Umanità Nova, numero 34 del 31 ottobre 2004, Anno 84
"Ogni immigrato - ha detto Pisanu - trova una accoglienza dignitosa: ha la doccia, il telefono, le sigarette". (AGI Red/Tri/Non 180815 SET 04)
Prosegue, a tappe forzate, il cammino comune dei governi europei verso
la creazione di una società nella quale gli organi di polizia
avranno sempre maggior potere. Il 17 e 18 ottobre si è tenuta a
Firenze la periodica riunione "informale" dei ministri dell'interno di
Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna (il cosiddetto "G5")
per "approfondire temi di comune interesse riferiti alla lotta al
terrorismo internazionale e all'immigrazione."[1]
I punti salienti sulla quale i cinque ministri hanno trovato dei
punti di convergenza e che verranno trasformati in proposte da portare
all'interno di tutta l'Unione Europea sono tre: passaporti, Europol,
immigrazione.
Passaporti
Entro il 2006 i passaporti conterranno, oltre alla classica fotografia,
anche l'impronta digitale. Nessuno ha fatto notare che proprio per i
trattati esistenti in materia di libera circolazione, il passaporto non
è richiesto ai cittadini di uno stato dell'unione che vogliono
recarsi in un altro paese membro. La misura quindi rientra
esclusivamente nel progetto di schedature di massa degli "stranieri",
partito con la proposta di prendere le impronte agli immigrati ed ha il
suo corrispettivo interno con la diffusione della Carta di
Identità elettronica (in via di introduzione anche in Italia)
dove è già prevista l'archiviazione dell'impronta [2].
Oltretutto, la Spagna, che è l'unico paese nel quale le impronte
digitali sono già presenti sui passaporti, è stato
oggetto del più sanguinoso attentato terroristico riconducibile
all'estremismo islamico avvenuto in territorio europeo. A dimostrazione
di quanto una misura del genere sia efficace contro la "lotta al
terrorismo".
Europol
La polizia europea dovrebbe, stando sempre al comunicato ufficiale,
"avere un ruolo centrale di carattere operativo nella lotta al
terrorismo e ad Europol devono far capo le informazioni destinate
all'impiego operativo, tenendo distinto il ruolo del SITCEN."[3] Che l'Europol [4]
sia destinato a diventare un organismo sempre più importante lo
dimostra il fatto che, nonostante i sorrisi e le frasi di circostanza,
i cinque governi hanno presentato ognuno un proprio candidato alla
prossima direzione della polizia europea. Questa struttura è
infatti da tempo un campo di battaglia politica fra i vari paesi
all'interno degli organismi comunitari: la scorsa estate il Consiglio
Europeo aveva bocciato un tentativo di ampliare i poteri di Europol,
mentre a Firenze è stato proposto anche di affidarle la lotta
alla falsificazione dell'Euro.
Immigrazione
Punto focale dell'incontro, è stato centrato su due punti: la
creazione dei campi di concentramento in Nord Africa (proposta da
italiani e tedeschi) e lo snellimento delle misure di espulsione. La
prima proposta è stata per il momento accantonata a causa,
sembra, dell'opposizione di Francia e Spagna, mentre la seconda avrebbe
visto una sostanziale convergenza verso un sistema più rapido
nella espulsione dei "soliti sospetti" destinato a ridurre
ulteriormente qualsiasi parvenza di garantismo.
Il continuo e martellante accostamento di "immigrazione" e "terrorismo"
è chiaramente funzionale principalmente al controllo dei flussi
di masse che si spostano da regioni povere verso il miraggio di una
vita migliore, una sporca scusa per continuare nelle vergognose
politiche razziste nelle quali il Governo italiano (oggi come ieri) ha
sempre primeggiato. Oltretutto, l'annuncio della preparazione di un
qualche tipo di direttiva europea per facilitare le deportazioni degli
"indesiderabili" è stata smentita [5] a livello di Commissione Europea.
Tra gli altri argomenti in discussione, non poteva mancare lo studio di
"iniziative per sviluppare un'analisi coordinata delle reti
informatiche e contrastare l'utilizzo di internet quale strumento di
propaganda terroristica." [6] una affermazione che suona un po' come una rivendicazione tardiva del recente sequestro di Indymedia.
È interessante notare che mentre sui media italiani l'evento ha
trovato un ampio spazio, lo stesso non è avvenuto negli altri
paesi partecipanti, una veloce ricerca sui siti web ufficiali dei vari
Ministeri degli Interni non ha trovato alcuna traccia dell'incontro [7].
Una ulteriore dimostrazione che tutte le discussioni e le proposte
fatte sono solo un comodo paravento per giustificare l'inasprimento
delle politiche di controllo e di repressione.
Preoccupante è anche il continuo affinamento delle tecniche
di controllo della popolazione che passano soprattutto attraverso la
creazione di banche dati nazionali e sovranazionali nelle quali vengono
registrati i dati individuali.
Nel marzo scorso il Ministero della Giustizia e quello degli Interni
sono entrati a far parte del gruppo di lavoro sulla biometria,
costituito dal Cnipa (Centro nazionale per l'informatica nella pubblica
amministrazione).
La biometria è quella disciplina che studia l'identificazione
attraverso le caratteristiche fisiche dell'individuo e che viene
utilizzata principalmente, se non esclusivamente, come strumento di
"sicurezza" con la solita scusa della "protezione" dei cittadini.
Oggi abbiamo da una parte un chiaro aumento delle misure repressive nei
confronti dell'immigrazione: le deportazioni di massa e la creazione
dei campi di concentramento alle frontiere sono una evidenza
incontestabile. Ma abbiamo anche, parallelamente, un forte aumento
delle misure di controllo della popolazione residente: la capillare
diffusione delle telecamere e l'introduzione del documento elettronico
ne sono solo un esempio.
Lo sviluppo di una lotta comune, di indigeni ed emigranti, è l'unica possibilità che abbiamo per contrastare l'avanzare dell'Europa di Polizia.
Pepsy
[1] Dal Comunicato Ufficiale apparso sul sito web del Ministero degli Interni italiano
http://www.interno.it/news/pages/2004/200410/news_000020078.htm
[2] Vedi "La carta di identità elettronica. Verso il controllo totale", "Umanità Nova" n.1 del 14/1/2001.
[3] Il SITCEN (Joint Situation Center) è una struttura che fa
parte del sistema della "difesa civile europea", composto da analisti
civili e militari, che ha lo scopo di fornire al Consiglio europeo
"informazioni di alta qualità". Il suo ruolo principale è
quello di strumento d'intelligence da utilizzare ininterrottamente in
situazioni di gestione delle crisi e prevenzione dei conflitti.
[4] Vedi "El camino de Santiago. Verso lo stato di polizia europeo", "Umanità Nova" n.9 del 10/3/2002.
[5] Si veda l'articolo "Pisanu smentito sulle espulsioni", "il manifesto" del 20/10/04.
[6] Dal Comunicato ufficiale citato in nota 1.
[7] Almeno per quanto riguarda i governi francese
(http://www.interieur.gouv.fr/rubriques/a/a5_communiques)
inglese (http://www.number-10.gov.uk/output/Page59.asp) e spagnolo
(http://www.mir.es/oris/notapres/index.htm), quest'ultimo è
l'unico che annuncia la riunione di Firenze.