testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 34 del 31 ottobre 2004, Anno 84

L'incubo del ponte sullo stretto
Un mostro d'acciaio tra Scilla e Cariddi




L'incubo
Nella calma dell'ora serale, seduto sulla spiaggia di Torre Faro, ammiravo lo spettacolo del tramonto che colorava di viola la costa calabrese mentre l'incontro del mare Ionio con il Tirreno increspava le acque dello stretto. Improvvisamente un rumore assordante squarciava l'aria ed una lingua d'acciaio e cemento partiva da Scilla, si srotolava, e passando sopra la mia testa giungeva a Cariddi, prima di perdersi nell'entroterra messinese. La sensazione di profondo disagio mi faceva sobbalzare sul letto, fortunatamente era solo un incubo, il ponte sullo stretto ancora non esiste.
Così, dall'esperienza emotiva nasce la volontà di affrontare razionalmente, con qualche informazione in più, il progetto del ponte che dovrebbe collegare stabilmente la Sicilia con il continente.
Si tratta dell'aggiornamento del progetto di massima del 1992, esaminato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nell'ottobre 1997 che, con delibera CIPE 66/2003 del 01 agosto 2003, è stato approvato, con prescrizioni, come progetto preliminare.
Il Soggetto Aggiudicatore è la società Stretto di Messina S.p.A.
Il Ponte sullo Stretto è la prima "grande opera" cui è applicata, integralmente, la procedura accelerata di decisione e la Valutazione d'Impatto Ambientale semplificata di cui al Decreto Legislativo n. 190/02.

Alcuni dati tecnici
Quello che dovrebbe essere realizzato è il più grande ponte sospeso, stradale e ferroviario, mai progettato e costruito in tutto il mondo. È un ponte sospeso a campata centrale unica di lunghezza pari a 3.300 m, con un impalcato di complessivi 3.666 m, una larghezza di 60 m, 382,6 m l'altezza delle torri da cui partono le due coppie di cavi del sistema di sospensione (cavi di 5.300 m di lunghezza per il diametro di 1,24 m).
Questo sistema sosterrà 6 corsie stradali, 2 per ciascun senso di marcia più le relative corsie d'emergenza, 2 corsie stradali di servizio, 2 binari ferroviari.
La portata teorica è pari a 6.000 veicoli/ora e 200 treni/giorno.
Per valutare l'unicità e complessità del progetto, basti ricordare che il più grande ponte sospeso fino ad oggi costruito è il Ponte Akashi in Giappone, che è lungo "solo" 1991 m ed esclusivamente riservato ai veicoli su gomma.
Tra gli addetti ai lavori, qualcuno sostiene che al momento non sono disponibili soluzioni tecnologiche adatte a realizzazioni di queste dimensioni.
Il progetto del Ponte sullo Stretto prevede inoltre 20,3 chilometri di raccordi stradali e 19,8 ferroviari per collegare l'infrastruttura, da un lato, all'autostrada Salerno-Reggio Calabria e alla linea ferroviaria Napoli-Reggio e, dall'altro, alle autostrade Catania-Messina e Palermo-Messina; una nuova stazione ferroviaria verrà costruita a Messina.
Tali opere connesse, nonostante vengano presentate in modo da delineare un quadro programmatico e progettuale omogeneo, sono in realtà escluse dal SIA (studio impatto ambientale). Come nota a margine, è utile ricordare che il tratto autostradale che collega Messina a Palermo è incompiuto da decenni e gran parte della rete ferroviaria che collega le maggiori città siciliane si snoda su binario unico.

La pianificazione
Del progetto del Ponte non esiste traccia nella pianificazione europea (TEN), non nella stesura originaria del piano Generale dei Trasporti e della Logistica, né nei Piani Operativi sia nazionali (PON) che regionali (POR) del Quadro Comunitario di Sostegno dei fondi strutturali per il Mezzogiorno.
Non si prevedeva, quindi, la realizzazione del Ponte sullo Stretto, se non nei termini di verifiche sulla sua fattibilità e necessità, ma alla fine del 2001, il progetto veniva "magicamente" inserito tra le opere strategiche della Legge Obiettivo. È stato quindi sufficiente includere quest'opera sicuramente complessa, impattante e non prioritaria nell'elenco delle infrastrutture definite strategiche per darle dignità di programmazione e sostenerne la fattibilità.
Nonostante le evidenti complessità progettuali, tecnologiche, gestionali, la localizzazione in un'area ad elevato rischio sismico, in un ambiente di evidente valore naturalistico e paesaggistico, il Governo ha deciso di applicare, come previsto dalla legge Obiettivo, una procedura accelerata e semplificata di valutazione ambientale sul progetto.
Benché "l'affare" interessi addirittura due regioni, la logica dell'opera strategica nazionale superiore all'interesse locale, prevede che sia la pianificazione locale ad adeguarsi, con un processo decisionale che, di fatto, esclude le istituzioni locali.
In effetti, la pianificazione locale non ha incluso, in molti casi, il progetto di Ponte sullo Stretto nella propria programmazione in quanto non considerato tra gli elementi strategici di ridisegno territoriale; anzi, in diversi casi c'è un'interferenza negativa con la pianificazione di tutela naturalistica e paesaggistica. Nei casi dove il progetto è stato incluso si ammette di averlo dovuto fare in quanto "opera strategica di preminente interesse nazionale" senza comunque mai proporla in alternativa al potenziamento del traghettamento, dei porti e degli aeroporti che in ogni caso rimangono elementi fondamentali nella pianificazione del territorio e della rete dei trasporti. Queste incoerenze e contraddizioni rivelano chiaramente che il progetto d'attraversamento stabile dello Stretto di Messina non è stato programmato in coerenza con le esigenze e le vocazioni strategiche dei territori attraversati, ma che viene semplicemente sovrapposto alla pianificazione esistente.

C'è bisogno del ponte?
Dalle analisi effettuate sui flussi di traffico si capisce che l'attraversamento dello stretto riguarda solo una parte dei trasferimenti tra Sicilia e continente pari a 52.000 spostamenti/giorno. Solo il 28% di questi sono spostamenti locali (15.000), mentre il resto (72%) è costituito da spostamenti di media e lunga distanza. Per le brevi distanze, i passeggeri per lo più utilizzano il traghettamento senza mezzi al seguito (75%) e solo per il 25% con l'automobile. I passeggeri di lunga distanza viaggiano per il 50% circa in aereo, 35% utilizza l'autovettura e 15% il treno. La domanda merci, pari a 45.000 ton/giorno, viaggia per il 59% su strada, mentre la restante quota si ripartisce in parti simili tra ferrovia e navi.
L'analisi della tendenza evolutiva dimostra che la quota di mercato coperta dal trasporto su strada è in diminuzione per l'affermarsi nell'ultimo decennio della componente "combinato" (strada - ferrovia), che oggi copre complessivamente una quota del 18% e, soprattutto, dell'intermodale (strada -mare), la cui quota è del 24%.
Attualmente i collegamenti tra Sicilia e Calabria sono garantiti 24 ore su 24 dalle compagnie di navigazione che in circa 20 minuti collegano Villa San Giovanni con Messina, solo in alcuni giorni dell'anno in concomitanza dell'esodo vacanziero si creano code che creano tempi d'attesa di 1 o 2 ore, influenzando negativamente anche il traffico intorno ai punti d'imbarco-sbarco. Un problema reale che però non può giustificare la costruzione di un mostro che non arricchirà certo la mitologia dei luoghi ma piuttosto i profitti "degli amici degli amici".
Qualche dubbio sull'effettiva necessità di costruire il ponte deve essere venuto anche alla comunità europea dato che nell'aprile 2004 l'Europarlamento aveva "silurato" il ponte pronunciandosi contro l'inclusione fra le trenta "opere prioritarie" dell'Unione stessa. La bocciatura era giustificata da Strasburgo poiché "è necessario effettuare un'ulteriore valutazione strategica dell'impatto ambientale, nonché un'analisi costi-benefici sul piano socioeconomico". In gioco contributi per oltre 600 milioni di euro: corrispondenti alla quota del 10% a fondo perduto prevista sul costo complessivo delle opere classificate come prioritarie. Un finanziamento dell'Unione Europea era da più parti considerato vitale per affrontare l'investimento complessivo, che da stime del 2002 ammontava a circa 6 miliardi di euro.
Di fronte a queste cifre non si scherza e quindi con qualche ripensamento e qualche pressione di corridoio una successiva delibera europea reinseriva in extremis il progetto del ponte tra le opere prioritarie, più precisamente come complemento al cosiddetto asse Palermo - Berlino.

Piano finanziario
Il finanziamento dell'opera sarà assicurato per il 40% dall'aumento di capitale della società Stretto di Messina, già deliberato dagli azionisti, e per il rimanente 60% con finanziamenti da reperire sui mercati internazionali senza garanzie da parte dello Stato.
Gli azionisti della società Stretto di Messina: sono Fintecna S.p.A., A.N.A.S. S.p.A., Rete Ferroviaria Italiana S.p.A., Regione Calabria, Regione Sicilia.
Non deve sfuggire "l'insignificante dettaglio" che le risorse proprie di Fintecna sono risorse pubbliche derivanti dalla liquidazione dell'IRI, così come sono risorse pubbliche le altre quote di RFI, Anas e Regioni (le regioni si sono per il momento astenute dal versare le loro quote).
Secondo la Stretto di Messina S.p.A. "il vero impiego di risorse pubbliche si avrebbe qualora il progetto, secondo schemi seguiti in passato, venisse finanziato in larga misura (almeno il 50%) con contributi a fondo perduto. Una società per azioni, seppure a controllo pubblico, in generale (!!) investe in un progetto quando i parametri consentono di prevedere il recupero del capitale e la sua remunerazione."
Le residue occorrenze finanziarie, circa il 60 % dei fabbisogni, saranno coperte attraverso finanziamenti di tipo project financing contratti in più blocchi sul Mercato internazionale dei capitali. Tali finanziamenti saranno rimborsati con i flussi finanziari generati dalla gestione dell'opera.
La relazione ministeriale della cosiddetta Commissione Fontana, durante diverse audizioni di banche e istituti finanziari potenzialmente interessati al progetto del Ponte, ha registrato elementi di rischio: - uno locale, che inficia la redditività del Ponte nel caso di "aggressive politiche commerciali messe in atto dalle società che gestiscono i traghetti che fanno servizio sullo stretto di Messina". Allo scopo di minimizzare tale rischio, è stato suggerito che l'offerta di servizi di traghettamento sia regolamentata (alla faccia del libero mercato!!); - un altro di portata nazionale, dato che si è messo in rilievo che parte del traffico previsto per il ponte potrebbe essere assorbito dalle cosiddette autostrade del mare. Conseguente la richiesta di meccanismi di mitigazione anche su questo aspetto con un intervento di sistema, a livello nazionale, volto ad inibire lo sviluppo dei collegamenti commerciali via mare: un aspetto questo in contrasto con gli obiettivi del PGTL, del Libro Bianco della Commissione Europea, ma anche in contrasto con le richieste delle Regioni Sicilia e Calabria, che stanno comunque chiedendo di sviluppare la propria capacità portuale.
Si è poi ipotizzato un meccanismo che riconosce alla Società, al termine del periodo di gestione, un valore di riscatto, pari al massimo al 50% dell'investimento stesso, che lo Stato potrebbe coprire integralmente con la rimessa a gara della gestione al termine del primo periodo di concessione (30 anni). Un sistema complesso di finanziamento basato sui flussi di traffico e i relativi pedaggi (e se questi fossero sovra-stimati? chi coprirebbe il buco finanziario?)
Secondo i progettisti il ponte è in grado di resistere a venti fino a 216 Km/h e a sismi di intensità superiore a quello che distrusse Messina nel 1908 ma mancano parametri attendibili per la definizione dei costi di manutenzione e gestione di un'opera così complessa.
Queste potrebbero essere preoccupazioni superflue perché in realtà non è scontato che gli stessi promotori della "grande opera" si pongano come obiettivo la realizzazione del progetto; certamente si apriranno i cantieri, si costruiranno svincoli, gallerie, forse anche le torri e poi, …rispettate le promesse pre - elettorali e… terminati i fondi ritorneremo a discutere dei problemi che affliggono il Sud da decenni.

Qualche data da segnare sull'agenda anche in relazione al fatto che il ministro Lunardi, nel dicembre 2001, dichiarava che i lavori sarebbero iniziati nel 2004.
L'attuale tempistica prevede i seguenti passaggi:
- Il 15 settembre 2004 era il termine per la presentazione delle domande di partecipazione alla gara per l'affidamento a General Contractor.
- Nel corso degli anni 2004 e 2005 la scelta del General Contractor, la predisposizione del progetto definitivo e lo svolgimento delle relative procedure di approvazione.
- A fine 2005 l'apertura dei cantieri.
- Nel 2011 il completamento dei lavori e l'apertura al traffico.
- Il 2012 quale primo anno completo di esercizio dell'Opera.
 
MarTa


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