Umanità Nova, numero 36 del 14 novembre 2004, Anno 84
Milano: …e come potevamo noi cantare…
Prendendo spunto da questa poesia alle compagne ed ai compagni della
cascina occupata Torkiera e della Saltaottoni è venuta l'idea di
manifestare nel giorno della celebrazione delle forze armate in
silenzio per le vie di Milano. Alla loro idea hanno aderito vari gruppi
anarchici di Milano e della provincia. E così, vestiti a lutto,
muti, portando con noi strumenti musicali che si rifiutavano di suonare
e voci che si rifiutavano di parlare si è snodato per le vie del
centro di Milano un corteo funebre. Un volantino, i cartelli, i
manifesti listati a lutto attaccati durante il tragitto, ricordavano ai
milanesi che il 4 novembre non c'è nulla da festeggiare. Durante
il percorso suoni acuti come colpi di mortaio e l'intero corteo che si
sdraiava a terra ricordavano che la guerra semina morte e, per chi
è costretta a subirla, non è un bello spettacolo.
Sabato 6 le manifestazioni contro ogni forma di militarismo promosse
dal Collettivo Torkiera, dal Circolo dei Malfattori, dai compagni di
altri gruppi lombardi e dalla Federazione Anarchica Milanese, sono
proseguite con un presidio in una piazza centrale della città.
Sono stati affissi manifesti antimilitaristi, distribuiti volantini che
invitavano a riflettere sul significato dei massacri di guerra,
improvvisati comizi volanti, venduta la stampa anarchica e magliette
antimilitariste. In serata un'ulteriore iniziativa promossa dal
collettivo del Torkiera nella loro sede ha visto molti compagni
impegnati a discutere i temi dell'antimilitarismo insieme a Stefano
Raspa, bravissimo e documentato, per trovare i modi per rispondere al
dilagare delle cause che lo generano.
R. P.
Trieste: delirio nazionalista e contestazione anarchica
Finalmente il peggio è passato! Dopo due settimane di delirio
nazionalista le manifestazioni per il cinquantesimo anniversario del
ritorno di Trieste all'Italia sono finite (l'ultimo atto sarà il
13 novembre quando una piazza verrà battezzata "Via Martiri di
Nassirya").
Per questo anniversario le autorità locali hanno deciso di dare
il meglio di sé facendo le cose in grande e spendendo milioni e
milioni di euro di tutti noi. E via così a mostre, inaugurazioni
di lapidi e monumenti, parate storiche, francobolli a tema, migliaia di
tricolori appesi ovunque e così via.
Il gran finale però era costituito dalla visita di Ciampi per il
3e 4 novembre… Perché non prendere due piccioni con una fava e
celebrare assieme la festa delle forze armate e il cinquantenario?
In quei due giorni abbiamo assistito ad un'oscena esibizione di forze
armate di ogni ordine e grado con tanto di Rap Camp, perché un
po' di arruolamento non fa male.
In questo clima di concordia e festa nessuno - o quasi - ha voluto
ricordarsi che siamo un paese in guerra e che gli eserciti portano
morte e distruzione.
Infatti poche - troppo poche - sono state le voci di dissenso che si sono levate in città.
Nella notte fra l'uno e il due in una città superblindata
è stato affisso il manifesto nazionale antimilitarista della FAI
che sarà l'unico manifesto appeso contro queste celebrazioni.
Nella mattinata del 3 novembre un gruppo di studenti universitari
distribuisce fiori "contro la guerra e per la pace" in piazza
Unità. Immediata l'identificazione da parte della Digos che
circonderà letteralmente il gruppetto al passaggio nelle
vicinanze di Ciampi. Nel pomeriggio alcuni studenti e compagn*
effettuano un altro volantinaggio in piazza Unità per ricordare
a tutti le migliaia di civili morti in Iraq. Vengono tallonati passo
passo da agenti in borghese.
La mattina del 4 un gruppo di compagni del collettivo "Fragole e
sangue" viene identificato mentre intervista i passanti sulla guerra.
Svariate per in quei due giorni sono le identificazioni di compagn* che
osano avvicinarsi alle rive dove sono posizionati carri armati, aerei e
altri strumenti di morte.
Nella mattinata del 4 si svolge regolarmente la parata finale delle
forze armate con la presenza di Ciampi, Fini, vari ministri
nonché di esponenti dell'"opposizione" in primis Fassino. Tutto
deve filare liscio: persino un innocuo ministriscione dei girotondi a
difesa della costituzione viene fatto togliere dagli sbirri.
La parata si conclude e tutto sembra finito. Proprio allora un piccolo
neo macchia questa giornata di concordia. Di ritorno dalla parata una
banda dei carabinieri ed un plotone di corazzieri a cavallo seguiti da
centinaia di persone con i tricolori passa sotto la sede del Gruppo
Anarchico Germinal in via Mazzini. Alcuni compagni in procinto di fare
un volantinaggio si trovano casualmente in sede.
Alla vista dei militari che sfilano immediata e spontanea è la
reazione dei compagn* che dal balcone (su campeggiava da un paio di
giorni lo storico striscione "Il militarismo produce violenza,
sfruttamento e morte".) lanciano centinaia di volantini
antimilitaristi.
La reazione della folla (tra cui molti giovani di area AN) è
isterica e ostile: nessuna critica viene ammessa in questa giornata
"sacra". Di colpo nugoli di poliziotti (otto pattuglie e due
camionette) sbarrano la strada impedendo a tutti di avvicinarsi,
compreso il nostro avvocato da noi chiamato all'istante.
Alla richiesta del questore di entrare in sede viene risposto che si
stava cercando di consultare telefonicamente l'avvocato. A quel punto
il questore se ne andava stizzito minacciando conseguenze.
Dopo poco arrivano numerosi digossini e viene deciso (valutata la
situazione e sentito l'avvocato) di farli entrare. Questi dopo aver
contato i presenti se ne vanno. Poco dopo tornano chiedendo
pressantemente di togliere lo striscione. Dopo un tira e molla viene
tolto per alcuni minuti e poi prontamente rimesso.
L'episodio, pur minimo, avrà una discreta eco e tutti i giornali
locali ne parleranno il giorno successivo. Un gruppo di compagn*
distribuirà il volantino dello scandalo sabato pomeriggio in
città.
Per una volta il cuore e la rabbia uniti alla fortuna sono riusciti a
creare una piccola crepa nell'oscena esibizione militarista.
Un compagno che c'era
Alessandria: coperte le vergogne del militarismo
Ad Alessandria nella mattinata del 4 novembre la targa di piazza
"Decorati al valor militare" è stata coperta con un telo bianco.
Sotto alla targa un manifesto "Copriamo le vergogne del militarismo",
di cui riportiamo alcuni passaggi: "Le nostre città sono piene
di monumenti, targhe, lapidi che ricordano assassini. Questi se le sono
guadagnate per aver mandato a morte, ferito, mutilato, violentato
centinaia, migliaia, milioni di persone. Questi sono i vergognosi
esempi che i nostri figli studiano a scuola, che incontrano in ogni
piazza, in ogni strada: questo ed ogni altro genere di sopruso è
ciò che il potere chiama "civiltà". Occorre che queste
spaventose vergogne siano cancellate dalla nostra storia, dalla nostra
memoria, dal nostro futuro. (…)
In questi anni, destra e "sinistra", governo ed "opposizione", hanno
cercato di arruolarci, di unirci con la paura, di coprire le nostre
vite con un sudario tricolore. Ma noi non ci siamo stati: abbiamo
disertato le loro guerre, stracciato le loro bandiere, negato la loro
retorica da caserma, disprezzato il pensiero unico."
Nel pomeriggio gli anarchici del Perlanera hanno distribuito un
volantino dal titolo "Facciamo la festa alle forze armate", nel quale
ribadita l'opposizione a tutte le guerre, riportavano il testo della
celebre canzone di Boris Vian "Il disertore".
Ma. Ma.
Torino e Rivoli: nuova toponomastica
Nella notte del 4 novembre la toponomastica di Rivoli è
cambiata: tutte le targhe stradali di corso "IV novembre" e di via
della "Vittoria" sono diventate "Via Disertori di tutte le guerre". Il
ricordo del massacro della prima guerra mondiale è stato
sostituito con quello delle migliaia di uomini che hanno detto no, che
si sono tolti la divisa, che hanno rifiutato di prendere parte alla
carneficina. Molti di loro hanno pagato con la vita, falcidiati dal
fuoco dei plotoni d'esecuzione. Per una notte sono stati sottratti
all'oblio: la mattina successiva i lavoratori che affollano le
fabbriche della zona hanno potuto disintossicarsi dall'orgia di
retorica militarista con cui il governo e l'esercito hanno
"festeggiato" i massacri della prima guerra mondiale. Mostre
militariste, esibizione di muscoli e carri armati, uniformi lustre nel
centro di Torino per celebrare la "vittoria" in una guerra nella quale
milioni di proletari affogarono nel fango e nel sangue delle trincee.
La sera successiva, nei locali della FAI torinese, Stefano Capello e
Stefano Raspa hanno introdotto con le loro relazioni un dibattito lungo
ed interessante. Capello ha dipanato il proprio intervento sul tema
della crisi dell'Alleanza atlantica dopo la fine della guerra fredda e
sul latente conflitto tra USA ed UE. Raspa si è invece
soffermato sulle profonde modificazioni in corso all'interno
dell'apparato militare italiano dopo il passaggio dalla leva
obbligatoria all'esercito professionale, rimarcando in modo particolare
l'intensificarsi della propaganda militarista nelle scuole, e mettendo
in evidenza i privilegi concessi a militari ed ex militari quale
incentivo all'arruolamento.
Mortisia
Bellinzago: contro la NATO, ovunque
A Solbiate Olona hanno impiantato la sede di una truppa di pronto
intervento NATO: circa 4.500 uomini di undici nazioni, superaddestrati,
punta di diamante della ristrutturazione dell'Alleanza in chiave
decisamente più aggressiva (ammesso che sia stata mai difensiva).
Ci sono in Europa altre cinque "postazioni" delle truppe di pronto intervento NATO: si attivano a turno per sei mesi.
A fine dicembre scadono i primi sei mesi di Solbiate Olona.
Bellinzago Novarese è una ridente cittadina sita dieci
chilometri a nord di Novara. Qui c'è una grande caserma. Qui
c'è la seconda area di addestramento terrestre d'Italia (la
graduatoria si riferisce all'ampiezza della superficie sulla quale
giocano i soldatini coi carri armati).
Bellinzago fa la logistica di Solbiate Olona: mille fanti operosi
preparano munizioni, carburanti e mezzi di trasporto per le truppe di
pronto intervento NATO.
Il Circolo Zabriskie Point di Novara ha ritenuto opportuno e doveroso
rendere nota tutta la situazione alla popolazione che vive nei dintorni
della base logistica.
Per questo ha organizzato una manifestazione pubblica, che prevedeva
pure un corteo che doveva arrivare proprio di fronte alla caserma
Babini di Bellinzago, sede, appunto, della logistica per le truppe NATO
di Solbiate Olona.
Ci si è trovati nel parcheggione del centro commerciale Bennet,
parcheggio usato pure dagli spettatori di una megamultisala
cinematografica. Ci si è trovati il pomeriggio del primo di
novembre, data strategica per ricordare la festa criminale del quattro
novembre e per lanciare la grande manifestazione di Mestre.
C'eravamo noi di Zabriskie, ma anche alcuni ragazzi di alcuni centri
sociali del nord ovest. Non avevano fatto mancare la loro adesione,
seppure in extremis, i fori sociali locali e la CUB di Novara.
Si sono dati volantini agli avventori della multisala. Si è
esposto uno striscione che recava scritta la seguente frase "No USA no
war no NATO". Si sono fatte sventolare una bandiera rossonera, due
bandiere nere con A cerchiata rossa, alcune bandiere dei sindacati di
base, alcune bandiere della pace.
A causa della pioggia fitta ed incessante si è rinunciato al
corteo fino alla Babini. Tuttavia, tanto per far bagnare un po' gli
sbirri intervenuti numerosi ad assisterci amorevolmente e a filmarci
per il prossimo capolavoro del cinema d'autore, abbiamo percorso un po'
di strada in direzione del centro del paese.
In definitiva: una buona giornata antimilitarista nella palude della brughiera a nord di Novara.
Mick.