Umanità Nova, numero 27 del 12 settembre 2004, Anno 84
Bellinzago: la guerra in casa
"Nella baraggia di Bellinzago, a pochi chilometri da Novara, c'è
la seconda area d'addestramento militare d'Italia, in ordine di
grandezza. Presso la Caserma Babini di Bellinzago operosi fanti
preparano con solerzia azioni di guerra. Certo, si tratta solo di
logistica: munizioni, carburanti, trasporti. Ma si tratta di logistica
di guerra.
La Caserma di Bellinzago opera in collegamento con il Comando NATO
rapid deployable corps Italy di Solbiate Olona. In tutto 6.500 uomini
di diverse nazioni (ma specialmente inglesi e italiani), pronti ad
operazioni d'intervento d'urgenza, agli ordini dei vertici NATO,
cioè alle dirette dipendenze dell'impero.
In base agli accordi di Praga del 2002, l'Italia è infatti per
sei mesi (dal primo luglio al trentuno dicembre 2004) la lead nation
della NATO Responce Force, cioè delle truppe di pronto
intervento. In questi sei mesi, da Solbiate Olona (con la fattiva
collaborazione di Bellinzago) partono truppe speciali NATO di pronto
intervento, destinate a rapide incursioni in zone di crisi. Partono
soldati per fare la guerra, magari anche una guerra sporca, coperta,
segreta, nascosta agli sguardi del mondo (vista l'abbondanza di
protocolli segreti NATO).
Abbiamo dunque la guerra in casa."
Questo brano è tratto da un testo diffuso nel novarese dai
compagni dello Zabriskie point che concludono con un invito a preparare
manifestazioni, presidi, azioni davanti alle fabbriche di morte di
Bellinzago e di Solbiate Olona. Il primo appuntamento organizzativo
è per venerdì 10 settembre, alle 21,30, presso la sede
del Circolo Zabriskie Point, in corso Milano 44/A, a Novara.
Altre info sul sito: www.zetapoint.org
Red. piemu
Brugine: presidio anti CPT
Domenica 5 settembre si è tenuto a Brugine (Padova) un presidio
antirazzista contro i CPT organizzato dal Coordinamento Anarchico
Veneto. All'iniziativa ha partecipato una trentina di compagni e
compagne diffondendo il volantino, il dossier curato dal Coordinamento,
e il volantone della Commissione Antirazzista della FAI alle centinaia
di persone presenti al locale mercatino delle pulci frequentato anche
da molti migranti. Il presidio, ben visibile per una grande bandiera
nera e lo striscione con la scritta "siamo tutti irregolari, no ai
lager-cpt", non è sicuramente passato inosservato e ha suscitato
curiosità ed interesse.
Chi fosse interessato a ricevere il dossier contro i CPT curato dal
Coordinamento Anarchico Veneto può contattarci a questo
indirizzo: coord_senzapatria@yahoo.it
Coordinamento Anarchico Veneto
Bologna 25 settembre: i migranti in piazza
Contro il contratto di soggiorno per lavoro, contro i centri di
permanenza temporanea, contro la legge Bossi Fini, per la
libertà dei e delle migranti.
Questi i contenuti che caratterizzeranno la manifestazione che sabato
25 settembre partirà da piazza XX Settembre (di fianco alla
stazione centrale di Bologna) per raggiungere, in corteo, piazza
Maggiore dove si svolgerà una pubblica assemblea.
L'iniziativa prosegue l'azione dei presidi di protesta di fronte alla
Prefettura, delle manifestazioni della primavera-estate, azioni che
hanno visto come protagonisti diretti e autonomi diversi individui
delle varie "comunità" degli immigrati che vivono e lavorano a
Bologna e provincia. Questi soggetti hanno formato, verso la fine
dell'inverno un Coordinamento Migranti di Bologna che ha una pratica
assembleare e che ha marcato la propria autonomia non solo da
istituzioni e "società civile" ma anche dai soggetti politici
che operano nei movimenti antagonisti.
Alla manifestazione hanno dato la loro adesione un ventaglio
estremamente ampio e differenziato di organizzazioni sindacali ed
associazioni come: ACLI, ANOLF, Forum metropolitano delle Associazioni
dei Cittadini non Comunitari, RdB-CUB, Unione Sindacale Italiana e
lavoratori anarchici, CGL-CISL-UIL di Bologna.
La manifestazione avrà un carattere provinciale e, nelle
intenzioni, vorrà vedere in piazza la maggior parte delle
lavoratrici e dei lavoratori immigrati che costituiscono quel vasto
tessuto proletario che in seguito all'annullamento delle libertà
di associazione e di espressione che le leggi razziste promulgate dai
diversi governi succedutisi negli ultimi 15 anni, costituiscono un
vasto "esercito di riserva" per i capitalisti di ogni ordine e grado
della provincia bolognese.
L'iniziativa del Coordinamento Migranti di Bologna assume importanza
proprio nel superamento della logica legalitaria ed interclassista che
vorrebbe dei diritti affermati dal codice mentre intraprende la strada
dell'auto-organizzazione e del protagonismo sociale come strumento di
lotta e di affermazione delle libertà negate, delle
dignità negate, della capacità di essere soggetto sociale
"alla pari" con le lotte di tutti i lavoratori e le lavoratrici
"comunitarie".
Inoltre l'accodarsi a questa iniziativa della triplice sindacale e di
associazioni che fino ad oggi hanno fatto del volontariato il loro
business segna il tentativo di recuperare e controllare la spinta
libertaria e autonoma che le lotte dei mesi scorsi e la costituzione
del Coordinamento Migranti di Bologna ha determinato.
Per la preparazione della manifestazione del 25 sono in corso ed in
previsione numerose assemblee intercategoriali, di fabbrica, nei
caseggiati occupati o nei "centri di accoglienza", in città ed
in molte località della provincia. In quest'iniziativa sono
coinvolti compagni e compagne anarchiche sia nel loro ruolo di delegati
dei lavoratori che come supporter del Coordinamento Migranti di Bologna.
Diverse realtà (la comunità senegalese delle ex-scuole
Certani, la comunità magrebina dello stabile di via Stalingrado,
la comunità pakistana degli stabili di via Guelfa e via
S.Felice, la comunità albanese, e tanti altri) sono parte
integrante della realtà del Coordinamento Migranti di Bologna e
dell'iniziativa del 25 settembre.
L'azione dei compagni e delle compagne a sostegno dell'iniziativa del
25 si propone di praticare l'imprescindibile solidarietà tra gli
sfruttati, nella convinzione che l'azione rivendicativa dei proletari
è parte integrante, determinandone chiarezza e concretezza, del
progetto rivoluzionario, cioè della radicale trasformazione
sociale che gli anarchici prospettano per la liberazione
dell'umanità dal giogo statale e capitalistico, causa di gran
parte dei mali che ci affliggono.
Circolo Anarchico "Berneri"
Pordenone: la conversione possibile
Sabato 18 settembre si terrà a Pordenone (Auditorium della
Regione) un Convegno Internazionale sulla Conversione delle Basi e dei
Poligoni militari. Il titolo, "la conversione possibile", può in
qualche modo suggerire l'intento degli organizzatori, il Comitato
Unitario contro Aviano 2000, rispetto ad una necessità che
apparenta un'istanza di pace ad un approccio antimilitarista al
problema della guerra e delle strutture che la sostengono.
La "conversione possibile" non è solo una possibilità
concreta di liberare territori da fondamenta di morte (ideologica,
ambientale, salutare) ma vuole soprattutto tracciare un segno rispetto
alla possibilità di rendere queste vaste porzioni di terra da
liberate a libere. Libere di poter essere "luogo" d'opposizione alle
logiche che costituiscono i presupposti di sopraffazione e
devastazione. Certamente l'aspetto ecologico diventa pregnante
così come importante è tenere in considerazione quello
della riappropriazione della comunità di un luogo che deve
essere ripensato.
Una possibilità quindi che racchiude molte possibilità,
una conversione che partendo dalla complessità tecnica di
riqualificazione di un territorio rimette sul campo ben altre questioni
come la sostenibilità di un sistema capitalistico che devasta e
impoverisce le comunità, la militarizzazione nella sua fase
fagocitante, il diritto di una comunità rispetto al potere
politico e alle sue leggi.
Questioni che inevitabilmente, dopo l'approfondimento delle tematiche
specifiche sulla conversione, emergono nel momento in cui si deve
passare alla proposta o meglio alle proposte.
Lo spunto del convegno stesso nasce, oltre che dall'esigenza di
contro-informazione che invera l'attività del C.U.C.A. 2000 da
sempre, anche da una relazione che ruota attorno alla Base di Aviano e
alla sua possibile conversione, scritta da Andrea Licata, che mette
nero su bianco aspetti e conseguenze di tali processi.
Oltre alla relazione di conversione specifica della Base USAF di
Aviano, Achille Lodovisi cercherà di delineare un quadro
complessivo dove le conversioni sono sempre più "normali"
perché i confini delle geografie politiche ed economiche delle
potenze dominanti si ridisegnano, "normali" perché, ad esempio,
risulta necessario ottimizzare territori in funzione di una reale
politica di Difesa Europea ed anche per questo sono infatti già
stati stanziati fondi europei proprio per le conversioni e assegnati in
gran parte a siti di Basi USA in Germania.
E proprio dalla Germania Hartmut Kuechle del BICC (Bonn International
Conversion Centre) interverrà sulle conversioni già
avvenute entrando nel merito dei modi e dei tempi necessari per la
smilitarizzazione di un'area vasta dando il via alle relazioni
successive che in modo specifico illustreranno i vari ambiti
d'intervento.
Bruno Asquini parlerà dei riflessi della base di Aviano e di una
sua possibile conversione nella pianificazione territoriale di area
vasta, Bepi Rizzardo dell'impatto ambientale delle attività
militari, Marco Mostallino affronterà invece un altro aspetto
cruciale del militarismo ovvero del rapporto delle Basi e il Nucleare
in Italia.
Stefano Del Cont Bernard aprirà un capitolo di sempre maggiore
attualità rimanendo però nella specificità
friulana, approfondendo la realtà dei poligoni militari della
Provincia di Pordenone, degli aspetti ambientali e dei loro possibili
riusi.
Concluderà la serie d'interventi, che si dipaneranno dalle 9 del
mattino fino alle 19 di sera, Piero Maestri, affrontando la questione
delle Basi militari in Italia attraverso le trasformazioni ed i
conflitti con la comunità locale.
Un finale che è in realtà il vero inizio, riaprendo di
nuovo, dopo un taglio sicuramente più tecnico, un dibattito
imprescindibile rispetto sia al lavoro omai decennale del C.U.C.A. 2000
di opposizione alle Basi e alle strutture militari e sia per rilanciare
localmente e globalmente un'ostilità diffusa alle gerarchie in
divisa, che sono i pilastri delle politiche guerrafondaie, verso una
riappropriazione di territori e luoghi da parte della società.
Una possibilità, appunto, da cogliere dappertutto ed ora.
Stefano Raspa