Umanità Nova, numero 36 del 14 novembre 2004, Anno 84
I fatti della vita non trascorrono mai vanamente. Le esperienze si
sommano. Le cose cambiano da sé, ma più spesso c'è
qualcuno che interviene a mutare il quadro di riferimento.
Pure i poteri si modificano nel tempo: l'intenzione di mantenere la presa e di accrescere il dominio aguzza l'ingegno dei tiranni e dei loro tirapiedi.
La NATO, per esempio, è in piena fase di ristrutturazione: non solo dal punto di vista politico, ma (cosa ancora più importante) anche dal punto di vista militare.
È utile riferire, a tale proposito, alcune recenti vicende che riguardano la creazione della cosiddetta NATO Response Force.
Lo spunto immediato ci proviene dalla costituzione, a Solbiate Olona, in provincia di Varese, del Comando di Corpo d'Armata di Reazione Rapida a guida italiana per la NATO (NRDC-IT HQ NATO Rapid Deployable Corps). Si tratta di un nuovo comando NATO con sede nella caserma Ugo Mara, sita, appunto, a Solbiate Olona: tale sede direttiva ha assunto la sua piena capacità operativa già dall'inizio del 2003.
L'istituzione di questo comando rientra nei progetti di ristrutturazione della NATO: si tratta di una riorganizzazione centrata sulla creazione di comandi proiettabili ad alta prontezza, cioè in grado di gestire interventi rapidi sul teatro delle operazioni.
La decisione di articolare la struttura dell'alleanza in base a tale nuovo principio è stata presa al vertice NATO di Washington dell'aprile 1999 e poi meglio definita al vertice di Praga del novembre 2002.
Si tratta di istituire, appunto, forze di pronto intervento, destinate ad agire in velocità (high readiness force). Si tratta pure di adoperare queste nuove strutture allo scopo di migliorare le capacità militari delle forze dell'alleanza nel loro complesso: la filosofia sottostante è quella di considerare le forze "speciali" come elemento di traino ed esempio per tutte le forze "normali".
La NATO Response Force, secondo Salvatore Farina, che scrive sulla Rivista Militare (n.1 del 2004), avrà diversi compiti: "in particolare la forza potrà essere schierata per compiti di evacuazione di cittadini e di personale in pericolo; per affrontare emergenze umanitarie o situazioni dovute a rischi NBC; per supportare operazioni antiterrorismo; per l'impiego in operazioni di gestione delle crisi (CRO) e/o peacekeeping; quale forza di ingresso per favorire l'inserimento del grosso del contingente; per compiti di supporto alle azioni diplomatiche".
Si tratta di un ampio ventaglio di intervento, che comprende pure operazioni di attacco e dunque discretamente distanti dalla funzione cosiddetta "difensiva" della NATO. Ma è riscontrabile con tutta evidenza che, recentemente, al di là dei protocolli segreti sempre esistiti, è venuto allo scoperto il pragmatismo politico imperiale: si prevedono interventi anche oltre quanto sia previsto dall'art.5 del Trattato NATO, cioè anche al di là di operazioni "difensive".
E, in tali operazioni non ex art.5, la NATO Response Force è pienamente coinvolta, essendo il principale soggetto operativo che si vuole mettere in campo nell'immediato.
Il comando di tali truppe di specialisti sta saldamente nelle mani del comandante supremo alleato in Europa: ciò accade dopo il trasferimento formale di poteri dalle autorità politiche dei singoli stati coinvolti alla medesima struttura di vertice della NATO in Europa.
In questo contesto assume una posizione di assoluto rilievo il comando di Solbiate Olona. Tale comando ruota in un turno di guida delle forze di pronto intervento NATO insieme ad altri cinque comandi: due situati in Germania (a Rheindalen e a Muenster), uno in Francia (a Strasburgo), uno in Turchia (ad Istanbul), uno in Spagna (a Valencia). I turni sono di sei mesi.
Dall'inizio del luglio scorso fino alla fine dell'anno 2004 tocca proprio a Solbiate Olona: siamo dunque nel periodo in cui la forza NATO di pronto intervento viene diretta proprio da casa nostra (da un comandante italiano e da un vice inglese, con la solita supervisione dottrinale da oltre Atlantico, in pratica da Norfolk).
A Solbiate Olona sono presenti soldati italiani (circa 2400 unità) e di altre dieci nazioni: Germania, Grecia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti d'America, Turchia, Ungheria. Con prevalenza numerica e qualitativa degli amichetti di Tony Blair (con 24 ufficiali e il vicecomandante).
Per il supporto tattico e logistico vengono impiegati fino a 40 Reggimenti. Nel semestre in corso un importante ruolo nell'assistenza logistica viene giocato dalla caserma Babini di Bellinzago Novarese (a pochi chilometri da Solbiate, al di là del Ticino, in provincia di Novara): qui ci si occupa di carburanti, munizioni e trasporti.
Il comando di Solbiate Olona mantiene inoltre la disponibilità di palazzo Cusani, a Milano, già sede del comando delle forze di proiezione.
L'insieme delle operazioni riguardanti le forze di pronto intervento
NATO viene gestito senza la necessità di passare attraverso le
diverse autorità militari e politiche nazionali: il potere di
direzione è stabilmente delegato all'unità multinazionale
con sede al comando di Solbiate. Ci si trova in pratica di fronte ad
una vera e propria enclave, in territorio italiano, nella quale la
sovranità statale è affievolita a vantaggio di
un'autorità che non è azzardato definire come imperiale.
Insomma, il comando di Solbiate Olona sembra assumere una funzione
centrale nella ridefinizione dell'operatività militare
dell'alleanza. È il sottocapo di stato maggiore dell'esercito,
Roberto Speciale, ad averlo scritto esplicitamente già
all'inizio del 2003: "il Comando di Solbiate Olona
rappresenterà, nel futuro, la palestra addestrativa dei quadri
dell'intera Forza Armata, nonché il modello di riferimento per
lo sviluppo e la piena realizzazione di capacità similari a
livello di Comandi di Divisione proiettabili".
Sembra inoltre chiaro che il modello posto in atto prefiguri una
sorta di accrescimento dell'integrazione strategica e militare tra
Stati Uniti d'America ed Europa. Se mai ci sarà un esercito
davvero europeo (e già c'è, per alcuni aspetti), è
evidentemente cessata ogni velleità di autonomia dal grande
fratello che sta dall'altra parte dell'Atlantico.
Le notizie appena riferite non sono affatto segrete (anche se è
un po' azzardato definirle pubbliche in senso pieno). Sono comparse in
alcuni giornali locali e, soprattutto, nella Rivista Militare (RM), che
è la rivista bimestrale dell'esercito italiano. In particolare
sono da citare due articoli: "Il Comando NATO di Solbiate Olona
è già una splendida realtà" (di Roberto Speciale,
tenente generale, sottocapo di stato maggiore dell'esercito, in RM,
n.1/2003) e "La NATO Response Force" (di Salvatore Farina, in RM,
n.1/2004). Dalla lettura di questi articoli risulta del tutto evidente
come le forze armate italiane si vantino di quanto stanno facendo al
servizio dei padroni d'oltreoceano.
Sappiamo dunque abbastanza per essere preoccupati di fronte ad
un'accelerazione della militarizzazione del territorio e dei rapporti
sociali. Sappiamo abbastanza per comprendere come sia necessario
reagire allo stato di fatto ed attivarsi in tutti i modi possibili per
la mobilitazione delle popolazioni che vivono nei pressi delle basi
militari. In particolare: è necessario ed urgente dare vita ad
un intervento sul territorio attorno alle basi di Solbiate Olona e di
Bellinzago Novarese .
Mick.