Umanità Nova, numero 30 del 3 ottobre 2004, Anno 84
Esistono prove fisiche che possiedano
armi chimiche? No.
È estremamente probabile che
le possiedano? Si.
(Il pubblico ministero Stefano
Dambruoso, a proposito delle persone arrestate in Italia e sospettate
di essere terroristi di Al-Qaeda)
Fate giustizia, fate che non si
ammalino più, fate che non muoiano più. Lo Stato ci ha
abbandonato. Ci ha ingannato. Ci ha fatto credere che eravamo al
servizio dell'umanità, io ho sempre agito per questo, ignaro che
per l'Esercito invece ero solo carne da macello"
(Luca Sepe, militare italiano morto
di Leucemia da uranio impoverito il 13 luglio 1994)
Un best-seller post 11 settembre è "Bioterrorismo e armi
chimiche" pubblicato nel 2001 negli Stati Uniti col titolo originale
"Surviving Bioterrorism". L'autore è Jake Carson presentato come
uno dei più autorevoli conoscitori di armi non convenzionali e
chimiche-batteriologiche oltre che per essere stato l'autore di
numerosi manuali adottati dalla CIA, dall'FBI, dai Marine e dalla FEMA.
L'introduzione di questo diffusissimo libro, che ha cavalcato la fobia
della "sicurezza patriottica" in USA, è emblematica della
contraddittorietà della tesi di base sostenuta da Carson quanto
del fondamentale uso della disinformnazione mass-mediatica dei governi
per la creazione del consenso militarista.
Più o meno sulla falsa riga del PM Dambruoso s'ipotizza una
presunta diffusione del terrorismo senza scrupoli e freni per "sferrare
l'attacco frontale alla cultura e alle democrazie occidentali",
ovviamente ad opera del fondamantalismo islamico e dei suoi focolai
alleati, sfuggevoli ma capillari.
Per passare ai fatti l'esperto Carson ci scodella un paio di esempi.
Nel 1984 gli Stati Uniti furono testimoni di un utilizzo da parte di
terroristi di armi chimiche e biologiche su civili innocenti.
Nell'Oregon furono infatti 750 persone ad ammalarsi dopo aver mangiato
in self-service contaminati dalla salmonellosi ad opera dei seguaci di
una setta.
Nel 1985 alcuni fanatici religiosi diffusero gas nervino nella
metropolitana di Tokyo rischiando di provocare una vera e propria
strage, uccidendo 12 persone e intossicandone 5.000.
In Oregon fu il pentimento di un ex-seguace che confessò la
responsabilità della setta, spiegando che i batteri, creati in
un piccolo laboratorio sotterraneo furono portati con dei piccoli
flaconi di acqua contaminata in ristoranti e negozi della zona.
Nel secondo caso la setta Aum Shinrikyo fu incriminata e il leader
Shoko Asahara condannato a morte.
Sia nel primo che nel secondo caso però di islamici neppure
l'ombra, erano infatti tutti autoctoni ed "integrati" come si direbbe
nel gergo della politica securitaria.
Ad un lettore mediamente razionale nel giudizio degli avvenimenti la
svista dovrebbe apparire alquanto imbarazzante, soprattutto se si pensa
nella logica Dambruosiana ai numerosi fatti in cui la
"probabilità" della matrice islamica è pluriaccreditata.
Dati alla mano però nel marasma del terrorismo l'importante
è suggestionare, il resto fa contorno.
Passiamo noi ai fatti.
I soldati italiani ammalati di tumori e leucemie dopo le missioni
all'estero, secondo i dati ufficiali, sono circa 300 e 24 sono morti.
Sono però molti di più i militari colpiti, perché
diversi giovani e familiari hanno paura di parlare e soprattutto di
renderlo pubblico.
La NATO durante il bombardamento del 1999 ha dichiarato di aver sparato
circa 31.000 proiettili all'uranio impoverito per un totale di circa 10
tonnellate di DU sparse in Kosovo, anche se, come sempre, le fonti non
ufficiali parlano di un numero più elevato.
Il terrorismo in questo caso viene chiamato "missione di pace" anche se
i bambini dei paesi bombardati dalla "cultura e dalle democrazie
occidentali" continueranno a giocare vicino le carcasse dei carri
armati portandosi a casa "souvenir" di guerra come i proiettili
all'uranio impoverito e a morire, assieme ai genitori e agli altri
abitanti lentamente per decenni a venire.
I militari, compresi quelli italiani, dopo aver accettato un corposo
stipendio per affrancarsi da precarietà e disoccupazione avranno
migliore fortuna dei civili perché potranno tornarsene a casa e
quindi limitare la permanenza a rischio rispetto ai milioni che in quei
luoghi sfortunati ci sono nati e ci moriranno.
Tuttavia la migliore fortuna non è la fortuna, nella
quantità, la cosiddetta carne da macello, esistono perdite
chiamate fisiologiche per un esercito, più o meno come gli
effetti collaterali delle bombe intelligenti per i civili ammazzati.
Tra i "probabili" terroristi islamici che colpiscono i civili
occidentali (e raramente i militari) per una causa persa e i
"certificati" terroristi sotto forma di militari professionisti che
colpiscono intere popolazioni inermi (e raramente gli eserciti nemici)
risultano alcuni passaggi di dubbia comprensione.
Tra la probabilità e la certezza sarebbe mero buon senso
concentrarsi sull'ultima.
Tra le fila di chi sottopone i propri seguaci ad alti rischi di armi
chimiche e batteriologiche spiccano per quantità e
qualità gli eserciti, valga su tutte la vicenda della "sindrome
del golfo" che colpì i reduci statunitensi della prima Guerra
all'Iraq, dove circa 50.000 soldati americani su 700.000, contrassero
una malattia che intaccava il sistema immunitario.
Se Karson invece di dedicarsi ai manualetti di sopravvivenza per
difendersi da "probabili" civiltà nemiche provvedesse ad
informare i suoi concittadini dei rischi e dei pericoli che corrono
grazie alla politica nazionalista e militarista dei propri governanti
farebbe cosa oltre che utile decisamente meno risibile.
Ma il consiglio è pura retorica, lo sappiamo che il buon Jake
e i diversi pennivendoli di regime svolgono solamente il loro sporco
lavoro, per un buon gruzzolo di quattrini così come i disperati
che s'arruolano volontari negli "eserciti del bene".
Il meccanismo funziona finché tutti gli ingranaggi girano a
dovere, è inutile che ribadisca quale sia il nostro compito di
antimilitaristi anarchici.
Stefano Raspa