Umanità Nova, numero 32 del 17 ottobre 2004, Anno 84
Sinceramente non vorrei avere da
cittadino spagnolo un ministro della Giustizia che ritiene un peccato
l'omosessualità e che la donna debba restare a casa a procreare
sotto la protezione del marito. Per me sono parole scioccanti. Non mi
pare che si possano avere responsabili della Giustizia che possano
pensarla così. Se si occupasse di barbabietole non sarebbe tanto
grave.
J. Borrell, presidente del Parlamento
europeo
Indubbiamente, senza aver nulla di personale contro le barbabietole,
è difficile dare torto al presidente del Parlamento europeo.
Eppure, nonostante il clamore suscitato dalla sua apparente bocciatura,
temo che non ci sia concesso sperare che in futuro Rocco Buttiglione,
commissario europeo designato alla Giustizia, Libertà e
Sicurezza, vorrà dedicarsi davvero ai preziosi tuberi zuccherini
per lasciare a menti, si spera, un po' meno ottuse la
responsabilità dei diritti civili in Italia e in Europa.
Chiamato, come da prassi, a presentarsi prima della nomina di fronte alla Commissione libertà e diritti del Parlamento europeo, in sole tre ore il "nostro" rappresentante è riuscito a imbastire un piccolo digesto clerical-reazionario da antologia. Ed è stata davvero una gagliarda prestazione, per quest'uomo sempre impegnato a ricordarci, con farisaica nonchalance, che lui, modestamente, con il papa si dà del tu. E sai che soddisfazione!
Sollecitato ad esprimersi sulle discriminazioni nei confronti degli omosessuali e sul concetto di matrimonio, l'aspirante ministro europeo, incurante degli sguardi attoniti e increduli dei deputati, ha voluto riaffermare come per lui, e come per ogni buon cristiano, l'omosessualità debba essere considerata un peccato (ci mancava solo che dicesse che era anche una malattia) e che il matrimonio altro non sia che l'opportunità per il maschio di proteggere la femmina permettendole di fare dei figli. Fortunatamente non gli è stata fatta alcuna domanda su fatti di trascurabile importanza come aborto e divorzio, altrimenti avrebbe avuto il destro di ribadire la sua volontà, già espressa nel giorno stesso dell'insediamento del secondo governo Berlusconi, di porre mano ad entrambi per contrastare la dissoluzione sociale e l'omicidio pianificato che questi necessariamente comportano. In compenso non si è sottratto in materia di immigrazione, campi di concentramento e rimpatri forzati, ammonendo che nessuno può permettersi di dare lezioni all'Italia e al governo Berlusconi, tanto è vero che per la prima volta in dieci anni il centro di "accoglienza" di Lampedusa si è svuotato. Che poi queste deportazioni avvengano in spregio delle leggi (e fin qui nessuna sorpresa) ma anche di ogni senso di umanità, è cosa che evidentemente non arriva al buon cuore di quest'uomo, troppo preoccupato della incombente dissoluzione morale di una Europa scristianizzata. Del resto da uno che recentemente, parlando dei migranti, aveva affermato: "Parto da una premessa: non esiste un diritto di immigrare", e che sul problema delle quote di "accoglienze" affermava il concetto di "livello di criminalità" del paese di provenienza (naturalmente i paesi cristiani sono quelli più onesti e timorosi di dio), cos'altro ci si sarebbe potuto aspettare?
In effetti, sembrerebbe che sia andata come peggio non poteva, e che il Nostro sia caduto involontariamente nella vile trappola tesagli dai suoi colleghi sottoponendosi così, con incauto candore, alla loro ironia, al loro sconcerto e alla loro bocciatura. Penso invece che il filosofo gallipolese avesse tranquillamente messo in conto questo esito e che tutto sia filato come previsto: il compito che si era (e che gli era stato) fissato era quello di indicare gli obiettivi, dichiarati o non dichiarati che siano, ma irrinunciabili per la volontà della Chiesa cattolica, di condizionare non più e non solo la morale italiana, ma anche quella dell'intera Europa. E su questi obiettivi imbastire un braccio di ferro con quei maledetti protestanti, scandalosamente permissivi, che albergano nel nord Europa. Non si può negare che tale compito sia stato svolto diligentemente, con encomiabile spirito di servizio e come meglio non si sarebbe potuto.
Sarebbe un errore, infatti, pensare che le parole del ministro riflettano il pensiero di una parte, anche se consistente, dello schieramento cattolico, e siano solo l'effetto della sua lunghissima frequentazione con la componente più reazionaria e aggressiva, Comunione e Liberazione, dei movimenti ecclesiali italiani. Sono invece convinto che questa sua intemerata dal sapore schiettamente reazionario rifletta non solo l'ideologia della setta di cui si diceva, ma anche, sottigliezza più o sottigliezza meno, il comune pensare di tutto il corpo della chiesa, dall'ultimo curato di campagna su su per le gerarchie fino al massimo gerarca. Nessuno escluso. E del resto la reazione del mondo cattolico a quella che ora viene considerata non come una scontata e doverosa presa di posizione del pensiero laico contro un ministro integralista ma come una generale discriminante anticattolica ("Cattolici trattati come gli ebrei nel '30" le spropositate parole del presidente della Compagnia delle Opere subito fatte proprie dal presidente delle Acli) ci fa capire con schiettezza quanto sia compatto il mondo cattolico allorché si tratti di perseguire il fine di riversare la propria morale e i propri dogmi sul resto della società. Riuscendo, tra le altre cose, a mettere sotto ricatto la componente "laica" (ebbene, sì, c'è anche questa) del governo Berlusconi, che si trova ora costretta, per difendere le scelte del leader e il buon nome della coalizione, a non dissociarsi ma a fare quadrato se non, addirittura, a far proprie le sparate oscurantiste del Buttiglione di turno. Alla faccia di quel pensiero liberalsocialista così ostentato dai vari Biondi, Cicchitto, Maiolo e Ferrara, gli integerrimi e coerenti inquilini della cosiddetta casa delle libertà.
Il lupo perderà il pelo, sparpagliatosi fra chiesa del dissenso, pacifisti, preticoraggio, pretidifrontiera e compagnia cantante, ma non il millenario vizio del totalitarismo. E così, sconfitto sulla questione delle "radici cristiane" nella Costituzione europea, il Vaticano ci riprova, e si ricompatta, con uno dei suoi uomini di punta, obbediente e con la faccia di bronzo quanto basta. Oggi la parte del cretino dei fratelli De Rege se la è sobbarcata lui, ma per un tale uomo di fede il ruolo della vittima sacrificale è ben poca cosa rispetto alla grandezza del progetto di volontà egemonica sulle coscienze dei cittadini europei da parte della Chiesa. Beati, dunque, i poveri di spirito, perché loro sarà... un qualche ministero europeo!
Massimo Ortalli