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Umanità Nova, numero 36 del 14 novembre 2004, Anno 84

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Gradisca: presidio contro il C.P.T.
Sabato 6 novembre si è svolto a Gradisca (vicino a Gorizia) un presidio organizzato dal Coordinamento Libertario contro i CPT per ribadire la propria radicale contrarietà alla costruzione (ormai quasi ultimata) di un Centro di Permanenza Temporanea nella regione Friuli-Venezia Giulia.
Il Coordinamento  è formato da diversi gruppi ed individualità anarchiche della regione e della vicina Slovenia ed è stato costituito per contrastare la realizzazione del CPT a Gradisca, portando avanti allo stesso tempo una critica radicale a tutte le politiche razziste e totalitarie messe in pratica da questo governo (e non solo da questo).
Il presidio, a cui hanno partecipato diverse decine di compagni, ha visto un massiccio volantinaggio alle persone che si recavano all'attiguo mercato e agli stessi lavoratori, molti dei quali immigrati. Diversi cartelloni spiegavano la realtà di un CPT e un appassionato intervento al microfono di un compagno presente è stato seguito, in maniera interessata, da molti dei frequentatori del mercato. Il comizio è servito soprattutto per denunciare il silenzio ed il doppiogiochismo degli amministratori locali sulla questione (a parole nessun politico locale è favorevole all'apertura del CPT, ma i fatti si rivelano ben diversi) e far rilevare la totale mancanza di verifiche sanitarie nell'area interessata dai lavori. Infatti lo stesso compagno aveva presentato un esposto alla Procura per denunciare l'inosservanza, da parte del ministero dell'interno nella persona di Pisanu, di alcune norme fondamentali ed il mancato avvio di controlli per verificare la presenza o meno di sostanze inquinanti (legge 471) o di amianto; questo potrebbe portare ad un effettivo sequestro dei cantieri e quindi ad un notevole ritardo nell'apertura del CPT.
In ogni caso per noi è chiaro che questo esposto è solo uno strumento per bloccare la costruzione dell'ennesimo lager, ma il sequestro del cantiere sarebbe comunque una vittoria politica, seppur parziale e temporanea.
In ogni caso le iniziative contro i CPT non si fermano certo a questo (riuscito) presidio e continueranno nei prossimi mesi.
Raffaele Viezzi

Massenzatico (RE): giornata per la cucina sociale
Divin porcello per incominciare, grana di vacca rossa, lambrusco e aceto balsamico, gnocco fritto, erbe estinte ed erbazzone, liquori proletari in attesa del Sol dell'Avvenir... È piaciuto il logo per il convegno, ideato e disegnato da Pablo Echaurren, riprodotto in un manifesto che ormai tutti stanno cercando per farne l'icona nuova di un socialismo antico. Già il programma intenso e coinvolgente della giornata, dedicata a "Le cucine del popolo / La rivoluzione a tavola", aveva creato grandi aspettative che certo non sono andate deluse. Le idee di base per la discussione - fra convivio popolare, gastronomia storica, assaggi naturali, relazioni scientifiche e performance artistiche dove le parti "teorica" e "pratica" si sono dimostrate inscindibili - sono state quelle della Cuoca rosso-nera, fautrice del ritorno alla tavola proletaria ingiustamente sacrificata "sull'altare del perbenismo e della concertazione alimentare", e la proposta De. Co. (le Denominazioni Comunali) di Luigi Veronelli, sostenitore entusiasta dell'iniziativa ma assente per motivi di salute (auguri Maestro!). E si è parlato della "locanda itinerante" di Aurelio Chessa, mitico custode delle preziose carte dell'Archivio Berneri che ora ha sede a Reggio, delle osterie senza oste, dei minatori del Valdarno in sciopero per la mortadella e della cucina sociale della Via Emilia, della cucina delle avanguardie artistiche, dei cibi resistenti dei partigiani, di lambrusco e delle origini della vecchia Casa del popolo di Massenzatico. La prima conclusione è… che intanto la storia non finisce qui. In effetti l'argomento della socialità operaia otto/novecentesca, e gli insegnamenti che se ne possono trarre oggi, nonché il rapporto fra cibo e movimenti di auto-emancipazione, rappresentano formidabili strumenti di comprensione e interpretazione dell'attuale contesto politico mondiale. Si parla così di un futuro convegno internazionale, della creazione di uno specifico centro studi, della valorizzazione degli interventi al convegno con la pubblicazione degli atti. Gian Andrea Ferrari ci ha intanto fornito i numeri della giornata. Cinquanta compagne/i della FAI reggiana e dell'Area Libertaria sono stati attivamente coinvolti nel grande lavoro dei preparativi, durato ben 15 giorni. Dodici le cuoche che, dimostrando un alto livello professionale, si sono impegnate nella preparazione del Veglionissimo Rosso con un menu ripreso da un'omologa festa socialista del 1903. Alla fine, commosse, hanno incassato il "premio": un'autentica ovazione dei 350 commensali presenti. L'evento ha avuto una copertura mediatica eccezionale ed un successo di partecipazione oltre le previsioni. Nel corso della giornata circa un migliaio di persone hanno visitato l'esposizione di produzioni eno-gastronomiche, oppure hanno seguito il convegno. Purtroppo ben 500 richieste di partecipazione non sono state esaudite a causa del veloce esaurimento dei posti in prenotazione. Sono state bevute 600 bottiglie di lambrusco, consumati 40 chili di cappelletti, un quintale di torte, un quintale fra gallina e manzo per i bolliti, si sono vendute 150 punte di grana fra vacca rossa e normale, ecc… Come promesso alla fine tutti a casa, al canto dell'Internazionale "futura umanità", e di "Figli dell'officina".
Giorgio Sacchetti

Firenze: anarchici contro il muro
Il 27 ottobre si è tenuto presso la sala "C. Giuliani" della Casa del Popolo di Settignano (FI) il programmato incontro con il compagno Yossi, militante dell'ormai noto gruppo Anarchici contro il muro.
Senza dilungarmi sui temi noti a tutti del dibattito vorrei solo sottolineare il successo riscosso dall'iniziativa sia da un punto di vista meramente quantitativo, ma soprattutto da quello qualitativo.
La sala, attrezzata per ospitare ottantacinque persone sedute, era piena ed un'altra ventina di compagni stavano in piedi lungo le pareti, mentre capannelli di persone si alternavano al bar o a discutere lungo le scale.
Dopo che il compagno ha fatto un escursus storico sul sionismo e la costituzione dello Stato di Israele, dopo aver illustrato le caratteristiche peculiari, le metodiche di intervento e le finalità del gruppo "Anarchists against the wall", e dopo la proiezione del filmato "All Lies", è iniziato il dibattito.
Numerosi gli interventi e quasi tutti abbastanza qualificati (di particolare interesse quello del rappresentante dei palestinesi a Firenze).
L'interessante discussione, giustamente polemica, sul come opporsi alla occupazione dei territori si è protratta molto a lungo e più volte è stato rimarcato, laddove le posizioni filo palestinesi rasentavano l'acriticità, che non esistono poteri buoni e che allo slogan "due popoli due stati" noi preferiamo "due culture nessuno stato".
Tanto appassionata è stata la partecipazione al dibattito che quando, dopo ripetute richieste da parte dei gestori data l'ora ormai tarda, abbiamo dichiarato conclusa la serata eravamo ancora una sessantina di presenti.
Per il Collettivo Libertario Fiorentino, G.Paolo

Parma: nona occupazione
Nella mattinata di sabato 6 novembre tre immigrati, muratori e operai che lavorano da anni a Parma, hanno ridato vita all'ex-casello ferroviario di via Scarzara 31, da tempo disabitato ed esposto all'inevitabile degrado. Il casello è stato pulito e reso abitabile ed è divenuto una vera casa per chi, sebbene viva e lavori a Parma, in città non ha trovato nessuno disposto ad affittare una casa, se non a condizioni di ignobile strozzinaggio.
Il comitato antirazzista ha diffuso un comunicato in cui si ricorda che sino al giorno prima i tre migranti dormivano in macchina. Loro, "come la maggior parte dei lavoratori immigrati di Parma, hanno alle spalle anni di umiliazioni e mancate promesse da parte delle Amministrazioni pubbliche. E sottolineano come coloro "che hanno occupato e ristrutturato le case abbandonate, gli ex-caselli ferroviari, le case cantoniere, non cercano solamente una risposta al loro bisogno, ma affermano il diritto alla casa per tutti, indipendentemente dalla provenienza, dalla nazionalità o dalla religione."
A Parma il problema casa investe ampi strati di popolazione e non riguarda certo solo gli immigrati.
Spesso il prezzo pagato per avere un tetto sopra la testa assorbe anche il 60-70% dello stipendio.
In questo contesto solo l'azione diretta e l'autogestione delle lotte e della vita quotidiana rappresentano una risposta efficace alla logica del profitto e della sopraffazione che dominano l'ambiente sociale.
Ma. Ma. (fonte: comunicato emesso il 6 novembre dal Comitato Cittadino Antirazzista)


























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