi, sfuggiti alla guerra ed alla fame, che annegano nei nostri mari, perché resi "clandestini" da una legge razzista e feroce.
Nel mondo che vogliamo non c'è posto per re e tiranni, sia pure sotto maschera democratica.
Nel mondo che vogliamo nessuno ricorderà con statue e lapidi gli assassini che hanno fondato il loro potere sul sangue e sulle sofferenze di tanta parte dell'umanità.
Quello di Bresci fu un gesto di legittima difesa verso i più deboli e gli oppressi. Per questo, almeno per il breve spazio di una giornata, qualcuno ha voluto che la vergognosa statua di Umberto in abiti da "Asterix" fosse nascosta agli occhi dei torinesi e che, nello stesso luogo, una targa ricordasse chi aveva saputo farsi vendicatore delle sofferenze di un intero popolo."
Mortisia
Foto a quest'indirizzo:
http://italy.indymedia.org/news/2004/07/593950.php

Carrara presidio e concerto in ricordo di Bresci
Il 29 luglio come al ogni anno i compagni hanno commemorato Gaetano Bresci. Alle 18 c'è stato un presidio davanti al monumento di marmo dedicato a lui poi la passeggiata dentro il cimitero, dove vi sono moltissimi compagni.
La sera Alessio Lega, Isa e Marco Spiccio hanno dato alle centinaia di persone presenti in piazzetta delle Erbe nel centro storico di Carrara il loro omaggio a questa giornata cantando canzoni loro e di repertorio anarchico.
Oltre alla scontata e numerosa presenza della popolazione di Carrara vi erano compagni da Massa, dalla Versilia, da Torino e da Modena.
Alcune foto le trovate a questo indirizzo:
http://italy.indymedia.org/news/2004/07/594332.php
danark

Bergamo: l'estate dei lunghi coltelli
"Estate vivi la tua città". È la frase che capeggia su migliaia di locandine affisse nella nostra Bergamo. Una frase di buon auspicio per chi, magari con pochi euro a disposizione in tasca, è "costretto" a passare l'estate a Bergamo vedendo i più darsi il cambio per le svariate località turistiche. E va bene, non si può avere tutto.
Ma può anche succedere che dopo qualche birra alla festa dell'Unità e una passeggiata finale in Piazza Vecchia capiti l'impossibile. Per esempio incontrare una "squadraccia fascista" di una quindicina di giovanotti in assetto da guerriglia urbana alla ricerca di qualche "neoglobal" da assassinare. I nipotini di Hitler infatti girano con tirapugni e coltello d'ordinanza pronto allo scatto e all'uso (molto più pratici dell'olio di ricino e l'obsoleto manganello).
C'è gente che la notte del 1° agosto, alle 2,30 circa, ha ricevuto coltellate al petto, all'addome, alle spalle per il semplice fatto di incontrarsi faccia a faccia con dei seguaci del nazifascismo odierno. Seguaci del nazifascismo già ben noti con altre provocazioni (come quella del 24 aprile scorso).
Probabilmente gli stessi che nelle sere scorse hanno dipinto di svastiche e deliri i muri cittadini.
Ma si sa, prima o poi si cresce. E probabilmente costoro si sono sentiti abbastanza grandicelli tanto da emulare gli spadaccini del reich del resto d'Italia facendo il grande passo. Perché per tirare fuori dei coltelli per poi spingerli nella carne altrui, è certo, non deve essere cosa banale.
Evidentemente dopo le scritte e le provocazioni (a volte addirittura protetti dai solerti tutori dell'ordine) non poteva non esserci un passaggio alle vie di fatto.
A farne le spese, stanotte, sono stati 3 compagni che hanno rischiato davvero grosso. È solo per un caso, infatti, che non stiamo parlando dell'ennesimo omicidio fascista.
"Estate vivi la tua città, ma attenzione ai coltelli d'Italia" dovrebbe esserci scritto su quei cartelli sparsi in giro per Bergamo.
Antifascist@ Bergamasch@

Licata: manifestazione contro la guerra in Iraq
Domenica 29 agosto, si è tenuta a Licata una manifestazione contro la guerra imperialista in Iraq e per chiedere il ritiro delle truppe italiane da quella terra martoriata dalla violenza delle potenze neocolonialiste e dal terrorismo integralista. La manifestazione è stata indetta dopo l'uccisione del giornalista Baldoni, la cui famiglia come è noto si trovava a Licata per trascorrere le vacanze. La notte stessa in cui si è avuta notizia della sua orribile fine, alcuni compagni e attivisti della sinistra hanno presidiato il Palazzo di Città fino a domenica sera. Alla manifestazione hanno aderito compagni provenienti da tutta la Sicilia. Al termine, i rappresentanti dei gruppi che vi avevano aderito hanno fatto dei brevi interventi per commemorare la figura di Baldoni e per protestare contro questa guerra di aggressione. Tra tutti si è distinto il compagno della FAS, Natale Musarra, l'unico che ha posto l'accento sulla vera causa di tutte le guerre, il militarismo braccio armato del capitalismo. Speriamo che da un piccolo centro come Licata, ai confini estremi dell'impero, possa nascere l'occasione per iniziare un cambiamento radicale delle coscienze che porti al rifiuto della violenza di Stato e non renda più attraente la "divisa " ai figli dei proletari che cercano di sfuggire alla disoccupazione e si ritrovano invece ad essere degli assassini prezzolati al soldo di governi criminali servi delle multinazionali.
Maria Marotta

Celle Macra: campeggio
Il Collettivo Vanzetti di Saluzzo e i compagni di Cuneo l'hanno fatto apposta e ci sono riusciti.
A Celle Macra, loc. Castellaro, venti minuti di macchina da Macra in Valle Maira, una delle valli di lingua occitana, e poi ancora mezz'ora a piedi per raggiungere il campeggio... insomma lo fai se ci credi!
Ognuno ha portato quello che poteva e che serviva e nulla è mancato soprattutto quattro giorni di affinità, attenzione, condivisione, ampia libertà anche di stravolgere il programma, perché tutto era basato sui tempi e sulla voglia dei partecipanti e nulla sopra di loro.
Una presenza costante di una trentina fra compagni e compagne tra cui una dozzina di bambini.
Penso che dalle Colonie Berneri non ho mai visto tanti bambini in percentuale così forte come in questo incontro.
Il programma prevedeva tre discussioni su: economia e lavoro autogestito, anarchia e nonviolenza, autogestione come progetto anarchico, praticamente ci si è sempre incontrati, nella riunione a cerchio, alle ore volute dopo il riposo pomeridiano per discutere di quello che più premeva anche se non in argomento.
L'economia, il lavoro autogestito, la produzione biologica e la distribuzione del cibo e dei prodotti per rendersi più liberi possibilmente dal circuito industriale e dell'immagine, è stato il tema costante, più discusso in più giorni. Il contributo di chi tenta di vivere e talvolta ci riesce con libertà è stato importante per portare la discussione sul possibile, fuori dalle secche ideologiche.
Quindi grazie ai compagni della cooperativa Alekos di Milano, ai compagni e alle compagne di Dolceacqua e della Val Roja che si occupano di vita e produzione biologica autogestita.
Il rifiuto del rapporto salariale è stato un filo conduttore comune e lo sforzo è il tentativo, la voglia, il provarci, il riuscirci, perché anche il desiderio di un solo individuo, non solo le lotte sociali, crea conflitto.
Mentre non è stato approfondito il tema del rapporto tra anarchia e nonviolenza, seppure interessante e con molte radici e possibilità comuni, il tema dell'autogestione è stato costante.
In effetti è stato vissuto e realizzato nella pratica quotidiana. La libertà è stata vissuta dai bambini perché a quell'altezza non vi sono pericoli artificiali ed hanno avuto modo di stabilire aggregazioni libere per giochi comuni o fare gruppo per affrontare il bosco o costruirsi archi e frecce e attrezzi in legno, l'impatto con gli adulti è stato solo al necessario, per il resto l'autogestione ha funzionato anche tra loro.
Anche le spese, minime, sono state superate e non vi sono debiti.
Nell'ultima assemblea, a cerchio come sempre, si è data una valutazione positiva e propositiva della esperienza, la prima in anni nel cuneese, dove la diversità dei tanti anarchici presenti non si era mai espressa per un incontro comune, ed anche adesso sebbene tutti i cuneesi fossero stati informati , non tutti erano presenti, ed anche questa è una loro libertà.
Ci ritroveremo su temi possibili, ci siamo dati quindi una prima scadenza di costruzione di impianti fotovoltaici per produrre energia solare per settembre, ma di questo parleremo ancora.
L'incaricato, antonio lombardo

Una estate molto nera questa trascorsa a Milano
A poco più di un anno di distanza dalla morte di Dax i fascisti ritornano ad aggredire i compagni alla ricerca di un ennesimo morto.
L'aggressione più grave è stata nei confronti dei compagni di Cox 18. La notte tra il 6 ed il 7 agosto una trentina di naziskin, in un locale a pochi passi dal centro sociale Conchetta, provocano molto pesantemente il barista e le persone che si trovano nel bar. Dal Conchetta alcuni compagni si muovono verso il locale e trovano un gruppo di naziskin, armati di coltelli, pronti ad aggredirli.
Sei compagni vengono feriti: uno è molto grave. Ha ferite all'inguine, all'addome, al fegato. In ospedale viene sottoposto a vari interventi chirurgici e c'è mancato poco che il ricovero all'ospedale San Paolo si trasformasse in un ricovero all'obitorio.
La volontà da parte dei fascisti di cercare lo scontro fisico violento era chiarissima.
Nei giorni seguenti altri due episodi, con conseguenze sulle persone meno gravi, ma non per questo meno preoccupanti.
Il 16 agosto, in una Milano semivuota, tre skinhead hanno tentato di forzare le porte del Centro Sociale Vittoria chiuso: i tre, ultrà dell'Inter, processati per direttissima vengono condannati a tre mesi con la condizionale. Uno di essi, alcuni anni fa, era già stato indagato insieme ad uno dei fascisti arrestati per l'accoltellamento al Conchetta. Evidentemente i fatti non sono così scollegati.
Due giorni dopo, il 18 agosto, viene incendiato il centro sociale Cantiere. L'incendio viene firmato con svastiche e croci celtiche.
La campagna di agosto dei nazi a Milano segue, alzando il livello dello scontro, gli attacchi al CS Il Barattolo di Pavia, dove più volte questi loschi figuri, con evidenti appoggi polizieschi hanno asserragliato il centro durante delle conferenze pubbliche e l'incendio che ha devastato completamente il Centro Sociale "La Sede" di Vigevano a metà giugno. Tutto questo non è un caso! Questi topi di fogna hanno messo in atto una campagna acquisti: il livello su cui si esprimono è, come loro tradizione, il pestaggio, l'accoltellamento, l'omicidio e quanto di peggio e criminale sia possibile per ingrossare le loro file di altri dementi. Mettono in mostra "i muscoli" sperando di rafforzare la loro presenza nel territorio lombardo.
A tutti i compagni che hanno dovuto subire le violenze squadriste va la nostra solidarietà, certi che questa strategia infame può essere fermata dalla volontà di lotta di tutti.
REA

Sarno: un mese di carcere ad un sindacalista dell'USI
Il compagno Sabatino Capatano dell'USI è stato condannato ad un mese di reclusione per "mancata comunicazione" alla questura di una manifestazione. Il fatto è di inaudita gravità, perché lede gravemente la libertà di espressione e manifestazione. Pubblichiamo di seguito il comunicato di solidarietà redatto dalla CdC della FAI.
"In difesa del diritto a esprimersi, solidarietà a Sabatino.
La Commissione di Corrispondenza della FAI apprende con disappunto della recente condanna a un mese di carcere inflitta al compagno Sabatino Catapano, della Commissione Esecutiva dell'USI-AIT, per i "fatti" del primo maggio 2002.
Quel giorno, unica "colpa" del compagno fu essere l'animatore di un'iniziativa pubblica con dibattito sullo sfruttamento e sulla situazione internazionale, tenuto nel suo paese, Sarno, dove da decenni Sabatino è animatore sociale, culturale e organizzatore sindacale. Il pretesto, "mancata comunicazione" dell'iniziativa al questore.
Di fronte a questo ennesimo attacco alla libertà di espressione, nonché ennesimo tentativo di criminalizzazione e intimidazione del dissenso (Sabatino già negli anni passati era stato oggetto di minacce poliziesche) la CdC della FAI invita i libertari, i militanti del sindacalismo autogestionario e di base e gli sfruttati in generale a riprendersi il diritto di parola, organizzazione ed azione sociale. Lo possiamo riavere solo praticandolo, riprendendoci, con la nostra attività, gli spazi pubblici nelle piazze, nelle strade e nei luoghi di lavoro.
La nostra piena solidarietà a Sabatino e a tutta l'USI-AIT.
Reggio Emilia, 01/08/2004
La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana"

Alessandria: sgomberato il Perlanera
Il 16 luglio alle 6,30 il Perlanera è chiuso dalle forze dell'ordine. L'ordine è dato dal sindaco di Alessandria, Mara Scagni, la "rossa" della sinistra DS, che quando ancora studiava da sindaco, perché non eletta, aveva più volte non solo espresso solidarietà al Forte Guercio occupato ma in più occasioni era andata oltre, difendendo le ragioni dell'occupazione. Basta una poltrona per cambiare opinione ed atteggiamento… Così ad Alessandria per ragionare in termini sportivi siamo due a due: due sgomberi contro occupanti anarchici disposti dalla "sinistra" e due dalla destra. Non è un caso che la data dello sgombero sia stata decisa appena dopo le elezioni provinciali, dopo un'importante manifestazione internazionale che ha portato nella nostra città migliaia e migliaia di centauri e non ultimo prima di un dibattito organizzato dal Perlanera contro l'alta velocità (anche nella nostra provincia è previsto un tratto TAV e la presentazione del libro "Le scarpe dei suicidi" sulla montatura poliziesca che costò la vita a Sole ed Edo prevista proprio per il 16 luglio si preannunciava con una buona partecipazione).
L'atto di forza è avvenuto in maniera volutamente spettacolarizzata, come in un film: citiamo gli attori in ordine di apparizione. In testa al "corteo" la telecamera della TV locale (avvisata dai solerti amministratori), poi una decina di poliziotti rigorosamente in divisa, di seguito un folto gruppo di agenti della squadra politica, poi numerosissimi vigili urbani e, infine, a distanza di sicurezza un gippone con poliziotti dall'aspetto ben più minaccioso. Di fronte ad un allestimento scenico di questa portata, dovendo nostro malgrado recitare la parte dei protagonisti, abbiamo chiesto tempo per portare via mobili e suppellettili, che ci permettessero di allestire la scenografia all'aperto. I tutori dell'"ordine" hanno acconsentito per non dover mostrare alle telecamere il loro volto più cattivo. Così noi abbiamo sistemato fuori dal Perlanera, bene in ordine, tavolini, sedie, due gazebo, bandiere, striscioni, acceso un generatore, riempito un frigo di bibite fresche per un presidio che sarebbe durato sino a notte inoltrata, confermando il dibattito previsto per la sera. Il tutto avveniva mentre i signori in divisa erano alquanto esterrefatti anche per la solidarietà che venivano ad esprimere numerose persone tra cui diversi abitanti del quartiere.
Finito il trasloco abbiamo incatenato gli ingressi e ci siamo seduti fuori a goderci una meritata bibita fresca: i poliziotti hanno provveduto a tagliare le catene, far murare finestre e balconi, saldare il cancello d'entrata e, in un eccesso di spettacolarizzazione, hanno sfondato l'unica porta chiusa a chiave. Noi abbiamo preparato la cena per una trentina di persone mentre il pranzo ci è stato offerto in segno di solidarietà. Il dibattito serale è stato un successone: dopo una premessa sullo sgombero oltre cento persone hanno preso parte alla discussione utile e proficua sul tema previsto. Perlanera vive!
Il lunedì successivo i consiglieri comunali che entravano in municipio ci hanno trovati dinanzi all'entrata con un volantino ed un pezzo di mattone cui era legato un foglio con scritto "souvenir di Mara".
Tre mesi di autogestione non si sgomberano: noi siamo determinati ad avere un luogo che, come già abbiamo dimostrato, sarà punto di riferimento anarchico, ma anche per tutti coloro che si collocano all'interno del movimento antagonista alessandrino. Noi non pensiamo che tutte le divergenze si risolvano con un'occupazione: abbiamo chiaro che il nostro fine è ampliare momenti di autogestione e azione diretta, ma per questo dobbiamo avere un luogo libertario, aperto, autogestito e di azione diretta, ma per questo dobbiamo avere un luogo libertario, aperto, autogestito e se per averlo dovremo andare a prenderlo non ci tireremo certo indietro: l'abbiamo già fatto e lo rifaremo. Il proigetto Perlanera è un luogo dove diffondere la pratica e le idee libertarie ed autogestionarie, è una casa liberata dove esprimere e sviluppare socialità, creatività ed arte, è una biblioteca popolare, un archivio antagonista, un'abitazione.
I muri non ci fermeranno! Perlanera vive con rabbia e decisione.
Salvatore Corvaio del Perlanera

















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