Umanità Nova, numero 32 del 17 ottobre 2004, Anno 84
Ha suscitato molto polverone la proposta di Amato per la modifica della
legge 40, quella sulla procreazione assistita.
Ma è proprio solo polvere, negli occhi di chi ancora concede
credibilità a queste persone…
La bozza di riforma probabilmente esiste già ed è
già stata ampiamente discussa e ridiscussa dai pochi
parlamentari che vi stanno lavorando (non certo però discussa
dalle donne interessate).
Di essa però all'esterno non trapela ancora nulla. Il messaggio
è sempre il solito: "ci pensiamo noi, lasciateci fare".
L'unica proposta di riforma fino ad ora presentata (il 6 luglio 2004 da
popolari - Udeur) è costituita da due articoli che non intaccano
minimamente l'impianto della legge. Così come non la modifica
neppure la "presunta" proposta Amato. Da quel che se ne sa, tra dico e
non dico, le modifiche riguarderebbero la fecondazione eterologa che
diventerebbe possibile solo in casi limite (cosa significhi ciò
è sepolto nel vocabolario del politichese, perché o una
cosa si può fare o no, tutti i ricorsi alla fecondazione
assistita sono casi limite), alla congelazione solo degli ootidi (anche
qui non si capisce cosa significhi perché gli ootidi sono
ovociti allo stadio di pronucleo, parole incomprensibili per la gente
comune) e ad improbabili ricerche scientifiche su embrioni,
purché non più vitali (cioè morti).
Come era naturale aspettarsi le modifiche non intaccano minimamente
quello che è stato il punto più contestato della legge:
il riconoscimento giuridico dell'embrione, cioè il
riconoscimento di una entità che, parte del corpo materno,
è considerato alieno ad esso, altro, diverso, lì solo per
necessità biologica.
Una appropriazione indebita del corpo delle donne, che diventa
contenitore di qualcosa d'altro, soggetto alla autorità statale,
maschile, paterna. Così come non intacca il diritto per le donne
senza partner di avere un figlio, o di averlo con qualcuno diverso dal
marito. Cambiamenti fasulli quelli proposti che non modificano il senso
della legge: controllare e vessare il corpo delle donne.
È chiaro come la proposta di Amato non sia una sua invenzione
personale. Da molte parti il tentativo di non arrivare al referendum su
una legge così controversa è esplicito. In prima file i
DS che, praticamente costretti, hanno raccolto le firme, ma ora cercano
di riprendere la loro posizione con un piede in due, tre, quattro
scarpe diverse, cercando di riuscire graditi a destra, sinistra, alla
chiesa, alle parrocchie, e anche a qualche laico un po' distratto.
Al di là del valore che ognuno di noi può attribuire ad
un referendum, su cui ci sarà modo di parlare in modo più
esteso, quasi due milioni di firme contro questa legge significano
persone che intendono in qualche modo opporsi a questa legge feconda
solo di pessime intenzioni… E questo è un buon segnale.
La debolezza sta nel non riuscire ad esprimere il dissenso in altri
modi.
In un momento in cui diventa sempre più difficile per le
donne decidere liberamente e consapevolmente del proprio corpo,
dovremmo ricordarci che quello che oggi abbiamo è stato ottenuto
con anni di lotte radicali.
Se dimentichiamo ciò non sarà possibile opporsi a questi
tentativi di controllo e repressione femminile che ogni giorno
diventano più pesanti.
Alcune donne hanno la sensazione che questa legge non riguardi loro,
perché interessa solo lo stretto cerchio di coloro che
desiderano essere madri ad ogni costo, desiderio da molte non
condiviso. Ma al di là del desiderio di maternità
(condiviso o no, indotto o spontaneo) credo che sia necessario imparare
a dire, quando si parla di diritti delle donnine, "mi riguarda", e dare
sempre e comunque battaglia contro chi vuole giocare col nostro corpo e
la vita.
Rosaria Polita