Umanità Nova, numero 32 del 17 ottobre 2004, Anno 84
Il 7 ottobre 1970 gli italiani residenti in Libia furono espulsi in
poche ore: ebbero appena il tempo di prendere con sé qualche
effetto personale e furono spediti in Italia senza tanti complimenti;
le loro proprietà furono confiscate dal neonato regime di
Gheddafi.
Così finiva l'avventura iniziata nel 1911, quando l'italietta di inizio secolo si impadronì dello "scatolone di sabbia" di là dal mare. Persa durante la seconda guerra mondiale la colonia libica, molti italiani vi erano comunque rimasti a vivere e lavorare perché lì nati o emigrati. L'occupazione italiana della Libia era stata in realtà feroce e nel '70 i libici se ne ricordarono.
Il 7 ottobre 2004 è stato inaugurato il nuovo gasdotto sottomarino Libia-Italia, chiamato Greenstream, lungo ben 520 km, che fornirà il 10% del nostro fabbisogno di gas. Progettato nel 1999, è stato realizzato dall'ENI e sbuca a Gela in Sicilia. A margine della cerimonia di inaugurazione cui hanno partecipato Gheddafi e Berlusconi, è stato annunciato che gli italiani espulsi nel '70 potranno tornare a visitare il paese e che il 7 ottobre non sarà più festa nazionale libica a ricordo dell'espulsione degli ex colonizzatori.
Intanto l'embargo alla Libia (soprattutto di armi e tecnologia) iniziato ai tempi in cui Gheddafi era accusato di foraggiare il terrorismo internazionale è stato tolto, grazie anche alla disponibilità libica a collaborare alla repressione dell'immigrazione dal terzo e quarto mondo verso le terre promesse occidentali.
È all'interno di questo quadro politico ed economico che va letta la vicenda della deportazione di massa di migranti clandestini da Lampedusa verso la Libia che è avvenuta nelle ultime due settimane. Sulle concrete modalità di questa ennesima vergognosa violenza a danno dei migranti altri riferiscono su questo giornale. La riflessione che possiamo fare ancora una volta è che gli interessi economici non hanno frontiere e barriere, mentre chi cerca una vita migliore viene vessato e impedito di esercitare i più elementari diritti. Il cinismo dei potenti, su entrambe le sponde del mediterraneo, è davvero senza limiti e denuncia l'ipocrisia dei paesi che si dicono democratici. Mentre l'ENI e la Libia fanno affari, i migranti sono trattati come criminali e mantenuti in uno stato di illegalità che ne consente il pieno sfruttamento come forza lavoro a basso costo. Le industrie nostrane di armi e tecnologia possono così avere un nuovo ricco acquirente (bollato fino a poco tempo fa come terrorista) con la scusa del contrasto all'immigrazione clandestina.
Scorre il metano sotto il mare, navigano su carrette fatiscenti donne e uomini che fuggono dalla fame e dalla violenza verso la nostra terra promessa, volano in cielo in senso inverso i cargo che li risbattono sulla costa africana, mentre altre navi e altri aerei scaricano armi e tecnologia in Libia; italiani espulsi nel '70 potranno tornare a vedere dove abitavano acquistando il biglietto di un semplice volo di linea. Accanto al gasdotto, al Greenstream, giacciono sul fondo del mare le tombe mute di africani, pakistani, cingalesi "più sfortunati", affogati nel tentativo di trovare una vita migliore, uccisi dalla nostra criminale "civiltà superiore".
Simone Bisacca