Umanità Nova, numero 34 del 31 ottobre 2004, Anno 84
Giro di vite (come se ce ne fosse ancora bisogno) sui migranti. Il
senato ha approvato un provvedimento di modifica della legge Bossi-Fini
che peggiora di non poco l'attuale normativa sugli "stranieri".
Come si ricorderà, la Corte Costituzionale aveva bocciato la
normativa attuale su due punti rilevanti: la possibilità di
espellere il migrante irregolare senza il previo vaglio della
magistratura e l'obbligatorietà dell'arresto in flagranza
dell'immigrato già espulso che fosse ancora trovato sul suolo
patrio (la pena per tale reato era l'arresto da sei mesi a un anno, non
sufficiente a giustificare un arresto in flagranza nel nostro
ordinamento).
L'ineffabile governo berlusconiano ne ha partorito quindi una delle
sue. Le espulsioni saranno vagliate dai Giudici di pace e la pena per
la violazione dell'obbligo a lasciare lo stivale entro cinque giorni
viene portata, udite udite, a da uno a quattro anni di reclusione!
Et voilà, l'arresto obbligatorio in flagranza è legittimo
per un reato di cotale gravità! Scherziamo? Neanche per idea,
compagni.
Quel principio fondamentale degli ordinamenti giuridici liberali, il
mitico "habeas corpus" (il diritto a non essere ristretti in qualche
galera senza previo provvedimento giurisdizionale contro il quale ci si
sia potuti difendere con l'ausilio di un legale) non vale per i
migranti.
Infatti, i Giudici di pace son magistrati, ma di un tipo ben
particolare (i più son laureati in giurisprudenza già
funzionari statali in pensione e son pagati per ogni provvedimento che
emanano). E che dire della proporzionalità tra violazione
(essere rimasti in Italia dopo l'espulsione) e la sanzione prevista (da
uno a quattro anni di galera)?
I più fini di voi discetteranno sulla differenza tra
provvedimento di espulsione, che è atto amministrativo, e
reclusione: se devi essere mandato in prigione è giusto che
valuti prima un giudice, ma se devi essere espulso… Mica si sta
discutendo della tua libertà! Anzi, se ti espellono, sei libero
come l'aria e puoi andare (più o meno) dove ti pare. Cioè
a quel (tuo) paese.
Già, la maggioranza dei rappresentanti del popolo nostrano ha così deciso.
Per controbilanciare la triviale violenza di queste norme e rovinare
la festa ai leghisti danzanti intorno alla nuova forca per i migranti,
Peppe Pisanu, ministro dell'interno forzitaliota di provata fede
democristiana, se ne è uscito subito sulla necessità di
aumentare le quote di immigrati che possono entrare regolarmente ogni
anno nel belpaese.
Esiste infatti il migrante buono, regolare, che viene da noi solo per
farsi sfruttare a modo, con qualche bel contratto in regola; esiste
invece il migrante cattivo, che viene da noi senza permesso per farsi
sfruttare senza alcuna regola: questo deve vivere sempre sotto la
minaccia di essere sbattuto a casa senza passare dal via (Monopoli, eh,
che gioco!); l'altro lo possiamo tenere, anzi, se ne vengono altri in
più come lui non guasta: tanta è la fame di braccia delle
aziende nostrane.
E poi, andiamo, dove la mettiamo l'accoglienza per lo straniero dettata
dalla santa madre chiesa? Una strizzatina d'occhio ai nazisti nostrani
in salsa padana e una strizzatina d'occhio ai parrocchiani genuflessi
ma desiderosi di opere buone. Eggià, la carità! Mica
parliamo di diritti e libertà… Piuttosto, dell'obbligo morale di
essere buoni: infatti, come dice il vangelo, "i poveri li avete sempre
con voi" e i poveri servono, eccome, alle buone coscienze (sennò
i punti paradiso come si guadagnano?). Fu quel bischero di Giuda
Iscariota che vedendo Maria (di Betania, non la Maddalena moglie di
Gesù) versare "nardo purissimo" sui piedi di Gesù e poi
asciugarli con i capelli (erotico eh?, mica Nove settimane e mezzo…)
disse che era uno spreco e che si poteva vendere quel profumo per
trecento monete d'argento e distribuirle ai poveri! Trecento, togli uno
zero e resta trenta (monete d'argento), il numero dell'impiccato:
infatti… Il povero Giuda finì appeso (la carta dei tarocchi?) e
la storia la scrissero i vincitori del momento, quelli delle buone
azioni e della buona coscienza (propria, naturalmente).
Così è la vita da noi, non al tempo del colera, ma
nell'autunno duemilaequattro: tempo in cui le esigenze elettorali (ma
dai, di già?, non si vota per le regionali duemilaeccinque e per
le politiche duemilaessei) tritano vite e corpi di migranti. Ma
checcentrano i migranti con i flussi elettorali? Vorrete dirmi che
qualcuno voterebbe (voterebbe?…) qualcun altro perché più
feroce o tenero con i migranti? Ahi ahi! Qui si parla del popolo e
delle sue inclinazioni…
L'inarrivabile Bettino (requiescat in pace in terra tunisina,
magrebina, musulmana, africana…) diceva (ma quanti potenti lo dissero
prima di lui e lo diranno dopo di lui?) che il popolo vuole solo "le
tre f": farina, forca e festa. Non si stupì più di tanto,
immagino, quando fu lui ad essere portato sulla forca (per modo di
dire, lo sapete…; del resto di festa e farina ne aveva distribuite in
quantità, alla "Milano da bere"…).
Invece è così, pare che in questo paese il popolo sia sensibile alla gogna per i migranti. Ma quale popolo? Quello dei sanfedisti partiti dalla Calabria (così mi pare di aver studiato) che aiutarono ad impiccare l'ammiraglio Caracciolo ed altri (Napoli 1799)? Quello degli artiglieri di Bava Beccaris che presero a cannonate i milanesi nel 1898? Poverini, obbedivano solo agli ordini… (quante volte l'abbiam sentita la canzonetta?!) O il popolo delle milizie fasciste che assaltavano le sedi sindacali agli albori del ventennio? Mi vorrete far credere che erano solo ex arditi tronati dai troppi assalti alle trincee austroungariche? O i giovani di Salò che torturavano i partigiani in norditalia? Figli del popolo anche loro?
Ragazzi, è spiacevole, ma poniamo una distanza. Non è solo colpa dei padroni e dei potenti. Loro ci mettono non poco, ma han sempre bisogno di guardie regie e carabinieri e celerini a spaccar teste e portare in gabbia, ieri come oggi.
Se ancora qualcuno pensa bene di solleticare gli spiriti, offrendo alla berlina o alla pelosa carità il povero migrante, vuol dire che forse la rivoluzione ("movimento organizzato e violento col quale si instaura un nuovo ordine sociale o politico": Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli) è all'ordine del giorno, evento (certamente futuro, con l'aria che tira) per cui vale la pena spendersi e lottare.
Simone Bisacca