Umanità Nova, numero 26 del 5 settembre 2004, Anno 84
La drammatica odissea dei trentasette profughi africani raccolti dalla
nave tedesca "Cap Anamur" potrebbe essere considerata una metafora che
nella sua concretezza aiuta a comprendere meglio il mondo in cui
viviamo.
Il dato fondamentale che sottende la maggior parte dei
passaggi politico-istituzionali dell'intera vicenda, è la
sistematica violazione della legge da parte dello Stato, il soggetto
che, "più di ogni altro", dovrebbe rendersi garante del rispetto
della stessa.
Anche se qualcuno potrà rimanere sbalordito di
fronte a questa semplice constatazione, noi non possiamo fare a meno di
rimarcare che non c'è proprio nulla di cui stupirsi.
La "ragion
di Stato" è un parametro istituzionale che non si può
sottovalutare o considerare come un elemento di contorno. Il Potere,
nella sua evoluzione storica, non ha mai esitato a piegare, di volta in
volta a seconda delle proprie necessità - norme, consuetudini e
cornici giuridiche.
Quando un diritto viene sancito e riconosciuto attraverso idonei
strumenti giuridici non c'è nulla che possa garantire la sua
inviolabilità. Ad esempio, tutte le costituzioni democratiche possono
essere considerate "formalmente" le migliori del mondo: nella realtà,
le violazioni dei diritti rappresentano una costante dell'azione di
governo di tutti gli stati,
democrazie comprese.
Dopo l'11 settembre, l'illegalità dell'azione statuale è diventata una
prassi consolidata: stati membri dell'ONU dichiarano guerre al di là
delle risoluzioni dell'ONU; stati di diritto fondati sull'habeas corpus
praticano costantemente la detenzione preventiva al di là di ogni
garanzia giuridica; forze dell'ordine di paesi democratici svolgono i
loro
compiti repressivi senza disdegnare il ricorso alla tortura o
all'omicidio di piazza. Genova 2001 insegna.
L'intera vicenda "Cap Anamur" si inserisce pienamente in questo
ragionamento: a trentasette profughi che si erano dichiarati
richiedenti asilo è stato
dapprima negato l'accesso al territorio italiano per poi venire
sbattuti in strutture di dubbia legittimità giuridica che
conosciamo tutti fin troppo bene: i Centri di Permanenza Temporanea.
Nel frattempo, i contatti con i legali e gli avvocati di riferimento
sono stati pesantemente filtrati dalle autorità locali
(prefetture e questure di Agrigento e Caltanissetta) che hanno
così impedito agli immigrati di tutelare compiutamente e con
cognizione di causa i propri diritti.
Infine, il diniego ufficiale
delle richieste di asilo avanzate si è trasformato in un
maxi-provvedimento di espulsione collettiva che costituisce, di per
sé, un'anomalia rispetto alla legge vigente (la Bossi-Fini)
già invalidata in alcuni punti dalla Consulta della Corte
Costituzionale.
Dopo una miriade di contraddizioni, incongruenze,
omissioni e palesi violazioni dei diritti sfociate anche in violenza
repressiva (le cariche del 14 luglio ai manifestanti davanti il CPT di
Agrigento, e il pestaggio di un consigliere regionale e di un assessore
comunale che si erano rifiutati di uscire dal CPT di Caltanissetta alla
fine di una visita), il ministro Pisanu ha espresso soddisfazione per
l'esito di tutta la vicenda: non è vero che l'Italia è
una frontiera-colabrodo, non è vero che i profughi scappavano
dalla guerra in Sudan, non è vero che era compito dell'Italia
accogliere chi non va accolto. Linea dura e inflessibilità senza
compromessi.
La verità ufficiale la scrive chi detiene il
Potere: tutto il resto (Convenzione di Ginevra, Convenzione di Dublino,
Costituzione della Repubblica Italiana) se al Potere non è
utile, è semplicemente irrilevante.
Dunque, a differenza di
molti altri, noi non ci sentiamo particolarmente feriti o rattristati
per questo scempio sistematico di convenzioni e trattati giuridici.
Come anarchici, riteniamo che i diritti fondamentali siano scolpiti nei
cuori e nelle menti di tutte le donne e di tutti gli uomini in quanto
tali.
Che quei profughi fossero o non fossero sudanesi, importa poco:
chiunque ha il diritto di potersi spostare come e quando vuole,
perché la terra è di tutti. Sono le frontiere che non
hanno legittimità alcuna.
Abbiamo apprezzato il tentativo dell'associazione Cap Anamur di far
scoppiare in Italia un plateale caso politico su un argomento così
importante come
l'immigrazione, anche se crediamo che forse qualcuno abbia commesso
degli errori di valutazione e che tutto sia sfuggito di mano a causa
della durissima reazione governativa, che non ha guardato in faccia
nessuno: lo Stato italiano ha dichiarato guerra agli immigrati, e non
si può non tener conto di questo. Come anarchici, abbiamo
partecipato attivamente alle mobilitazioni siciliane in queste giornate
di luglio poiché pensiamo che è dalle lotte concrete nei
territori che si possono innestare percorsi di autentica liberazione
sociale. In Sicilia si cerca di consolidare una rete di individualità e
associazioni che si sono date alcune precise e
condivisibili parole d'ordine: chiusura dei Centri di Permanenza
Temporanea, libertà di circolazione per tutte e per tutti,
riconoscimento del diritto d'asilo e costruzione di un'accoglienza
vera, dal basso, per tutti gli immigrati. Costruire e moltiplicare le
mobilitazioni antirazziste in tutta Italia è il modo migliore
per affrontare un clima di forte intimidazione e repressione messo in
atto dai guardiani della Fortezza Europa. Una Fortezza che vogliamo
distruggere.
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana